Il governo britannico ha un grande problema di conflitti di interessi. Il suo Scientific Advisory Committee on Nutrition (SACN) è un board di esperti che da anni fornisce le indicazioni in base alle quali si stabiliscono linee guida, composizione dei menu delle mense pubbliche, progetti a lungo termine come la lotta all’eccesso di sale o di zucchero, le tassazioni specifiche come la sugar tax, l’alimentazione per l’infanzia, le indicazioni sulle vitamine e sui supplementi e così via. Tuttavia è composto, per più delle metà, da esperti che hanno forti legami con le aziende alimentari.
A denunciarlo e a proporre una discussione pubblica sull’opportunità di tali commistioni è Sophie Borland, giornalista investigativa del British Medical Journal, che ha appena pubblicato un lungo reportage su quanto scoperto esclusivamente consultando documenti pubblici relativi agli ultimi tre anni, e quindi a decisioni prese – nella quasi totalità dei casi – da governi precedenti, conservatori.
Intrecci poco rassicuranti
I membri del board sono 17. Di questi, 11 hanno rapporti con aziende di tutti i tipi, da quelle nazionali ai grandi colossi alimentari come Nestlé e Unilever. Il SACN ha poi un sottogruppo, dedicato all’alimentazione infantile, il SACN’s Subgroup on Maternal and Child Nutrition, e anche in questo caso sei degli 11 membri non sono indipendenti rispetto a coloro su cui si dovrebbero esprimere, comprese alcune aziende che producono alimenti per l’infanzia e latte artificiale (un ambito nel quale gli scandali sono stati continui, negli ultimi anni).
Qualche esempio. C’è David Mela, un nutrizionista in pensione che ha lavorato tutta la vita in Unilever e che continua a fare consulenze con la sua ex azienda, così come per Tate and Lyle, per l’affiliata israeliana alla Coca-Cola CBC Israel e per Cargill, per migliaia di sterline all’anno. E c’è Julie Lovegrove, ai vertici di un istituto molto contestato, l’International Life Sciences Institute (ILSI) Europe, no profit, creato più di quarant’anni fa da un dirigente della Coca-Cola, spesso coinvolto in vicende poco edificanti di indebite influenze sui governi e che comprende Pepsico, Mondelez, General Mills e molti altri.
Kevin Whelan, invece, ha lavorato per Nestlé Health Science, Danone, Alpro, Yakult, e per il Dairy Council poi per l’International Nut and Dried Fruit Council e l’Almond Board of California.
Nella sezione infantile ci sono invece Ann Prentice, membro del consiglio della Fondazione Nestlé Foundation, e Marion Hetherington, che ha svolto alcuni lavori per Danone e per Ella’s Kitchen (questi ultimi non retribuiti). Il coordinatore del sottogruppo è poi Ken Ong, retribuito anche dalla Mead Johnston Nutrition, che produce latte artificiale.
Le foglie di fico
Interpellato, il Governo ha risposto che i membri del SACN devono dichiarare i propri conflitti di interessi ogni anno, e quelli eventualmente sopraggiunti alla prima riunione utile, i cui verbali sono pubblicati online. Inoltre ha ribadito che nessuno dei membri del board ha in corso specifici progetti retribuiti in materie che confliggono con quelle sulle quali il SACN è chiamato a esprimersi ma, come ha ricordato Chris van Tulleken, il nutrizionista dello University College di Londra autore del best seller mondiale Cibi ultra-processati, anche inconsciamente avere rapporti economici con le aziende influenza il giudizio. “Come può qualcuno che afferma di avere interesse per la salute pubblica avere legami con aziende come Coca-Cola o Unilever?” ha commentato.
Alison Tedstone, ex nutrizionista-capo di Public Health England, ha risposto a Van Tulleken che rinunciare alle competenze di queste persone sarebbe una grande perdita e potrebbe ritardare il varo di leggi specifiche, ma l’esperto non è caduto nella trappola, e ha risposto con due argomentazioni più che solide: innanzitutto, il Paese ospita decine di esperti indipendenti, che potrebbero fare lo stesso tipo di lavoro senza essere sospettati di nulla.
Ma, soprattutto, se oltre vent’anni di consulenze hanno prodotto il disastro attuale, che vede il Regno Unito avere un tasso di obesità del 28,3% per le donne e del 26,9% per gli uomini, rispetto al 13,8% e al 10,7%, rispettivamente, di trent’anni fa, e un tasso di mortalità che è il più alto da 14 anni a questa parte, forse è il caso di mandare in pensione quei consulenti, e di cercarne di più capaci. La SACN dovrebbe essere del tutto indipendente dalle aziende, ha concluso Van Tulleken.
I conflitti di interessi che indirizzano la ricerca
Rob Percival, a capo della Soil Association, una no profit che lavora per un sistema alimentare più sostenibile, ha sottolineato: “Siamo preoccupati che il comitato e la sua integrità possano essere compromessi da questi legami con l’industria alimentare. Questo non vuol dire che i singoli scienziati siano stati corrotti; la sfida è sistemica. Ci sono Ormai evidenze concrete che i conflitti di interessi all’interfaccia tra scienza e politica possono influenzare politiche specifiche o narrazioni pubbliche a favore dell’industria alimentare in modi che mettono a repentaglio la salute pubblica”.
Infine, un altro aspetto è stato messo in luce da Katharine Jenner, direttrice di Obesity Health Alliance, la quale ha spiegato che se si è arrivato a questa situazione è perché la ricerca pubblica è sottofinanziata, e questo costringe spesso i ricercatori a cedere alle lusinghe delle aziende.
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Giornalista scientifica
questi conflitti d’interesse con le grandi industrie alimentari sono veramente vergognosi proprio perché riguardano la salute.