Tonno in scatola con limone e prezzemolo su sfondo scuro, vista dall'alto.

Il pesce, e il tonno in particolare, è normalmente considerato un alimento sano e un’importante fonte di omega 3. Il consumo medio annuo pro capite in Europa è pari a 24 kg e in Italia a 31,20 kg e la specie maggiormente mangiata in UE è il tonno con circa 5 kg all’anno a persona. Eppure, dietro a quello che si pensa essere un cibo salutare, può nascondersi un pericoloso veleno: il mercurio. È l’organizzazione non governativa BLOOM, che lavora per preservare l’ambiente e le specie marine, insieme a foodwatch a lanciare un allarme circa la contaminazione da metilmercurio nel tonno in scatola.

Il report sul tonno in scatola

Nel rapporto intitolato Tonno tossico: cronaca di uno scandalo sanitario è spiegato come nella totalità del tonno analizzato sono state trovate tracce di mercurio. Le due ONG hanno selezionato 148 scatolette delle dieci maggiori catene di supermercato di cinque Paesi europei – Italia, Germania, Francia, Inghilterra e Spagna – e le hanno fatte esaminare da un laboratorio indipendente. Il 100% del campione è in qualche misura contaminato, il 57% ha superato il limite massimo definito in UE per i pesci preda, una lattina del marchio Petit Navire comprata in un Carrefour di Parigi ha raggiunto il livello record di 3,9 mg/kg. Prima di vedere nel dettaglio i dati relativi all’Italia, è necessario ricordare che per le normative europee il livello di mercurio tollerato è differente nei pesci preda e nei pesci predatori come il tonno: se nel primo caso sono consentiti fino a 0,3 mg/kg, nel secondo si può raggiungere 1 mg/kg.

Il tonno venduto in Italia

Ma cosa si è scoperto per i prodotti venduti dai supermercati italiani? Le 28 scatolette analizzate sono state comprate nei Carrefour di Milano e Roma e nei Todis di Napoli. In cinque casi il metilmercurio presente è risultato maggiore di 1 mg/kg con un massimo di 1,49 mg/kg rilevato in una conserva Asdomar. In altri sei casi la contaminazione era compresa tra 0,5 e 1 mg/kg, in sei casi tra 0,3 e 0,5 mg/kg e nei rimanenti 11 tra 0 e 0,3 mg/kg.

A fronte di questi risultati, BLOOM e foodwatch hanno lanciato una petizione internazionale indirizzata alle maggiori catene di distribuzione europee tra cui le italiane Coop, Conad ed Esselunga, chiedendo rigorosi controlli, il divieto della vendita di tonno con una quantità di mercurio maggiori di 0,3 mg/kg, la cessazione di pubblicità e promozione del tonno e infine un’adeguata informazione sui rischi per la salute umana legati alla contaminazione di mercurio nel pesce attraverso un avviso presente sulle etichette dei prodotti a base di tonno.toxic tuna tonno tossico mercurio bloom 2024 pesce foodwatch

Due limiti diversi

Come abbiamo visto, in UE sono previsti due livelli massimi di mercurio diversi per i pesci preda e per quelli predatori, eppure la tossicità della sostanza è la stessa. Nel report è sostenuto che i regolamenti sarebbero stati adattati per garantire all’industria del pesce la vendita del 95% del tonno catturato che, con oltre 40 miliardi di dollari all’anno, rappresenta il settore ittico più redditizio al mondo. In questo campo l’Unione Europea è leader mondiale: le aziende europee possiedono 39 dei 50 maggiori pescherecci per il tonno presenti nell’Oceano Indiano, una zona chiave per questo tipo di pesca. Inoltre, è importante ricordare come lo standard attuale si applichi al pesce fresco, non al prodotto finito. Eppure il tonno in conserva contiene molta meno acqua di quello fresco, aspetto che ha come conseguenza il fatto che la quantità di mercurio sia due o tre volte più concentrata nel prodotto in conserva.

Rispetto a questa situazione di due pesi e due misure, le associazioni lanciano un’accusa molto forte. Secondo l’indagine di BLOOM diversi membri della FAO e dell’OMS, organizzazioni che hanno fortemente condizionato le normative europee in questi anni, hanno un evidente conflitto d’interesse.

Conflitto d’interesse

Il Codex Alimentarius – un insieme di regole e normative che stabiliscono gli standard alimentari internazionali istituito nel 1963 dalla FAO e dall’OMS – sarebbe sotto l’influenza della lobby del tonno. Il gruppo responsabile del monitoraggio dei contaminanti alimentari, infatti, è guidato dai Paesi Bassi, uno dei principali attori nella pesca industriale. Un altro ruolo centrale è quello giocato dal Comitato Permanente per le Piante, gli Animali, gli Alimenti e i Mangimi (PAFF) che è responsabile anche della definizione dei limiti di contaminanti dei prodotti alimentari. Composto dai rappresentati degli Stati membri dell’UE, il Comitato PAFF è accusato di operare in totale opacità: la Commissione Europea si rifiuta di rivelare l’identità dei suoi componenti, i risultati delle votazioni e il contenuto dettagliato delle discussioni.

Filetti di tonno a fette su un tagliere di legno, sullo sfondo pomodorini, limone e peperoncini
Il tonno in conserva contiene fino a due o tre volte più mercurio del tonno fresco

Mercurio: che cos’è e quali sono i rischi?

Il mercurio è un metallo pesante rilasciato da eventi naturali, come eruzioni vulcaniche, erosioni del suolo e incendi boschivi, e da attività umane quali la combustione di combustibili solidi come il carbone, alcuni processi industriali come la lavorazione della carta, la produzione di cemento e di PVC, l’incenerimento dei rifiuti. Si tratta di una sostanza altamente volatile che evapora rapidamente disperdendosi nell’ambiente e, in parte, depositandosi nei mari.

I batteri lo trasformano in metilmercurio, la sua forma più tossica, che viene assorbita dal fitoplancton – la principale forma vegetale per gli ecosistemi acquatici – che a sua volta viene mangiato dallo zooplancton, che rappresenta il cibo di molti pesci. I pesci infatti si considerano bioaccumulatori, poiché immagazzinano a tempo indeterminato i metalli pesanti ingeriti. Tutte le sostanze tossiche accumulate nei pesci preda si raccolgono poi nei pesci predatori, facendo sì che i livelli di mercurio siano dieci volte maggiori nelle specie che si trovano alla fine della catena alimentare.

Per quanto riguarda la salute umana, il metilmercurio può avere effetti devastanti poiché una volta ingerito è difficile da eliminare dall’organismo. Diversi studi hanno documentato i danni causati da questa sostanza che riguardano non solo i sistemi neurologico e motorio dei feti, ma anche quello neuromotorio, cardiovascolare, immunitario, renale e riproduttivo di bambini e adulti. Inoltre, dal 1993 è la stessa Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro che ha classificare il metilmercurio come “possibile cancerogeno” per l’uomo. È infine importante ricordare che raramente il mercurio si trova da solo negli alimenti: combinato ad altre sostanze, come il piombo, potrebbe avere sulla salute gravi effetti difficili da misurare.

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