“E questo dove lo butto?” Quante volte ogni giorno ci facciamo questa domanda al momento di differenziare gli imballaggi da buttare nella spazzatura? Un lettore ci segnala due prodotti della stessa categoria, formaggi con una copertura di cera, che presentano un’etichetta secondo lui incompleta. Di seguito pubblichiamo la lettera con la risposta di due aziende che producono questo tipo di formaggi: Galbani e Bel Italia.
La lettera sul Galbanino e Babybel
Il Galbanino della Galbani non riporta sulla busta di plastica come smaltire la pellicola di cera che riveste il formaggio. Verrebbe spontaneo, non essendo riportato nulla, smaltire la cera insieme alla plastica ma mi sembra corretto smaltirla nell’indifferenziato. Come mai la Galbani non si è posta il problema di riportare come smaltire la cera? Lo stesso accade per i Mini Babybel: anche in questo caso sull’etichetta è presente solo l’indicazione per lo smaltimento della pellicola di plastica e della retina, e non della cera rossa che avvolge i formaggini. Cordiali saluti. Piergiuseppe.
La risposta di Galbani
La ringraziamo per averci contattato e per aver sollevato un tema di grande rilevanza, sia per i consumatori sempre più attenti al proprio impatto ambientale, sia per le aziende impegnate nell’adozione di pratiche sostenibili e nella comunicazione chiara e trasparente. Le segnaliamo che la modalità di smaltimento del rivestimento in cera del nostro Galbanino è nel residuo secco/indifferenziato e che l’indicazione, come riportano le Linee guida per l’etichettatura degli imballaggi del CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, non è presente sulla confezione perché questo rivestimento non è considerato un imballaggio e quindi non soggetto all’obbligo di etichettatura. In ogni caso suggeriamo di verificare le disposizioni del proprio Comune per il corretto smaltimento. Ci auguriamo che le informazioni fornite siano state utili e rimaniamo a completa disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento.
La risposta di Bel Italia
Il tema della sostenibilità è fondamentale, diventa sempre più importante ogni giorno e siamo consapevoli che ci siano tante cose da migliorare dell’imballaggio Babybel. Per questo ci stiamo impegnando per trovare soluzioni che rispettano l’ambiente.
Ringraziamo fin da subito per il suo suggerimento riguardo l’indicazione di riciclaggio sull’etichetta e confermiamo che la cera dei nostri prodotti deve essere smaltita nel contenitore dei rifiuti indifferenziati.
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
Quando non trovate proprio nessuna indicazione è Secco Residuo
Comunicati che riassumerei in:
“La sostenibilità è fondamentale, però buttate nell’indifferenziato la confezione monoporzione del nostro prodotto”
“ci teniamo a dire che per legge non è un imballo quindi non avendo nessun obbligo non ci impegnamo a cambiarlo”
con la cera microcristallina del Galbanino ci faccio le candele :-> Penso che il problema è che queste cere derivano dal petrolio, ora confezionare un alimento con questo materiale non credo sia il massimo della vita. Non si mangia ma va comunque a contatto con prodotto. Se non erro, anni fa, utilzzavano la cera paraffinica, questo perché la certa microcristalline sopporta meglio il caldo.
Ci si preoccupa della cera e non del contenuto?
L’Italia è un paese fra i più grandi produttori di ottimi formaggi artigianali, con una varietà pressocché infinita e per tutti i gusti; mi chiedo quindi se è proprio necessario consumare formaggi industriali che hanno un rivestimento da smaltire nell’indifferenziato, senza entrare poi nel merito della loro effettiva qualità.