Sulla quantità di acqua necessaria e utile al mantenimento di una buona condizione di salute le notizie sono le più disparate, e spesso non hanno alcun fondamento scientifico. Non esistono infatti dosaggi rigidamente determinati validi per tutti, perché le necessità idriche dell’organismo dipendono da numerosi fattori, da quelli antropometrici come peso e altezza alle eventuali malattie presenti e alle relative terapie, dal clima alla quantità di attività fisica, dall’età fino alle abitudini alimentari (il cibo può contenere moltissima acqua) e altro ancora.
Il discorso cambia leggermente se si vuole stabilire se l’acqua possa o meno avere un effetto terapeutico, cioè se possa essere di aiuto in caso ci sia già una certa patologia. Gli studi, da questo punto di vista, sono moltissimi, anche se pochissimi hanno le carte in regola (dal punto di vista metodologico e statistico) per poterne dedurre indicazioni valide.
Lo studio sull’acqua
Per cercare di fare un po’ di chiarezza, i ricercatori dell’Università della California di San Francisco hanno vagliato la letteratura scientifica esistente, considerando inizialmente poco meno di 1.500 ricerche condotte tra il 1999 e il 2023. Di queste ne hanno ammesse solo 18, tutti studi randomizzati e con un gruppo di controllo, con un campione medio di una cinquantina di partecipanti (in un range compreso tra 14 e 631), pari all’1% del totale, valore che di per sé rende l’idea del far west della materia. Anche la durata dell’intervento variava molto, da pochi giorni a cinque anni. Come riportato su JAMA, dieci studi hanno condotto ad almeno un risultato positivo dimostrato. E, pur con i limiti visti, alcune conclusioni si possono trarre.
L’effetto forse più chiaro è quello sui calcoli renali: chi ne ha avuti o ne ha e beve circa 1,9 litri di acqua al giorno ha una diminuzione del rischio di recidive in un arco di tempo di cinque anni.
Il peso corporeo
C’è poi anche un effetto sul peso: pur fermandosi a 1,4-1,5 litri al giorno, da bere prima dei pasti (500 ml per volta) per almeno 12 settimane, si ha un calo ponderale dovuto al fatto che l’acqua attenua il senso di fame, fa assumere mediamente 111 calorie in meno e facilita la digestione, (ma solo se non si è ancora nell’adolescenza). Inoltre, aiuta ad alimentarsi meglio, perché ricorda a ogni pasto che bisogna fare attenzione a ciò che si mangia.
Ancora, bere 250 ml prima della prima colazione, 500 ml prima del pranzo e 250 ml prima della cena aiuta i diabetici ad avere un controllo migliore della glicemia, e chi ha la pressione bassa a restare entro i range di normalità.
I benefici ci sono anche per chi soffre di cefalea: 1.500 ml al giorno per almeno tre mesi attenuano frequenza e intensità delle crisi.
Ulteriori dati associano infine l’acqua (1.500 ml al giorno) a un miglioramento delle infezioni urinarie, per chi è soggetto a frequenti ricadute, soprattutto per le donne. Ma chi ha una vescica iperattiva dovrebbe diminuire, e non aumentare, il consumo di acqua.
Le conclusioni
In alcuni degli studi considerati non sono emersi effetti di alcun tipo, né positivi né negativi, e anche questa è un’informazione importante, come lo è il fatto che talvolta bere più acqua può peggiorare una situazione (come con la vescica iperattiva). Per questo gli autori concludono che “i risultati rafforzano l’idea secondo la quale l’assunzione di acqua, idealmente, dovrebbe essere personalizzata, e una raccomandazione per un’unica quantità ottimale di consumo giornaliero non ha molto senso, almeno fino a quando non saranno condotti studi migliori e su campioni più ampi, che permettano di giungere a conclusioni più attendibili”.
© Riproduzione riservata
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista scientifica