Sedotti dall’etichetta. Le informazioni nutrizionali sulla singola porzione possono indurre a mangiare di più e ad assumere più calorie
Sedotti dall’etichetta. Le informazioni nutrizionali sulla singola porzione possono indurre a mangiare di più e ad assumere più calorie
Beniamino Bonardi 25 Febbraio 2016Uno studio condotto da ricercatori dell’Università tedesca di Goetingen, pubblicato alla rivista Journal of the Association for Consumer Research, ha analizzato come le informazioni nutrizionali volontarie sulle confezioni alimentari possono influenzare la quantità degli acquisti. Una tattica diffusa tra i produttori è quella di indicare i valori dei vari ingredienti con riferimento a porzioni consigliate piccole, in modo che i numeri colpiscano favorevolmente i consumatori. Più la porzione di riferimento è piccola, ad esempio 50 grammi anziché 100, minori risulteranno le percentuali di: calorie, sale, grassi e zuccheri indicati in etichetta rispetto alla dose quotidiana consigliata dalle linee guida. Una recente ricerca ha rilevato che i consumatori sono più attenti a questo dato, rispetto alla porzione di alimento considerata.
L’università tedesca ha analizzato l’andamento di 61 prodotti (24 yogurt e 37 biscotti) con il marchio di una grande catena di supermercati inglese, in oltre 1.500 punti vendita. Il confronto è stato fatto esaminando i dati riferiti all’anno precedente e a quello successivo l’aggiunta di queste indicazioni nutrizionali volontarie sulle etichette. In totale sono state analizzate circa venti milioni di operazioni di acquisto, attraverso i dati degli scanner delle casse. I risultati indicano che il sistema favorisce l’incremento delle vendite di alimenti “sani”(yogurt) ma non dei biscotti. Nella categoria degli yogurt, la riduzione del 50% della dose consigliata, ad esempio 100 grammi anziché 200, corrisponde ad un aumento medio del 4% delle vendite. Nella categoria dei biscotti, invece, un’analoga riduzione della dose consigliata ha effetti insignificanti sulle vendite, probabilmente perché li si acquista ricercando il piacere del gusto più che la salubrità. Anzi, tra i biscotti, quelli preferiti sono quelli con una composizione nutritiva più ricca di grassi e calorie.
La conclusione dello studio è che se le etichette nutrizionali sono state introdotte per orientare i consumatori verso scelte più sane, il modo in cui le informazioni nutrizionali volontarie sono presentate può indurre, paradossalmente, a un maggior consumo di alimenti, oltre che a spendere di più.
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