“Il consumo dell’olio di palma va ridotto soprattutto nei bambini (3 – 10 anni) e negli adulti con fattori di rischio cardiovascolare” lo scrive l’ISS. Basta con le irresponsabili interpretazioni
“Il consumo dell’olio di palma va ridotto soprattutto nei bambini (3 – 10 anni) e negli adulti con fattori di rischio cardiovascolare” lo scrive l’ISS. Basta con le irresponsabili interpretazioni
Redazione 16 Marzo 2016 Riprendiamo la nota di Marco Silano dell’Istituto Superiore di Sanità sull’olio di palma pubblicata sulla newsletter dell’Istituto. Si tratta di un articolo che non lascia spazio alle posizione irresponsabile delle aziende alimentari che nel sito (Unione italiana per l’olio di palma sostenibile finanaziato da multinazionali come Ferrero, Nestlè e Unilever) ribaltano il documento dell’Istituto Superiore di Sanità dichiarando che sono stati “sfatati finalmente gli inutili allarmismi nutrizionali”.
Il consumo dell’olio di palma va ridotto soprattutto nei bambini tra i tre e i 10 anni e negli adulti con fattori di rischio cardiovascolare. Questa è, in sintesi, la conclusione del parere pubblicato recentemente sul sito del Ministero della salute in merito alla tossicità dell’olio di palma, e che si basa sulle raccomandazioni di una sana e corretta alimentazione delle principali organizzazioni e agenzie internazionali.
Il quesito nasceva poiché la composizione dell’olio di palma, tra tutti i grassi vegetali presenti sul mercato, si caratterizza per una percentuale elevata di acidi grassi saturi, il cui consumo è stato correlato a un maggior rischio cardiovascolare. In base alle raccomandazioni dell’Oms e delle maggiori agenzie internazionali, il consumo di acidi grassi saturi compatibile con una sana alimentazione non deve superare il 10% del fabbisogno calorico quotidiano e pertanto, poiché la presenza dell’olio di palma è largamente diffusa, soprattutto nei prodotti industriali, molto utilizzati, l’invito a un contenimento dei consumi di questa tipologia di prodotti è parsa un’indicazione adeguata per riequilibrare l’assunzione giornaliera di acidi grassi nella nostra dieta e in particolar modo nei bambini che sono, in base ai dati di consumo, i maggiori fruitori di questi alimenti.
La raccomandazione vale anche per gli obesi, gli ipertesi, i dislipidemici che mostrano, in base alle indicazioni della letteratura scientifica, il maggior rischio di eventi cardiovascolari a fronte di un maggior consumo di grassi saturi.
I dati di consumo italiani, aggiornati al 2006, su cui si è basata la valutazione dell’Iss e dai quali è scaturito l’invito alla moderazione, sono gli unici scientificamente validati e attribuiscono un consumo di grassi saturi alla popolazione adulta pari a 27,2 grammi contro i 22 raccomandati e un consumo di saturi di 27,8 grammi per la fascia di età tra i tre e i 10 anni.
Tuttavia è allo studio l’aggiornamento dei dati di consumo nazionale, in collaborazione con il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) e il Ministero della salute. Esistono anche dati che vengono riferiti indirettamente al consumo, ma che tengono conto di altri parametri come l’import-export o le vendite dei prodotti. Non sono, perciò, scientificamente validati e tutt’al più esprimono una stima, su cui non è possibile dare indicazioni circa la relazione tra formulazione dei prodotti e gli effetti sulla salute.
Oltre a moderare il consumo di grassi saturi, nel parere è contenuto l’invito ad aumentare contemporaneamente l’assunzione di acidi grassi monopolinsaturi contenuti in oli come quello di semi di girasole, di mais, di arachidi, e a fare una dieta il più possibile varia ed equilibrata a base di nutrienti come gli omega 3 o acido linoleico od oleico, contenuti in alimenti come l’olio d’oliva, il pesce e altri oli vegetali.
Marco Silano (Istituto Superiore di Sanità)
*Il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) ha inviato alcune precisazioni in merito all’articolo.
In merito alla frase “tuttavia è allo studio l’aggiornamento dei dati di consumo nazionale, in collaborazione con il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) e il Ministero della salute” precisiamo che:
- L’aggiornamento dei dati di consumo nazionale è attività di ricerca del Centro di ricerca CREA Alimenti e Nutrizione, e allo stato attuale tale ricerca rientra nel progetto: “Support to national dietary surveys in compliance with the Eu menu methodology (4th support), in parte finanziato da EFSA, nell’ambito della Call del programma EU-Menu 2014, al Centro. (Contract Number OC/EFSA/DATA/2014/02-Lot1-CT03 The children’s survey e Contract Number OC/EFSA/DATA/2014/02-Lot2-CT05 The adult’s survey);
- Il Ministero della salute, che viene menzionato, ha accolto la richiesta di questo Centro – a firma della sottoscritta Elisabetta Lupotto (nostro protocollo 4547 del 3 febbraio 2016) – per effettuare un corso ECM di formazione dal titolo “Rilevamento dei consumi alimentari nazionali con metodiche armonizzate secondo le linee guida della European Food Safety Authority”. Questa è l’interazione che esiste in tale ambito tra il CREA e detto Ministero.
Elisabetta Lupotto
Dirigente di ricerca – Direttore inc.
Cenro CREA – Alimenti e Nutrizione, Roma
Una volta per tutte: le considerazioni nutrizionistiche sull’olio di palma valgono si o no tali e quali per il burro?
Da un punto di vista strettamente nutrizionale sono simili, da un punto di vista qualitativo il burro ha caratteritiche di aroma e un approto di vitamine e micronutrienti superiore.
Chiedo se nelle statistiche d’uso dell’olio di palma si è considerato tutta la categoria dei piccoli produttori locali e non solo i grandi produttori industriali.
Questo perché i fornai ed i pasticceri locali sono tanto numerosi e producono tanti alimenti forse quanto i marchi industriali.
Il pane, le focacce, le pizze e salatini vari, le friggitorie, ecc.. oggi cosa usano al posto di burro, strutto e margarina, forse olio di palma più tecnologico ed economico?
E le basi industriali per i gelatieri artigianali, cosa contengono come parte grassa?
Proprio perché è la somma che fa il totale, dobbiamo considerare tutte le possibili fonti diffuse e non solo i prodotti confezionati a scaffale.