Ho letto l’articolo “Tonno Palmera. Fatto come piace a noi italiani“ de Il Fatto Alimentare. Ricordo quand’ero più giovane, parlo all’incirca di 30 anni fa, il tonno Palmera era il mio preferito. Era fatto proprio come piace a noi italiani. Poi, come spesso accade, la pubblicità e l’immagine restano intatte e il prodotto cambia. È da sognatori pensare che i cibi abbiano lo stesso gusto di allora ma, per quanto riguarda il tonno, non credo che il progresso tecnologico di lavorazione abbia potuto influire sul gusto in modo negativo.
Vengo all’argomento della mia email. Le immagini descrittive del prodotto sulle scatolette in molti casi non sono cambiate nel tempo. Alcune marche riportano soltanto il logo della ditta, altre invece (comprese quelle che sbandierano massima chiarezza e trasparenza) insistono a stampare un’immagine di un pezzo di tonno compatto e accattivante, con la forma cilindrica della scatoletta, così da indurre il consumatore ad aspettarsi di trovare all’interno della confezione esattamente una tipologia di tonno simile. Non è quasi mai così. Sono convinto che questa pratica non sia eticamente accettabile. Certo, in alcuni casi c’è scritto che l’immagine è puramente indicativa ma, a essere chiari, dovrebbero scrivere “indicativa di quello che non troverete all’interno”.
Se acquisto una confezione di panettone sono sicuro che all’interno non troverò della poltiglia di panettone, ma qualcosa molto simile all’immagine riportata sulla confezione. Se esiste un Garante, dovrebbe impedire queste pratiche e prevedere per le scatolette di tonno la dicitura “Pezzetti di tonno” o altre simili.
Enrico Bonetti
Ecco la risposta di Bolton Alimentari
Gentile Enrico,
in riferimento alle sue osservazioni sulla qualità e sul gusto del tonno Palmera, teniamo a fornirle i seguenti chiarimenti.
Per i nostri prodotti utilizziamo pesce di elevata qualità, accuratamente selezionato e proveniente dagli Oceani tropicali che, grazie ad avanzate tecniche di cottura e conservazione, giunge sulle tavole degli italiani mantenendo inalterato il suo apporto nutritivo.
Per ottenere ciò dobbiamo, fin dal processo di selezione dei filetti di pesce, bilanciare la “tenerezza” della materia prima, il suo livello di cottura, le dimensioni fisiche del filetto (a seconda delle dimensioni del pesce), la forma della lattina e la velocità di riempimento di quest’ultima. Filetti più compatti e sodi mantengono sicuramente meglio la loro consistenza durante le fasi di lavorazione: tuttavia il processo può, in alcuni casi, comportare uno sfaldamento delle fibre pur non intaccando la qualità e l’apporto nutritivo originario del pesce.
Per farle un esempio concreto, il tonno all’olio d’oliva richiede dei filetti più teneri in modo da garantire il giusto assorbimento dell’olio d’oliva, infatti, è proprio dall’equilibrio tra carni tenere ed olio di oliva di eccellente qualità (esclusivamente proveniente da olive del Mediterraneo) che deriva il gusto di Palmera. Aggiungiamo che in tutti i casi i nostri prodotti, prima di essere introdotti sul mercato, vengono sottoposti ad un rigido e attento controllo, al fine di garantire elevati standard di sicurezza e qualità: teniamo quindi a ribadire che il tonno in scatola Palmera è un alimento di alta qualità.
Bolton Alimentari
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Foto: Photos.com
Sembra chiaro ormai che la lavorazione dei prodotti Palmera “come piace a noi italiani” in realtà avviene dall’altra parte del mondo. E già questo si potrebbe ipotizzare come uno slogan “ambiguo tendente all’ingannevole”.
Sarebbe però utile capire anche in che modo sono prodotti questi “filetti”. Si tratta di pesce nell’olio o olio nel pesce?
Perché non fate una bella indagine, per spiegare ai consumatori le vere differenze tra i vari prodotti che si trovano sugli scaffali? Quali sono lavorati in Italia e come? Quali sono prodotti a partire da tranci di pesce e quali invece sono confezionate con parti più piccole (briciole) ?
l’olio d’oliva lo fanno con le olive del mediterraneo, mi sembra una descrizione un pò vaga .. mi sa che di “made in Italy” c’è ben poco..
attenzione però le olive del Mediterraneo non sono olive di cattiva qualità!
non parlo di qualità, ma di coerenza! se mi vendi un prodotto “come piace a noi Italiani” (escluso il tonno per ovvi motivi) almeno mettici un olio fatto in Italia con olive Italiane. Tutto qui. Poi possiamo parlare di qualità ma li il discorso è complesso.
Un tempo eravate critici verso le industrie che prendono in giro i consumatori, ora vi accontentate delle loro giustificazioni, peccato.
Vorrei sapere quanti, tra i lettori del Fatto, sono disposti a credere che la poltiglia di Palmera e Rio Mare è dovuta alla “velocità di riempimento” delle scatolette!
“Fatto come piace a noi italiani”, in un altro continente, solo perché la poltiglia é frullata nell’olio d’oliva? A malapena può crederci il mio gatto, anzi ora lo iscrivo alla newsletter
Gianni, non è proprio così. Un lettore ci ha segnalato la questione e noi abbiamo chiesto chiarimenti a Palmera che ci ha risposto.
Anche noi siamo poco convinti e per questo abbiamo inviato nei giorni scorsi una seconda lettera all’azienda, in cui chiediamo di modificare le foto e di rivedere la denominazione commerciale del prodotto. Vi terremo aggiornati.
Possibile che non avete senso critico rispetto a quello che asseriscono le aziende? siete troppo morbidi , avete conflitti di interessi o è inefficienza?
Marwy abbiamo chiesto all’azienda di cambiare etichetta, e vi terremo aggiornati qual è il problema? Lo abbiamo fatto altre volte. Sul conflitto di interessi….lasciamo perdere
“fatto come piace a noi italiani”…scusate, ma non ci trovo niente di sbagliato. è in olio di olive del mediterraneo, non in salsa di soja o inzuppato nel guacamole. Se pensavate – sulla base della scritta – che i tonni arrivassero dall’Italia in Italia per essere processati, eravate in errore. si parla di gusto, non di origine.
Per quanto riguarda la poltiglia, d’accordo: non è possibile mostrare un trancio di tonno e far trovare dentro la “passata di tonno”. Alcune aziende indicano che si tratta di “tonno in briciole” o affini.
Ti sbagli… quando si acquistano alcune marche di tonno, nella scatoletta noterai che dentro ci sta un trancio di tonno, non la poltiglia. Secondo me, ma è solo un giudizio personalissimo da un pescivendolo, riducendo il tonno in poltiglia si possono mescolare altri tipi di tonni meno costosi tipo alletterato o tombarello che si trovano in commercio a pochissimi euro, poi basta guardare la differenza di prezzo tra questo ed altri per capire che qualcosa non quadra, ma questo come ripeto è solo un mio giudizio personale.
Oddio. Indicherei anche la dimensione delle scatolette.
Che tipo di “trancio” sperate di trovare in una miniscatoletta da “80 grammi, 52 sgocciolato” ???
Fatto come piace a noi ITALIANI … in Ecuador o in Malesia … con olio d’oliva tunisino o greco??? Ma che c’entra?
È come se si vendesse una mozzarella della Lettonia “fatta come piace a noi italiani”, Ve la immaginate Coldiretti? Coi trattori in piazza, i TIR al Brennero!
Il Fatto Alimentare dovrebbe chiedere chiarimenti al Dr. Guariniello, che pare essere l’unico magistrato in Italia a interessarsi dei consumatori, altro che!
Partiamo dall’assunto che “fatto come piace a noi italiani” è una frase che non ha alcun senso: sbaglia l’azienda ad usare quel tipo di frase ma sbagliano anche coloro i quali ne distorcono il significato attribuendone uno proprio in base alla convenienza. Quella frase niente ha a che vedere con l’origine degli ingredienti. E’ un dato di fatto, non un’opinione.
Sulle “briciole”: anche con le marche riconosciute di prestigio (e decisamente molto più costose) c’è questo “problema”. O almeno, bene o male, io l’ho sempre riscontrato, senza aver mai acquistato il prodotto di Palmera. Sarò stato sfortunato? In ogni caso, passando dalle questioni di principio alla pratica spicciola, per l’uso a cui il prodotto è indirizzato, spesso, è anche meglio così…
Non voglio fare delle pubblicita’, ma se compro una boccia di vetro con tonno Callipo, anche se molto piu’ cara, lo vedo ancora prima di aprirlo che e’ un trancio intero. Piuttosto mi chiedo: una volta, se compravo del tonno “al naturale” e poi l’olio ce lo mettevo io, a casa mia, costava quasi la meta’. Ora, il tonno al naturale costa quanto quello sott’olio: ma allora l’olio, e’ di qualita’ GRATIS?
i tranci del tonno che vanno messi in scatolette così piccole tecnicamente si sbriciolano, già nelle scatolette più grandi o nei vasetti di vetro i tranci restano integri durante l’invasettamento proprio per la dimensione del contenitore. Ci dovremmo preoccupare più che dell’aspetto strutturale della sicurezza e della qualità che un’ azienda seria è tenuta a rispettare. In ogni caso esiste il tonno fresco in pescheria per chi lo vuole mangiare intero….
Buongiorno, seguo con interesse l’argomento, per quanto mi riguarda compro da anni nella catena discount In’s il tonno “Cruz do sul – Tonno a trancio intero in olio di oliva” che a dispetto del nome è prodotto e confezionato in Italia e contiene esclusivamente un gran trancio di tonno “come piace a noi”. Rosa,consistente, non ossidato e di ottimo sapore.
Prezzo? Da anni 1.99 confezione da 240 g (sgocciolato 156, al kg 8.29)
Non so se nei commenti sia vietato fare riferimenti diretti a marche e prezzi ma mi sembra giusto portare a conoscenza di tutti che basta scegliere e le cose buone ed economiche ci sono.
Aggiungo sottovoce che i professionisti della comunicazione aziendale nei grandi marchi sono davvero bravi a non rispondere, sono un’addetto ai lavori in quanto responsabile di una azienda alimentare (piccola e sincera) e garantisco che la prima preoccupazione a certi livelli purtroppo è quella di non esporre il fianco quando si viene “beccati in castagna”, vai di cortine fumogene e banalità per fare vedere che si è risposto ma la realtà è che il profitto comanda ogni cosa. Lieto di leggervi.
dire che la Palmera “vi ha risposto” è un affermazione grossa !! La domanda era … perchè mettono l’immagine di un trancio intero e dentro c’è tutto spezzettato? quindi .. non si è chiesto perche lo fate spezzettato … ma perchè proponete un immagine che non corrisponde neanche lontanamente
come diceva “Se acquisto una confezione di panettone sono sicuro che all’interno non troverò della poltiglia di panettone, ma qualcosa molto simile all’immagine riportata sulla confezione.”
Ben circa 15 anni fa in Francia su una scatoletta di tonno trovai correttamente scritto “Miettes de thon”!
Vorrei precisare che esiste uno specifico regolamento comunitario (n. 1536/1992) che disciplina la commercializzazione delle conserve di tonno e palamita. Innanzitutto nell’allegato 1 sono previste tutte le specie che possono dirsi genericamente “tonno”, alcuni tonnetti compresi, e quelle che devono essere chiamate “palamita”.Inoltre la conserva deve contenere solo una delle specie elencate,mentre il miscuglio non è ammesso.Si prosegue con la specificazione che se in denominazione di vendita è indicato un determinato tipo di presentazione commerciale (es: intero, pezzi, briciole, rotture)devono essere rispettati i requisiti richiesti dall’art. 3 per ogni dicitura. Infine vi è la regolamentazione dei mezzi di copertura, ovvero cosa debba intendersi per “olio d’oliva”, “olio vegetale”, “al naturale” etc. Concludendo: la norma esiste ed è ben specifica, andrebbe applicata.
Ha perfettamente ragione MAURO. in alcuni discaunt troviamo tonno non reclamizato od un prezzo accessibile e di qualità.