Nei fast food italiani i menu riservati ai bambini e ai ragazzi sono diffusi da tempo e anche altre catene della ristorazione hanno adottato questa formula. Nel giro di qualche anno succederà da noi quel che è già capitato nei Paesi anglosassoni e nord-europei dove i children’s meals e i kids’ menu sono la norma un po’ ovunque.
Tuttavia, soprattutto negli Stati Uniti, i ristoratori non sembrano aver compiuto alcuno sforzo affinché i menu per ragazzini rispettino le specifiche linee guida nutrizionali; scarsa o del tutto assente è anche la sensibilità nei confronti dell’obesità infantile.
Questo è quanto emerge dall’ultimo rapporto del Center for Science in the Public Interest che rivela il desolante quadro americano. La quasi totalità dei pasti proposti dalle grandi catene della ristorazione negli Usa non rispetta i limiti consigliati, anzi, quasi sempre se ne allontana in modo clamoroso.
I ricercatori del CSPI hanno analizzato 3.500 menu per bambini serviti in 34 grandi catene, e hanno trovato che i vassoi contengono quasi tutti patatine fritte, pollo o altra carne fritta, hamburger, gelati e dolci abbinati a bevande gassate. La verdura è scarsa e la frutta, quando è presente, è spesso zuccherata. Insomma, una vera esplosione di calorie, sale, zuccheri, grassi.
Risultato: il 97% dei pasti non rispetta i criteri indicati dal CSPI per l’alimentazione di bambini e ragazzi, il 91% viola quelli indicati nel programma nazionale Kids Live Well, proposto dall’associazione di categoria National Restaurant Association (NRA).
«Un bambino su tre (33%) è in sovrappeso e il 17% è già obeso, ma sembra che i ristoranti non se ne siano accorti», ha commentato sconsolata Margo Wootan, direttore del settore alimentazione del CSPI.
Per rispettare le indicazioni del CSPI (molto simili a quelle della NRA), un pasto per bambini dovrebbe mantenersi al di sotto delle 430 calorie complessive, così ripartite: grassi totali inferiori al 35%, grassi saturi e trans inferiori al 10%; zuccheri aggiunti inferiori al 35%, sodio non oltre i 770 mg, almeno mezza porzione di frutta o di verdura, con un componente integrale al 51% o almeno un alimento molto ricco di fibre o cereali.
Le bevande zuccherate non dovrebbero essere inserite nei menu, mentre sono ammessi, oltre all’acqua, i succhi di frutta e il latte a basso tenore di grassi.
Queste indicazioni nutrizionali non pongono obiettivi irraggiungibili, ciò nonostante in 19 catene della grande ristorazione neppure una combinazione rientra nei limiti indicati e solo 9 riescono a offrire un pasto ammissibile in base ai criteri della NRA. In alcuni ristoranti, la violazione delle linee guida nutrizionali è molto consistente. Uno dei menu per i piccoli clienti di Applebees, ad esempio, apporta 1.200 calorie e 2.300 milligrammi di sodio, cioè tre volte la quantità consigliata; i menu per ragazzini di Ruby Tuesday superano le 800 calorie, con 1.700 grammi di sodio.
Una sola catena sembra andare nella giusta direzione, si tratta dei punti di ristorazione Subway presenti nelle metropolitane dove si trovano fettine di mela, sandwich di dimensioni ridotte, latte scremato o acqua. Alla fine tutti gli 8 menu per bambini rientrano nei limiti nutrizionali.
Se confrontati con i report degli anni scorsi, i dati 2012 del CSPI ci appaiono rassicuranti, ma senza eccessi. Nel 2008 i menu che non rispettavano le indicazioni nutrizionali erano il 99% e solo 1 catena su 3 proponeva almeno un vassoio a misura di bambino sano, non in sovrappeso. Qualche passo avanti è stato fatto, ma la realtà esige cambiamenti più incisivi. Il CSPI ha invitato le aziende della ristorazione a riformulare i menu inserendo più frutta e verdura, più alimenti integrali, togliendo le bevande zuccherate, riducendo il sale ed eliminando i prodotti dolcificati. E in Italia?
Agnese Codignola
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Foto: Photos.com, Applebee’s
Giornalista scientifica
Il menu attraente (dunque pieno di grassi e zuccheri) risulta vincente perchè si adatta ai gusti di bambini che giudicano in base al gusto immediato e non alla salubrità dei piatti. I genitori comprano (è questo il problema) e il ristoratore fa affari e finchè sarà così non vedo perchè i menu debbano cambiare col rischio di meno introiti. Questione di soldi e di pubblico e il resto è solo contorno