Tavoletta di cioccolato fondente fatta a pezzi su un tagliere

Quasi un anno dopo il primo rapporto, e in previsione dell’aumento di consumi tipicamente associato alle festività natalizie, l’associazione Consumer Reports torna sul cioccolato e sulla possibile presenza di metalli pesanti. Piombo e cadmio troppo spesso, ancora oggi, contaminano i prodotti con cacao, arrivando alla pianta in vario modo (attraverso le radici, le foglie, l’aria). A volte, questi metalli si trovano in concentrazioni più che doppie rispetto a quelle considerate sicure. Nella versione di quest’anno, i prodotti analizzati sono 48, appartenenti a sette categorie diverse, tutti realizzati da aziende molto note a livello nazionale (statunitense) o internazionale. 

In generale, per ciascun prodotto sono stati analizzati tre campioni e in nessuno di essi è stato rinvenuto arsenico o mercurio (altri due metalli pesanti testati dall’associazione). Tuttavia in 16 prodotti le analisi hanno rilevato la presenza di piombo o cadmio in quantità superiori ai limiti (talvolta anche entrambi). Come riferimento, Consumer Reports ha assunto i valori indicati dallo stato della California, visto che non esistono limiti federali, e cioè 0,5 e a 4,1 microgrammi grammi di piombo e cadmio per porzione (circa 28 grammi, un’oncia). 

Cioccolato fondente a pezzi su un tavolo in mezzo a riccioli di cioccolato e cacao in polvere
Consumer Reports ha effettuato una nuova analisi sul cioccolato alla ricerca di metalli pesanti

Cioccolato amaro

Nei test dell’anno scorso, su 28 tavolette, 23 erano risultate contaminate, pari all’82% del totale (leggi qui il nostro articolo sull’allarme metalli pesanti nel cioccolato). Quest’anno non è andata meglio, anche se i campioni sono stati meno (ma differenti): cinque su sette, pari al 71%, sono risultati fuori norma. E la tavoletta con il quantitativo più alto è stata quella del cioccolato Perugina Premium Dark Chocolate, di Nestlè, che nella formulazione al 70% di cacao aveva il piombo al 314%, e in quella all’85% addirittura al 539%, cioè più di cinque volte i limiti. Uno dei prodotti testati, poi, aveva sia il piombo che il cadmio in concentrazioni elevate.

Cioccolato al latte

In questo caso i risultati sono stati migliori, perché nessuna delle cinque tavolette analizzate ha mostrato quantità eccessive di piombo o cadmio. Il fatto non stupisce, perché il cioccolato al latte contiene meno cacao di quello amaro e, di conseguenza, a parità di peso, meno contaminanti. Tra quelle presenti anche sul mercato europeo, è stata analizzata una tavoletta Lindt, Classic Recipe Milk, che è stata anche quella con le concentrazioni minori dei due metalli: in media una porzione contiene circa l’11% della dose massima giornaliera consigliata di piombo e il 13% di quella di cadmio, ed è quindi ampiamente entro i limiti.

Gocce di cioccolato

Nessuno dei 12 prodotti analizzati aveva concentrazioni eccessive di cadmio e solo due sforavano i limiti del piombo. Tuttavia c’è un elemento da tenere in considerazione. Una porzione di gocce, infatti, equivale a circa mezza oncia (la metà, quindi, di quella delle tavolette), e si può facilmente raggiungere con un paio di biscotti. Molto dipende quindi dal tipo di consumo, cioè se è sporadico o giornaliero, e da quanti biscotti si mangiano ogni volta. Consumer Reports consiglia quindi di scegliere le gocce di cioccolato per pasticceria con le concentrazioni inferiori di piombo e cadmio, che sono per esempio quelli di Nestlé e di Whole Foods.

Biscotto gelato con gocce di cioccolato
Oltre alle tavolette di cioccolato, l’associazione ha fatto analizzare altri prodotti a base di cacao, come le gocce di cioccolato e i preparati per dolci

Cacao in polvere

Nessuno dei prodotti analizzati aveva livelli di cadmio fuori norma. Solo due invece avevano piombo elevato: quello di Hershey (+125%) e soprattutto quello olandese di Droste, in vendita anche in Italia, che aveva il triplo del piombo considerato sicuro (+324%) in tutti e tre i campioni analizzati. Il migliore è dell’azienda biologica Navitas Organics che, stando a quanto si legge sul suo sito, fa effettuare sempre controlli per metalli pesanti a un laboratorio indipendente.

Miscele pronte per cioccolata calda

Di solito queste polveri contengono cacao, zucchero e altri ingredienti, motivo per cui non ci aspetta che vi siano alte concentrazioni di metalli. Ma non è questa la situazione riscontrata da Consumer Reports: quattro dei sei prodotti analizzati avevano elevate concentrazioni di piombo. Una delle miscele era di Nestlé (+108%) e un’altra è quella a marchio Starbucks, prodotta sempre di Nestlé (+159%). La maglia nera è andata a un mix di Walmart, che aveva il 345% in più di piombo rispetto ai limiti.

Preparati per brownie e torte

Questi preparati hanno superato bene la prova dei test di Consumer Reports. Uno solo dei sei prodotti – quello di Ghirardelli, un marchio che è uscito male da tutti i test – eccede i valori soglia di piombo di poco (+108%), mentre nessuno ha sforato per il cadmio. I valori sono riferiti a una porzione del dolce finito, considerando che di solito sono abbastanza piccole, e che da ogni confezione di preparato se ne ricavano in media tra le dieci e le venti. Anche per le miscele per torte il risultato è stato abbastanza buono: solo due tra i sei prodotti avevano troppo piombo, anche se in un caso – un mix senza glutine – il 218% in più.

Tortino con cuore morbido al cioccolato con pallina di gelato su un piatto
Tra i prodotti che avevano livelli eccessivi di piombo o cadmio ci sono anche alcuni marchi venduti in Europa e in Italia

La replica dell’industria dolciaria

Il sito ha avuto solo pochi commenti a questi dati dai diretti interessati, ma l’associazione dei produttori americani, la National Confectioners Association, ha replicato, tramite il suo vicepresidente Christopher Gindlesperger, che il cioccolato è sano e buono come lo è da secoli, e che sicurezza, qualità e trasparenza sono priorità assolute dei produttori. La Food and Drug Administration, dal canto suo, ha gettato acqua sul fuoco, commentando che l’allarme suscitato dai media è eccessivo e che non è dal cacao che arrivano le contaminazioni alimentari più gravi. Ma Consumer Reports ha messo in evidenza un altro aspetto: diminuire la concentrazione dei metalli nel cacao è possibile, e neanche troppo complicato (per esempio, assortendo le polveri da provenienze diverse). Spetta alle aziende, alcune delle quali, evidentemente, potrebbero fare di più. 

I consigli di Consumer Reports

È ovvio che bisognerebbe evitare, per quanto possibile, di assumere metalli pesanti attraverso la dieta. Ciò non significa tuttavia che sia necessario dire addio al cioccolato e al cacao. Ecco i consigli di Consumer Reports per ridurre i rischi:

  • Le donne in gravidanza e i bambini piccoli dovrebbero consumare cioccolato amaro solo sporadicamente e, nel caso lo facciano, preferire i prodotti che hanno superato meglio i test, perché il piombo e il cadmio possono avere effetti significativi sullo sviluppo del feto e sulla crescita del bambino. Se si mangia cioccolato, si deve fare attenzione agli altri alimenti che possono contenere metalli pesanti quali le carote, le patate dolci e il riso.
  • Il cioccolato al latte può essere una valida alternativa, ma contiene molto più zucchero di quello amaro e va quindi consumato con moderazione.
  • Gli adulti senza condizioni specifiche dovrebbero comunque evitare, quando mangiano cioccolato e altri prodotti con cacao amaro, altre fonti di metalli, e in ogni caso è meglio consumarle non troppo spesso o in quantità eccessive, perché ciascuna di esse contribuisce all’accumulo dei metalli presenti.

© Riproduzione riservata Foto: Fotolia, iStock, AdobeStock

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stever
stever
3 Novembre 2023 19:45

Sarebbe utile avere una classifica dei cioccolati più venduti in Italia

Roberta
Roberta
5 Novembre 2023 14:44

Sarebbe bella un’analisi del genere sui prodotti più commercializzati in Italia.

Patrizia
Patrizia
7 Novembre 2023 16:10

Sono una consumatrice di cioccolato amaro.Sarebbe quindi molto utile conoscere le marche che contengono tali metalli pesanti per poter orientare al meglio il consumatore. Scrivere solo che contengono metalli pesanti fuori limite è gridare al lupo al lupo senza vedere il lupo!!!

Valeria Nardi
Reply to  Patrizia
7 Novembre 2023 16:15

Nel testo ci sono le marche. Sono state inserite solo quelle presenti sul mercato europeo.

davis13
davis13
Reply to  Patrizia
18 Novembre 2023 23:35

esatto perchè ci sono pure i marchi della gdo che di sicuro non vengono esaminati da una ricerca usa…

luigiR
luigiR
21 Novembre 2023 15:04

ma quali sarebbero le fonti che permettono la presenza di metalli pesanti nel cioccolato (amaro, in particolare), si conoscono? c’è differenza tra colture convenzionali e biologiche?

Valeria Nardi
Reply to  luigiR
21 Novembre 2023 15:46

Piombo e cadmio spesso contaminano i prodotti con cacao, arrivando alla pianta in vario modo (attraverso le radici, le foglie, l’aria). Ma spesso si tratta di contaminazioni ambientali, e non direttamente collegate all’uso di pesticidi sulle piante. Le piante di cacao captano il cadmio dal terreno, accumulandolo nelle fave. Il piombo, invece, si deposita sul guscio esterno delle fave dopo la raccolta, dall’aria e dall’acqua contaminate. Questo spiega perché i livelli siano bassi quando le fave vengono lavorate poco dopo la raccolta, e sempre più alti via via che si allungano i tempi, soprattutto quando queste vengono lasciate a essiccare al sole. Questa modalità, infatti, favorisce l’accumulo di piombo derivante dalla polvere, che contiene sempre contaminanti di vario tipo. L’anno scorso avevamo scritto: In base ai dati dell’indagine, che ha valutato anche diversi marchi bio e solidali, non esiste l’equivalenza tra prodotti biologici o realizzati con cacao equo e solidale e rischi inferiori, anzi, spesso sono risultate peggiori, perché tutto dipende dalle condizioni di coltivazione, raccolta e lavorazione. Non bisogna quindi dare per scontato che queste tipologie di prodotti siano migliori.

AnTonio
AnTonio
Reply to  Valeria Nardi
4 Dicembre 2023 07:20

Aiuterebbe sapere i Paesi di provenienza del cioccolato contaminato in modo da non penalizzare tutti i produttori