Latte in polvere per neonati: troppi contaminanti cancerogeni. La denuncia della trasmissione svizzera À Bon Entendeur. Firma la petizione
Latte in polvere per neonati: troppi contaminanti cancerogeni. La denuncia della trasmissione svizzera À Bon Entendeur. Firma la petizione
Giulia Crepaldi 19 Ottobre 2016La trasmissione televisiva svizzera À Bon Entendeur ha fatto analizzare alcuni prodotti, alla ricerca dei contaminati cancerogeni 3-MCPD ed esteri di glicidolo (GE), che si formano durante la raffinazione di tutti gli oli vegetali, ma in quantità maggiori nell’olio di palma. In assenza i disposizioni legislative ad hoc, l’Autorità per la sicurezza alimentare europea (Efsa) ha proposto per il 3-MCPD un livello tollerabile di 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo, mentre i GE non devono essere presenti perché potenzialmente cancerogeni e genotossici.
I 12 prodotti analizzati dal programma À Bon Entendeur sono quelli più consumati da bambini e ragazzi come spuntini e merende e comprendono: biscotti, chips, creme spalmabili, torte e cracker. Di questi 12 prodotti, soltanto uno non contiene traccia di contaminanti. Tutti gli altri presentano quantità variabili (da 0,58 fino a 5,4 mg/kg di materia grassa) del cancerogeno GE. Tra questi prodotti troviamo anche Nutella Ferrero e i Tuc della Lu. La maglia nera va però ai biscotti Oreo della Mondelez, che oltre ai GE contiene anche quantità misurabili di 3-MCPD.
In laboratorio sono finite anche quattro marche di latte in polvere (non tutte vendute in Italia): Nestlé BEBA, Aptamil Pronutra Pre, Bimbosan Super Premium 2 e Hipp Bio Combiotik. Le analisi hanno rilevato che tutti i latti artificiali selezionati dalla trasmissione contengono i pericolosi contaminanti. Tre prodotti su quattro contengono GE, che secondo le indicazioni dell’Efsa dovrebbero essere assenti, e in due casi anche 3-MCPD. La quarta formula analizzata, il latte in polvere biologico Hipp Bio Combiotik, pur non contenendo GE, presenta comunque livelli misurabili di 3-MCPD. Secondo l’Efsa, un bambino che beve 5 o 6 biberon di latte artificiale al giorno arriva ad assumere livelli fino a tre volte superiori alla media per il 3-MCPD e quantità 10 volte più alte di quanto si ritiene preoccupante per i GE.
Anche la rivista Altroconsumo pochi mesi fa aveva fatto analizzare alcune confezioni di il latte in polvere, Nestlé Nidina Optipro, Humana 1 e Mellin 1, riscontrando in tutti i prodotti quantità di 3-MCPD tali da superare facilmente il limite di sicurezza stabilita dall’Efsa. In questo caso però i GE erano assenti. La conclusione di Altroconsumo è stata categorica: non date prodotti con olio di palma ai bambini. Alcune aziende, sia in Italia che in Svizzera, hanno contestato i risultati di Altroconsumo e della trasmissione À Bon Entendeur, ritenendo le analisi condotte non adeguate da un punto di vista metodologico. Eppure il problema della contaminazione del latte in polvere per neonati esiste e le aziende lo conoscono bene, come ci hanno scritto un mese fa quando Il Fatto Alimentare ha lanciato una petizione per chiedere di eliminare l’olio di palma dal latte per neonati. In quel contesto abbiamo anche pubblicato una lista di prodotti per lattanti che non contengono l’olio tropicale. Il test svizzero evidenzia un altro elemento da prendere in considerazione, ovvero la presenza del contaminante 3 MCPD anche in latte che non usa olio di palma e questo apre un nuovo capitolo.
Se i contaminanti potenzialmente pericolosi sono presenti in tutte le formule, non solo quelle con olio di palma, come si devono comportare i genitori? À Bon Entendeur ha rivolto questa domanda alla nutrizionista del Centro ospedaliero universitario della regione di Vaud, in Svizzera (CHUV). Secondo l’esperta, al di sotto degli otto o dieci mesi non c’è alternativa al latte in polvere, salvo l’allattamento al seno. Prima dei sei mesi non vanno bene il latte di soia o quello d’asina, spesso spacciato per sostitutivo, e dopo solo se riformulati appositamente. Non va bene il latte vaccino, che contiene troppo proteine e sodio e poco ferro. Insomma l’unica alternativa è incoraggiare le madri che possono ad allattare e spingere le aziende a eliminare i contaminanti degli oli vegetali dal latte in polvere e tutti gli altri alimenti.
Aggiornamento del 21 ottobre 2016:
Abbiamo ricevuto una lettera da Hanen Barhoumi, rappresentante di Bimbosan, in risposta alla nostra richiesta di chiarimenti sulla presenza di contaminanti nel latte in polvere causati dalla raffinazione degli oli vegetali utilizzati nella formulazione.
“La raffinazione di tutti gli oli produce contaminanti come gli esteri del glicidolo e 3-MCPD. Il nostro obiettivo è minimizzarli e lo facciamo continuamente. – precisa Barhoumi, che continua – Conduciamo analisi e verifiche con laboratori esterni e abbiamo sempre rispettato i valori raccomandati dall’Efsa nel mese di aprile 2016. Dopo queste raccomandazioni, tutti i nostri prodotti della linea Bio sono senza olio di palma e sono praticamente esenti dai contaminanti. Al momento stiamo conducendo un lavoro analogo sulla nostra gamma SuperPremium.”
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Si parla solo di olio di palma! E che ne dite di quello di COLZA????
Abbiamo pubblicato un lungo articolo sull’olio di colza