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Il protagonista dell’ultimo test della trasmissione ticinese Patti Chiari è il panettone. L’inviato del programma svizzero ha girato in lungo e in largo il Canton Ticino per acquistare otto panettoni artigianali prodotti da pasticcerie locali, da affiancare a quattro panettoni industriali. I dodici dolci sono stati sottoposti a una giuria di esperti composta da due pasticcieri, la presidentessa dell’associazione Les Gourmettes e dal delegato per il ticinese dell’Accademia italiana di cucina, che hanno valutato i panettoni prendendo in esame: l’aspetto, la lievitazione, l’uvetta, i canditi, il profumo e il gusto.
In testa alla classifica di Patti Chiari si piazzano, abbastanza prevedibilmente, tre panettoni artigianali prodotti dalle pasticcerie Marnin (vincitore anche del test 2015), Münger e Poncini. La vera sorpresa è il quarto classificato: si tratta del panettone italiano Maina. Visto l’ottimo piazzamento di un prodotto industriale, il panettone Maina e il primo classificato sono stati fatti assaggiare in modo anonimo ad un gruppo di consumatori scelti in modo casuale. Anche in questo caso il risultato è spiazzante, con Maina che batte Marnin quattordici a dieci.
All’estremità opposta della classifica, si piazzano quattro panettoni che non hanno raggiunto la sufficienza (almeno tre punti su cinque). Ma se due dei panettoni insufficienti sono di fattura industriale, stupiscono i due dolci artigianali che si classificano in decima e undicesima posizione. Altra nota negativa, la presenza di panettoni, sia di fattura industriale che artigianale, con grassi vegetali come l’olio di palma, oltre al burro. Questo accade perché in Svizzera, non esiste un disciplinare come quello italiano che impedisce ai produttori di usare grassi diversi dal burro. Purtroppo questa scappatoia viene sfruttata anche da alcune marche nazionali che per i dolci italiani usano il burro mentre per quelli da esportare preferiscono oli vegetali come l’olio di palma.
Insomma, il risultato del test parla chiaro: anche un panettone industriale, se prodotto con ingredienti di qualità può reggere il confronto con i dolci di pasticceria e costare da due a tre volte di meno.
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Sono molto felice che il panettone italiano Maina abbia fatto una così bella figura nel test svizzero, e che sia stato apprezzato dai consumatori al pari e anche più di certi prodotti di pasticceria. Sono contento perché questo dimostra che anche nell’industria, se si vuole, si possono produrre prodotti buoni e con ingredienti di qualità a un costo contenuto per il cliente finale. Brava Maina! Ferrero dovrebbe prendere esempio (tra l’altro sono tutte e due aziende piemontesi).
Confermo eccellente il panettone Maina, quest’anno nettamente il migliore.
Ferrero, secondo me, deve riconsiderare gli ingredienti che impiega nei suoi prodotti. Troppi grassi saturi!
Fare assaggiare e valutare a dei consumatori a caso non ha senso, alla luce del fatto che la maggior parte delle persone ha ormai gusti standardizzati verso sapori industriali, e molti sono capaci di dire che un prodotto di qualità sia “carente” di sapore o cose simili.
Sono sempre un po’ infastidito quando qualcuno critica il giudizio della gente comune, perché spesso si cerca di far passare le persone normali per dei cretini incapaci di valutare le cose, e si sostiene che sarebbe meglio che certe valutazioni spettassero solo agli esperti del settore, gli unici con la cultura e la preparazione adeguata.
Ad esempio, quando in Inghilterra si è votato a favore della brexit, qualcuno anche in Italia si è affrettato a dire che su certi temi il popolino non dovrebbe votare, perché solo le “elite” acculturate sanno distinguere ciò che è veramente giusto da ciò che invece è sbagliato…
Ma le persone comuni potranno dire la loro su un panettone, o solo i maestri pasticceri si possono esprimere al riguardo? Dopo tutto le grandi industrie e le pasticcerie a chi vendono la maggior parte dei loro prodotti? Da chi ricevono i soldi? Direi soprattutto dalla gente comune! E allora che le persone normali abbiano il diritto di esprimersi!
Inoltre, rapportati ai veri panettoni di eccellenza, quelli che usano tutti gli ingredienti di alta qualità e che costano 30/35 euro al chilo, la differenza non e 2/3 volte di meno, ma 6/10 volte meno.
Poi è indubbio che molti prodotti “artigianali” sono in realtà fatti con gli stessi ingredienti di quelli industriali.
Se in alcune città come Milano i prezzi dei panettoni e pandori sono stracciati anche perché esistono le private label che fanno concorrenza, in molte località Italiane il prezzo del panettone arriva a 7-8 euro.
Anche quest’anno ho voluto farmi ammaliare dalle sirene delle rubriche gourmet che sfornano classifiche dei migliori panettoni, test e analisi organolettiche, odi e lodi al ritmo della catena di produzione Nestlè. Ho acquistato un panettone Sal de Riso ai frutti di bosco, uno Alfonso Pepe al limoncello, un Tiri alla mela calvados e cannella, un Flamigni glassato,un Bonifanti al Gran Moscato, un Albertengo al moscato, un Loison al mandarino tardivo. Si passa dai 35 euro dei primi 3 ai 18-22 degli altri. La soddisfazione di tirare fuori un “panettone” di livello durante le feste con parenti e amici e “assaporare” un prodotto d’eccellenza però anche quest’anno è andata abbastanza delusa. Il Sal de Riso e il Pepe soffrivano ambedue degli stessi difetti: brutti, schiacciati e dalla forma asimmetrica sembravano due minipanettoni una volta tolti dalle maestose scatole. La pasta era buona e non secca in particolare sul Pepe meno su De Riso, discreta la farcia ma nel complesso nulla di eccezionale, anzi a me e altri è piaciuto più il Loison che costa 15 duri di meno. Insomma si paga il packaging stellare e il “nome” costruito dalle partecipazioni ai raduni e dalle relazioni con i blogger della gastronomia o la qualità? per me non valgono assolutamente i 35 ieri richiesti ma rientrano perfettamente nella categoria dei panettoni semi-artigianali dei 18-22. Il Tiri ben lievitato e alto aveva una pasta molto gialla ma assoporarlo non mi ha dato nessuna soddisfazione, abbastanza banale nel sapore. Il Loison per il rapporto costo/sapore, secondo il mio gusto, era il più equilibrato. Gli altri due hanno una pasta più secca, discreti ma niente di trascendentale, magari un assaggiatore li collocherebbe a livello di un buon industriale tipo Maina..
CELEBRATI E STRAPAGATI MA MI HANNO DELUSO
concordo completamente con Orval
spesso “la gente comune” è abituata a certi sapori …e non riesce ad apprezzare “differenze eccezionali”
bisognerebbe ribadire anche come funziona il cervello umano in risposta alle “abitudini”
solo quando ho iniziato a “parlare il linguaggio del vino” ho iniziato ad apprezzarlo “seriamente”
e sono d’accordo anche con Massimiliano in merito a certi “prodotti Vip” che quest’anno ho notato con piacere essere rimasti quasi in toto sugli scaffali …dopo il 25 dicembre….in un noto “centro commerciale”
dovrebbero imparare ad essere più umili ..anche nei prezzi e nel packaging …. 37 euro ..per 1 panettone ultrafarcito che tutto è tranne che un “panettone” ?
non ho provato tutti quelli elencati da Massimiliano.. posso solo dire che da qualche anno ho conosciuto il Moscato e ne sono rimasto piacevolmente colpito … non è “artigianale” come gli altri …ma non costa nemmeno 37 euro … speriamo che non aumentino il prezzo altrimenti mi rivolgerò altrove
ahh si … per caso infine ho assaggiato un BAULI ….. era buonissimo,
Caspita! Non avrei mai immaginato che per degustare davvero un panettone, fosse necessario intraprendere un percorso iniziatico. Io credevo, da povero ignorante, che per apprezzarlo appieno fosse sufficiente assaggiarlo. Invece è proprio come nel mito della caverna di Platone: abituati al buio del sapore industriale non siamo in grado di comprendere il vero linguaggio del candito e dell’uva sultanina. A questo punto concordo anch’io che certi giudizi possano essere espressi solo da coloro che hanno raggiunto la vera conoscenza.
Non c’è bisogno di iniziarsi alla conoscenza per testimoniare delle semplici conoscenze scientifiche…se posso permettermi di fare qualche commento serio……..
Ma poi lo spazio per l’ironia c’è sempre per carità.
Sarà che la mia memoria forse si è “abituata ciecamente al buio del candito lavorato artigianalmente uno per uno” e mi sto perdendo le gioie date dalla prelibatezza del candito industriale.
Se ci si “abitua” a certi colori …..certi sapori…. certi profumi………… “la memoria” fa il resto….
dovrei portare qualche link che testimonia scientificamente questa affermazione forse…..
Se vogliamo parlare di miti o leggende……potrebbe venirmi in mente una storiella di una rana che giaceva in un’acqua ….che man mano veniva lentamente riscaldata…….. fino a portare la temperatura a…….. far morire la rana………. eppure…. era una rana comune …che viveva di abitudini (la temperatura)……. ma è rimasta nell’acqua …..ed è morta.
Buongiorno Sig. Marco.
La prego di scusarmi se mi sono permesso di fare dell’ironia. Ho ben capito il suo punto di vista, più che condivisibile. Era solo per ridere un po’… Cordiali saluti, Alberto.
quando compro un panettone, mi leggo gli ingredienti. se questi mi convincono, lo provo, altrimenti no.
De gustibus non disputandum est.
Dove ritengo contestare è il prezzo squalificante e dubitativo della qualità dell’acquisto e che getta ombre di squalifica o speculazione su tutti i produttori.
Da meno di 4 a 35 Euro, è veramente troppa la differenza per “digerire” il confronto organolettico, c’è sicuramente dell’altro da considerare e non solo dai consumatori.
E’ la stessa differenza che c’è tra una bottiglia di gassosa ed una di champagne!
Quando è troppo è troppo.