Telecomando puntato verso televisore con programma di news; concept: programmi tv, talk show

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di Giovanni Ballarini (professore emerito dell’Università degli Studi di Parma e docente nella facoltà di Medicina Veterinaria dal 1953 al 2002), su alcuni programmi tv che vorrebbero fare divulgazione scientifica, ma finiscono per dare spazio a personaggi impreparati, bizzarri o addirittura alla disinformazione.

La lettera sui programmi tv

Gentile direttore,
non ho più intenzione di seguire in televisione i servizi che si qualificano di divulgazione scientifica, in particolare Quinta Dimensione su Rai 1 e Report su Rai 3. I motivi sono i seguenti. Sono abbastanza anziano per aver seguito, come giovane ricercatore, l’inizio della carriera di divulgazione scientifica di Piero Angela, a Torino, negli anni Settanta del secolo scorso, dove andavo assieme a Danilo Mainardi e qualche altro ricercatore che faceva riferimento alla Biologia di Parma. Nelle sedute preparatorie dei programmi, più lunghe delle riprese, ogni mia asserzione doveva essere ben documentata per assolvere alle tre esigenze di Angela (“precisione, precisone, precisione”).

Report peste suina 17.11.2024

Report su Rai 3 non fa divulgazione scientifica secondo Ballarini

Si lavorava inoltre per argomenti ‘puntuali’ perché, nella pur giovanissima televisione, Angela si era reso conto che non si potevano superare i dieci minuti nei quali condensare il messaggio, che doveva essere unico e ben preciso. Da qui i successivi programmi di Piero Angela costruiti su un’equilibrata serie di brevi interventi su argomenti diversi, sempre non più lunghi di dieci minuti, limite necessario per avere l’attenzione dell’ascoltatore. Lo stesso modo di lavorare che ho poi avuto con Indro Montanelli per il quale ho scritto oltre cento articoli di divulgazione scientifica, ciascuno secondo il modello di: una sola idea, una cartella dattiloscritta, linguaggio comprensibile al benzinaio. Metodo che vedo presente su Il Fatto Alimentare.

Un’assurda par condicio

Oggi mi trovo una televisione che non fa divulgazione scientifica, ma solo una spettacolarizzazione che si svolge in base non solo alla disponibilità di immagini, ma soprattutto a un’assurda e scientificamente improponibile ‘par condicio’ di competenti e incompetenti. Se un ricercatore in cinque minuti espone un argomento sul quale ha lavorato anche per decenni, per l’assurda par condicio bisogna che segua un intervento di cinque minuti di qualsiasi incompetente purché abbia un certo richiamo mediatico. Inoltre, mantenere per due ore l’attenzione sullo stesso argomento è impossibile e per questo si divaga su argomenti che con quello principale hanno ben poche relazioni, creando una bella confusione.

Per questo non seguo più queste trasmissioni, preferisco un buon programma di musica preferibilmente classica o leggere un libro.

Giovanni Ballarini 

© Riproduzione riservata – Foto: Depositphotos

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Federico
Federico
10 Gennaio 2025 07:53

Scusi Professore, ma cosa ci azzecca Report con la divulgazione scientifica ?
Report è un programma di investigazione giornalistica che spazia in vari campi. La sua mission è un’altra.
Andare a cercarvi la divulgazione scientifica è come cercare contenuti altamente culturali in uno spaghetti western…
Se poi la si mette sul piano dell’accuratezza (precisione, precisione, precisione) si possono anche fare dei distinguo.
Ma per fare un riscontro immediato basta cercarsi le reazioni ai vari servizi che Report propone nei giorni seguenti la proposta dei vari servizi.
Se le reazioni degli addetti ai lavori (non del pubblico che ragiona con la pancia) sono molteplici e tutte orientate contro il servizio ci si trova davanti probabilmente a proposte un po’ raffazzonate (vedasi i servizi di Report sul mondo del vino).
Se gli addetti ai lavori si chiudono nel silenzio (e succede purtroppo spesso) il servizio ha colpito nel segno (sempre per fare degli esempi recenti i servizi di Report su Farinetti o i servizi di Giulia Innocenzi sugli allevamenti o sulle DOP).
Il grosso problema è che spesso su investigazioni e denunce circonstanziate spesso cala un velo di silenzio che getta sinistri sospetti su chi dovrebbe indagare nel nostro paese su alcune materie.
Siti come il Fatto Alimentare hanno mission varie e diverse (divulgazione scientifica, informazione ma anche investigazione giornalistica come le vicende Prosciuttopoli e Peste suina Africana).
Lo stesso dicasi su portali come “Il Salvagente” o GIFT.
Il mestiere di Report è un altro…

Roberto La Pira
Reply to  Federico
10 Gennaio 2025 10:41

Report fa il nostro stesso mestiere e valgono le stesse regole. Se non ci sono reazioni non vuol dire che il programma abbia sempre colpito nel segno. Lo dimostra la rettifica ufficiale fatta da Ranucci in diretta per la prima trasmissione di Innocenzi su Fileni.

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