Allerta pesce al mercurio: il Ministero risponde alle accuse sui pochi controlli, ma il problema resta, anzi si aggrava: altri 4 casi in pochi giorni
Allerta pesce al mercurio: il Ministero risponde alle accuse sui pochi controlli, ma il problema resta, anzi si aggrava: altri 4 casi in pochi giorni
Roberto La Pira 20 Maggio 2014La Direzione generale igiene, sicurezza alimenti e nutrizione del Ministero della salute ha inviato questa precisazione in risposta ai problemi sul pesce al mercurio, sollevati il 12 maggio scorso, nell’articolo de Il Fatto Alimentare: Stop a pesce spada e smeriglio per bambini e donne incinte […].
Gentile Direttore, il riscontro di mercurio oltre i livelli massimi fissati dalla legge in specie ittiche, quali ad esempio il pesce spada, gli squaliformi e il tonno, è un evento possibile, dovuto al fatto che queste specie sono predatrici e accumulano i metalli pesanti con l’alimentazione, in proporzione alla taglia e all’età.
È attiva un’intensa rete di controllo che interessa sia le partite di pesce importate da Paesi extra-europei, sia le partite di provenienza europea, sia, infine, il prodotto nazionale. Il campionamento e l’analisi per verificare la conformità devono essere condotti secondo il regolamento (CE) 333/2007 per risultare significativi rispetto alla quantità totale di prodotto e, di conseguenza, per poter estendere all’intera partita i provvedimenti di rintraccio, ritiro ed esclusione dal consumo alimentare. Quando i controlli sono condotti su prodotti commercializzati al dettaglio, essendo effettuati solo su una parte della partita, sono rappresentativi solo della frazione campionata. Per questa ragione il Ministero della Salute ha richiamato le aziende sanitarie locali alla corretta ed efficace applicazione delle strategie di campionamento. Nello specifico, l’indicazione fornita non è di ridurre i controlli, ma di privilegiare il primo destinatario delle partite come punto di campionamento, rispetto ai punti vendita al dettaglio. In tal caso si raggiunge un doppio risultato positivo:
– in caso di esito sfavorevole, si esclude dal consumo alimentare l’intera partita prima che sia distribuita ai consumatori;
– si evitano contestazioni rispetto alle notifiche di allerta diramate dall’Italia.
In conclusione, questa strategia migliora l’intervento di controllo in termini di efficacia, a parità di costo. Ciò premesso, il Ministero della salute respinge fermamente ogni illazione di inerzia nei confronti del problema. Il Ministero partecipa attivamente ai gruppi di lavoro europei per aggiornare le misure di gestione relative al problema della contaminazione da mercurio, anche alla luce delle valutazioni del rischio di EFSA. Si coglie l’occasione per ricordare come, sin dal 2007, il Ministero, tenendo presenti i benefici di una dieta che comprenda i prodotti della pesca, consigli per le donne in gravidanza e i bambini il consumo di una porzione settimanale non superiore a 100 grammi di grandi pesci predatori (pescespada, squaliformi, merlin e lucci) e non più di due porzioni settimanali di tonno.
Direzione generale igiene, sicurezza alimenti e nutrizione del Ministero della salute
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Ringraziamo il Ministero per la precisazione, che tuttavia non sposta di una virgola il problema. Negli ultimi sette giorni lo stesso Ministero ha segnalato al Sistema rapido di allerta europeo (Rasff) tre casi di contaminazione da mercurio nel pesce spada e uno nel tonno, portando così i ritiri alla cifra record di 44 in sei mesi. Considerare tutto ciò normale è difficile. È comunque lecito avanzare qualche dubbio sull’efficienza dei controlli a monte disposti dallo Ministero. Ci piacerebbe avere dati precisi sul numero di prelievi e sulle positività riscontrate.
Una cosa è sicura: i controlli effettuati dalle Asl sul territorio continuano a trovare campioni di pesce con troppo mercurio. Si tratta di una frequenza talmente alta da poter essere considerata rappresentativa rispetto alle partite in commercio. I 44 casi rilevati in sei mesi sono il doppio rispetto a quelli registrati mediamente negli ultimi cinque anni. Di fronte a questa situazione Il Fatto Alimentare continua a ritenere inopportuno proporre pesce spada, smeriglio e tonno fresco a bambini e donne in gravidanza. L’invito del Ministero del 2007 che raccomandava di non superare i 100 grammi di grandi pesci predatori (pescespada, squaliformi, merlin e lucci) e non più di due porzioni settimanali di tonno, forse andrebbe rivisto.
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Il problema si ha anche per il tonno in scatola?
no
Perchè? cosa cambia da un tonno fresco ad uno in scatola?
Penso possa interessarla questo articolo che tratta l’argomento: http://www.ilfattoalimentare.it/tonno-bolton-mercurio-donne-gravidanza-fda.html
Mi sembra che all’estero (Svezia, Francia, Inghilterra) le campagne di informazione del Ministero sulle specie ittiche da non consumare in gravidanza e lattazione siano state forti ed evidenti. in Italia? In Svezia si consiglia il divieto assoluto di consumo di tonno e spada, e per le altre specie ittiche, si fa riferimento alla zona geografica di provenienza. I controlli da soli non bastano.
Singolare che la “difesa” sull’operato delle ASL debba arrivare da un giornale mentre il Ministero “le richiama”; per fortuna c’è qualcuno che ci pensa (in bene) 🙂