“Questa è la nostra dichiarazione d’amore per l’Italia.” Recita così una pubblicità di McDonald’s apparsa sui maggiori quotidiani italiani. E anche le frasi successive risultano accattivanti: “Sosteniamo la filiera agroalimentare italiana, attraverso la scelta di ingredienti anche DOP e IGP e ci impegniamo in progetti di valore per il Paese”. La dichiarazione di amore della catena di fast food con 680 locali in tutta la penisola però sembra un buon esempio di “lovewashing”.
Già la frase iniziale sulla scelta di ingredienti DOP e IGP dà luogo a qualche sospetto. È vero che McDonald’s ogni tanto propone panini con speck dell’Alto Adige, bresaola della Valtellina, formaggio grana e altri prodotti DOP. Tuttavia si tratta di edizioni limitate che durano pochissime settimane e, comunque, i clienti pagano molto di più per l’ingrediente di pregio. McDonald’s ha proposto anni fa anche panini firmati dal grande cuoco Gualtiero Marchesi e ha visto anche ministri della Lega e autorità immortalati con il grembiulino rosso per festeggiare l’ennesimo panino con l’ingrediente DOP. La capacità di McDonald’s di trovare testimonial per i momenti di eccellenza è evidente, ma questo non può certo coprire la mediocrità del menu classico costituito dal Big Mac, patatine e Coca-Cola.
Il vero modello di McDonald’s
Gli hamburger di McDonald’s sono ricavati da vacche da latte italiane macellate dopo 4-5 anni perché non sono più redditizie. La carne che si ricava non si trova nei supermercati e tanto meno in macelleria perché risulta troppo legnosa e dura. Per questo viene venduta a poco prezzo e destinata agli hamburger di McDonald’s.
Per quanto riguarda il pollo in tutte le sue declinazioni (nuggets, cotolette, filetti) la catena usa solo carne di allevamenti italiani. È vero, ma si tratta di broiler, ovvero di animali a rapida crescita macellati dopo 35-42 giorni. Questi polli conducono una vita terribile: la maggior parte non si regge in piedi per via del petto esageratamente pesante che impedisce i movimenti, il 60% presenta gravi ustioni alle zampe che impediscono di camminare bene, e le carne mostra strisce bianche visibili ad occhio nudo per via di gravi infiammazioni muscolari. Animali disgraziati che crescono un etto al giorno in capannoni dove il livello di benessere è inesistente.
Certo McDonald’s ama l’Italia e sostiene la filiera agroalimentare come recita la pubblicità, ma è altrettanto vero che lo fa ricorrendo soprattutto a ingredienti di qualità mediocre. C’è un altro aspetto spesso trascurato, che riguarda il modello alimentare della catena. Fare campagne pubblicitarie proponendo ai ragazzi un Big Mac da 544 calorie, oppure un Gran Crispy McBacon da 728 calorie che poi vengono affiancati da un bicchiere di Coca-Cola e una porzione di patatine abbondante è sicuramente efficace, ma disastroso da un punto di vista nutrizionale. Tutto ciò accade ogni giorno perché McDonald’s ama l’Italia.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, McDonald’s
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Buongiorno, abito in una zona dove da circa un anno ha aperto un McDonald e le giuro che la viabilità in quella zona si è radicalmente modificata, oltretutto mi è capitato di sentire sempre più spesso nonni e genitori con aria festante dire di portare i loro nipoti/figli a mangiarci, senza rendersi conto di quanto può essere nociva una simile pratica se si trasforma in un’abitudine. È davvero incredibile come siano riusciti a fare tutto ciò è a malincuore non posso che fare i complimenti a chi cura le loro campagne marketing che purtroppo paghiamo con la nostra salute