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Perchè la Rai non trasmette i titoli di coda di Ratatouille? I telespettatori hanno il diritto di conoscere il nome degli attori e delle aziende che fanno product placement

La sera del 3 gennaio 2014 Rai Due ha mandato in onda Ratatouille, un bellissimo film di Brad Bird che ha ricevuto l’Oscar nel 2008 come miglior film di animazione oltre ad essere candidato ad altre quattro nomination (migliore sceneggiatura originale, miglior sonoro, miglior montaggio sonoromigliore colonna sonora).

Ratatouille racconta la storia di un giovane cuoco in un famosissimo ristorante di Parigi e di un topo. Quando la pellicola della Disney esordì nelle sale cinematografiche, oltre all’Oscar, ricevette altri dieci premi, confermandosi come un capolavoro. Tutto ciò interessa poco la Rai che, subito dopo la fine del film manda in onda i titoli di coda solo per 15 secondi, per lasciare spazio agli spot (il primo dei quali invita a pagare il canone soffermandosi sulla qualità della programmazione).

 

Perché la Rai censura i titoli di coda di un capolavoro? Si tratta di una parte integrante della pellicola necessaria per fare conoscere i nomi delle decine di professionisti che hanno curato costumi, cast, musiche… Nei titoli di coda c’è anche l’elenco delle aziende che hanno pagato per inserire i loro prodotti nel film a scopo pubblicitario (product placement). La legge prevede l’indicazione delle aziende che hanno sponsorizzato la pellicola proprio nella parte finale insieme all’elenco degli attori. Tutto ciò però viene spesso censurato dalla Rai e i film vengono interrotti 4-5 minuti prima, eliminando i titoli di coda. Non trasmettere sul piccolo schermo questa parte, equivale a eliminare l’indice e la bibliografia di un libro, a togliere la firma da un articolo, a non  presentare i componenti del gruppo musicale durante un concerto.

 

Ratatouille film
L’abitudine di non trasmettere i titoli di coda è stata avviata anni fa da Mediaset per ridurre il calo di audience

Questa cattiva abitudine, inventata da Mediaset per ridurre il calo di audience quando, al termine del film, scorrono i titoli di coda, da tempo rientra anche nelle procedure Rai. È difficile accettare una situazione dettata probabilmente da motivazioni commerciali. A questi aspetti di tipo etico, si affianca il diritto dei telespettatori di conoscere i nomi delle aziende che fanno pubblicità nel film, inserendo i loro prodotti nelle varie scene. Il diritto è stabilito da precise regole che vengono chiaramente disattese dalla Rai e da Mediaset. Non sempre però è così. Negli episodi de Il commissario Montalbano in onda sui canali Rai la pellicola scorre sino alla fine.

Rivolgiamo un invito al direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, e ai dirigenti di Mediaset perchè il diritto ai titoli di coda sia esteso a tutti i film e aspettiamo fiduciosi una risposta. Il Fatto Alimentare ha anche inviato un esposto all’Autorità garante per le conunicazioni Agcom per porre fine  a questa pessima abitudine.

 

Roberto La Pira

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Arturo
Arturo
15 Gennaio 2014 11:51

Bravi! Sono d’accordissimo con voi!

Giorgia
Giorgia
16 Gennaio 2014 10:32

Lo fanno già da molto… A Natale 2012 tagliarono i titoli di coda di “Alla ricerca di Nemo”….

alex
alex
16 Gennaio 2014 17:28

Credo che la RAI sia l’unica da riprendere,essendo pubblica.Dovrebbe almeno in quel senso differenziarsi da Mediaset.

mauro
mauro
17 Gennaio 2014 08:50

Nonostante sia d’accordo con l’articolo (anche a me piace vedere i titoli di coda dei film), a volte sono disorientato dalla linea editoriale del sito.
Cerco di trovare un collegamento tra “Il fatto alimentare” e “titoli di coda di Ratatouille” e faccio un po’ fatica. Forse perché rataouliie tratta di argomenti culinari? Bho…
Lodevole iniziativa, soprattutto se il sito si chiamasse “Il fatto televisivo”…

Valeria Nardi
Reply to  mauro
17 Gennaio 2014 10:12

Gentile Mauro,
Il film animato Ratatouille è stato solo l’ennesimo caso che testimonia quest’abitudine diffusa. Pensiamo che la relazione del taglio dei titoli di coda, con Il Fatto Alimentare riguardi nello specifico la mancata visione dell’elenco delle aziende che hanno pagato per inserire i loro prodotti nei film a scopo pubblicitario (product placement). Ricordiamo che è obbligatorio per legge ed è un diritto dei cittadini conoscere in questo modo chi ha sponsorizzato la pellicola.