Dopo il nostro articolo dedicato al “lusso alimentare” firmato Peck – tra salmone affumicato a prezzi da gioielleria e panettoni da collezione – arrivano nuove segnalazioni dai lettori. E confermano che, sugli scaffali della storica gastronomia milanese, il concetto di esclusività non conosce limiti. Nemmeno quando si parla di conserve sott’olio.
Susanna, dopo aver letto l’articolo pubblicato su Il Fatto Alimentare, ci ha inviato alcune foto scattate due settimane fa nel negozio di via Spadari a Milano, mentre accompagnava un’amica straniera a visitare il negozio. «Ho letto il vostro articolo – scrive – e volevo segnalarvi altri prodotti con prezzi stratosferici fotografati da Peck. Grazie per la qualità della vostra informazione».

Carciofini “mignon”: piccoli, ma a peso d’oro
Il primo prodotto segnalato ( vedi foto sopra) è un vasetto da 120 g di “Carciofini mignon in olio extravergine di oliva”venduto a 132 euro equivalenti a 1.100 €/kg. Si tratta di carciofini di piccole dimensioni conservati in olio extravergine, un prodotto tradizionale della gastronomia italiana, che nella grande distribuzione – anche in versioni artigianali – si trova normalmente prezzi inferiori di cinque-dieci volte inferiori.

Chi preferisce il formato più grande può comprare il vasetto da 190 grammi e pagarlo 42 euro (vedi foto sopra), un prezzo che equivale secondo quanto riportato sul cartellino a 2.652,63 euro al chilo. Ma si tratta di un errore clamoroso visto che secondo il prezzo unitario il costo finale dovrebbe essere 221 €/kg.

Funghi porcini sott’olio: fino a 330 euro a barattolo
Interessanti sono pure i “Funghi porcini in olio extravergine di oliva”. Il vaso da 670 grammi (vedi foto sopra) viene venduto a 126 euro
pari a 188 €/kg. Il vaso più grande da 1.600 grammi costa 330 euro paria 206 €/kg (vedi foto sotto). Anche in questo caso siamo di fronte a una conserva di lusso che, pur partendo da una materia prima pregiata, arriva a cifre che escono dal perimetro della normale gastronomia, entrando in quello dell’oggetto simbolico: non tanto cibo, quanto dichiarazione di status.
Prezzi legittimi, ma la domanda resta
Dal punto di vista formale, nulla da eccepire: i prezzi sono esposti chiaramente anche se con qualche errore grossolano. Anche le denominazioni sono corrette e pure la lista degli ingredienti. Nessuna violazione delle norme, nessun inganno palese. Ma resta la domanda che già ci eravamo posti nel precedente articolo: c’è una correlazione diretta fra prezzo e qualità reale oppure il costo è correlato al marchio e al racconto del lusso?
Peck non ha mai nascosto la propria vocazione all’alta gamma. Ma scaffali come questi aiutano a capire fino a che punto il “lusso alimentare” possa spingersi, trasformando anche carciofini e funghi sott’olio in prodotti per pochi.

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giornalista redazione Il Fatto Alimentare


