pellicola plastica

I bisfenoli S e F, il cui impiego come sostituti di quello A sta aumentando, non sono affatto migliori per la salute né per l’ambiente rispetto al capostipite, e andrebbero quindi sottoposti alle stesse limitazioni, e non utilizzati.

Non usa mezzi termini José Villalaín dell’Università Miguel Hernández di Elche, in Spagna, per riassumere i risultati del suo studio sul comportamento dei bisfenoli F e S nei sistemi biologici, che vanno ad aggiungersi a molti altri dello stesso segno, e che giungono tutti alla stessa conclusione. Com’è facilmente intuibile dalla struttura chimica, quasi identica, i bisfenoli diversi da quello chiamato appunto A, diffusissimo, ma anche sempre più sottoposto a divieti e limitazioni, non sono affatto alternative valide, perché comportano lo stesso tipo di effetti sulle strutture biologiche e sono quindi, anch’essi, interferenti endocrini.

Lo studio spagnolo sui bisfenoli

In particolare, il ricercatore spagnolo ha utilizzato un sistema interamente computerizzato che simula le interazioni tra composti chimici e sistemi biologici e, nello specifico, le membrane delle cellule, per valutare la capacità dei due bisfenoli di penetrare e di accumularsi – la caratteristica che consente al bisfenolo A di alterare i sistemi ormonali e le reazioni immunitarie. Come ha poi riferito sul Journal of Xenobiotics, tutti i calcoli hanno confermato le previsioni peggiori: i bisfenoli F e S entrano nelle cellule, si localizzano all’interfaccia delle membrane, non assumono un orientamento specifico e possono restare in forma di monomero (singole molecole) o polimeri (sequenze di più molecole tutte identiche).

Le loro caratteristiche chimico-fisiche spiegano perché restano in quella situazione, esercitando nel tempo la loro interferenza con le fondamentali funzioni delle membrane cellulari. Per questo le conclusioni sono state categoriche: BPS e BPF dovrebbero essere vietati.

Packaging in carta per alimenti: scatole e bicchieri disposti intorno a un vassoio bisfenoli
L’Unione Europa ha deciso di vietare l’impiego del BPA a fine 2024

L’EFSA

Un anno fa l’EFSA ha pubblicato la sua revisione delle concentrazioni di BPA considerate sicure, nelle quali la soglia di assunzione giornaliera tollerabile (DGT) stabilita nella sua precedente valutazione del 2015 è stata drasticamente diminuita, di circa 20.000 volte. Gli esperti hanno infatti fissato il nuovo valore a 0,2 nanogrammi (0,2ng o 0,2 miliardesimi di grammo) per chilogrammo di peso corporeo al giorno (kg/pc/die), mentre il precedente era di 4 microgrammi (4μg o 4 milionesimi di grammo) per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Gli esperti dell’EFSA avevano anche affermato che, considerando le stime dell’esposizione dei consumatori al BPA tramite l’alimentazione, sia l’esposizione media che quella elevata al BPA superavano la nuova DGT per tutte le fasce di età.

Pertanto, dopo averne vietato l’uso nei biberon e negli scontrini, l’Unione Europa ha deciso di vietare l’impiego del BPA a fine 2024, un periodo di transizione – da 18 a 36 mesi a seconda del tipo di packaging – concesso alle aziende per mettersi in regola. Il divieto si applicherà ai materiali a contatto con gli alimenti o MOCA, come il rivestimento utilizzato nelle lattine di metallo, e agli articoli di consumo come utensili da cucina, le stoviglie, le bottiglie di plastica per bevande e i refrigeratori per la distribuzione dell’acqua.

È pertanto evidente che, se le caratteristiche dei bisfenoli sostitutivi sono sovrapponibili a quelle del BPA, non includere anch’essi nei divieti vanificherebbe del tutto lo sforzo di eliminare queste sostanze.

Gli studi precedenti

Secondo diversi studi, i cittadini europei hanno elevati livelli di BPA e analoghi nel loro organismo, come si può vedere analizzando le loro urine e come è riassunto in un importante documento del 2022. Allo stesso tempo, altre ricerche hanno già suggerito che i bisfenoli F e S possono danneggiare il cuore, aumentare il rischio di tumori e avere altre conseguenze negative sulla salute. In altre parole, è chiaro che BPS e BPF sono interferenti endocrini esattamente come il BPA, e per questo non dovrebbero essere utilizzati in nessun caso, ha concluso Villalaín.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos

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