La maggior parte dei supermercati impiega un altro sistema, per cui il prezzo definito nel contratto risulta più alto. Acquistano il pacco di pasta a 1,15 euro/kg e lo vendono a 1,35 euro/kg, anche se questo ricarico del 20% non copre i costi di gestione. Il prezzo di vendita del pastificio risulta superiore perché il produttore deve considerare i forti sconti da applicare durante l’anno ai lotti inseriti nelle promozioni. Il supermercato dopo avere siglato il contratto comincia subito a chiedere sconti per fare fronte al prevedibile incremento di vendite collegato alla prima promozione del prodotto inserito sui volantini. Lo schema si ripete per gli anniversari, per le settimane del sottocosto, per gli sconti dei possessori di carta fedeltà, ecc. Poi ci sono i premi di fine anno riconosciuti dal pastificio al supermercato per avere venduto un certo numero di pezzi, per avere inserito i nuovi tipi di pasta sugli scaffali, ecc. Alla conclusione dell’anno, considerando i premi e gli sconti applicati dal pastificio sui lotti in promozione, il supermercato recupera dall’8 al 10% su ogni pacco, sufficiente per coprire i costi e ricavare l’utile. Il paradosso è che facendo bene i conti alla fine il costo della pasta si avvicina molto a 1,0 euro/kg che è il prezzo netto pulito praticato nei pochi supermercati dove non esistono sconti o promozioni. Tutto questo discorso sui prezzi è presentato molto bene in un documento dell’Antitrust, che evidenzia i trucchi dei finti sconti e delle improbabili promozioni.
Roberto La Pira
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Leggo il titolo dell’articolo e penso: “Fosse vero!” Dopo di che mi chiedo se il consumatore medio sia pronto per una simile novità.
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Nella nostra azienda (produzione non alimentare) offriamo sempre al miglior prezzo con tanto di dicitura sull’offerta: “La nostra politica aziendale prevede di comunicare subito il miglior prezzo possibile, ragion per cui si prega di non richiedere sconti e/o variazioni a quanto indicato.”
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E di prassi ecco la solita telefonata: “le passo l’ordine, ma che sconto mi fà?”
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E spesso porto ad esempio proprio la spesa al super chiedendo al cliente se quando va a fare la spesa, riempie il carrello, arriva alla cassa e chiede che sconto gli fanno (oppure se gli dice: passo a pagare tra 60/90 giorni)…
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tanto per capire il problema: http://paoblog.net/2014/11/13/lavoro-89/
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Ricordo che anni fa una nota casa di pneumatici aveva deciso di fare il listino trasparente, per evitare i soliti prezzi “pompati” in vendita poi con lo sconto del 60% al cliente che, inevitabilmente, doveva trattare con il gommista. Va da sè che oggigiorno la vendita online di molti prodotti abbia tagliato le gambe ai listini pompati, tuttavia la politica dei supersconti e via dicendo, ben spiegata da Il Fatto Alimentare, altera le dinamiche del mercato, facendo pagare il prezzo ad ignari consumatori e fornitori, questi ultimi ben consapevoli.
La logica dello sconto è radicata nella mentalità del consumatore italiano e mediterraneo in genere, quindi la distribuzione e l’industria non fanno altro che soddisfare e solleticare questo modo di pensare, in altre parole Marketing.
Occorre tenere presente che alcuni punti vendita sono adatti a questa politica altri no.
Quelli che per struttura e forza riescono ad essere competitivi tutti i giorni ( caso Esselunga) traggono ancora beneficio dalle promozioni.
Gli altri ( tra cui coop in testa ) che a scaffale non sono mai competitivi sono stati ( e saranno) costretti ad escogitare questa soluzione se vogliono stare in piedi.
Comodo per la Coop riempire i loro supermercati con cartelli “costo meno” e “abbiamo ribassato i prezzi” ma in questi anni di deflazione quanto li hanno aumentati?
Non per difendere la Coop ma Le assicuro che la deflazione non riguarda i prodotti alimentari, tranne rare eccezioni.
è vero, anch’io ho notato che negli ultimi anni i prodotti a marchio Coop sono sempre aumentati (nonostante la deflazione) e, guarda caso, aumentavano sempre poco prima delle promozioni di sconto del 25%
per i soci… infatti non mi incantano con questa nuova boutade pubblicitaria e preferisco andare al’Esselunga o da U2!
“Questo gioco al ribasso è un massacro per le catene di supermercati”
Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Svalutare un prodotto con forti promozioni, o addirittura venderlo sottocosto, non solo fa diffidare e diseducare il consumatore, ma alla fine del gioco rende meno a tutti, svalutando il lavoro di tutta la filiera produttiva.
Il vero massacro è soprattutto per gli agricoltori/allevatori italiani, che non sanno più perché e per chi lavorano, con i prezzi che gli vengono imposti dalle politiche fallimentari della GDO.
Se quello che coltivo/allevo/produco, vale poco o niente, io valgo poco o niente e non merito rispetto per la mia professionalità ed il rischio d’impresa, così dovrò impiegare manodopera svalutata e clandestina, rinunciare e gettare il raccolto, non pagare debiti e tasse, chiudendo il circuito perdente per tutti.
Anche noi consumatori lavoriamo e produciamo, se compriamo svalutato, verremo svalutati a nostra volta come lavoratori e produttori.
E’ un vero stupido gioco al massacro economico e sociale di massa.