L’epidemia di obesità coinvolge il 13% della popolazione mondiale adulta: se non si interviene rapidamente, nel 2025 questo valore salirà al 18% tra gli uomini e al 21% tra le donne, con valori di obesità grave del 6% per gli uomini e del 9% per le donne. Sono i risultati di uno studio condotto da ricercatori dell’Imperial College di Londra, che ha coinvolto l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e oltre 700 ricercatori nel mondo. Con gli attuali trend, le possibilità di raggiungere l’obiettivo dall’Oms (mantenere nel 2025 i tassi di obesità registrati nel 2010) sono praticamente nulle.
Lo studio, pubblicato dalla rivista The Lancet, ha preso in considerazione 1.698 ricerche che hanno coinvolto oltre 19 milioni di persone maggiorenni di 186 Paesi. Secondo i ricercatori nel 1975 le persone obese nel mondo erano 105 milioni (34 uomini e 71 donne), mentre nel 2014 la cifra è arrivata a 641 milioni (375 donne e 266 uomini). Secondo la ricerca 40 anni fa le persone sottopeso erano due volte superiori rispetto alle obese, adesso le persone obese sono più numerose di quelle sottopeso.
Majid Ezzati, docenta alla School of Public Health dell’Imperial College London e leader dello studio, commenta: «nel mondo il numero di persone il cui peso rappresenta una grave minaccia per la salute, non è mai stato così grande. Questa epidemia grave è troppo estesa per essere affrontata solo con i farmaci per la pressione arteriosa o per il diabete, o con un po’ di piste ciclabili. Per affrontare la crisi, abbiamo bisogno di iniziative globali coordinate, come quelle che confrontino il prezzo del cibo sano rispetto a quello malsano, o la tassazione degli alimenti con elevato contenuto di zuccheri e di quelli altamente trasformati».
secondo il mio modestissimo parere, per affrontare seriamente il problema della diffusione dell’obesità nel mondo, sarebbe opportuno raggiungere quanto meno tutti gli studenti, sin dalla tenera età, con informazioni adeguate a motivare le potenziali vittime di una cattiva alimentazione, affinché evitino i gravi rischi che potrebbero derivarne. un impegno serio da profondere magari col patrocinio della WHO e di tutti i governi interessati dal pericoloso fenomeno.