“Prosciutto in pericolo, l’Italia lotta per contenere la peste suina” è il titolo di un articolo del Financial Times del 6 settembre, che focalizza l’attenzione sull’epidemia ormai fuori controllo che ha colpito gli allevamenti di maiali italiani. L’articolo di Amy Kazmin, corrispondente di Roma del quotidiano britannico, indica 60mila animali abbattuti, ma a distanza di 10 giorni i numeri sono cambiati: adesso siamo a quasi il doppio (117.879) di cui 57 mila negli ultimi dieci giorni. In Italia pochi hanno voglia di dire come stanno realmente le cose. C’è il forte sospetto che nei prossimi giorni questi numeri saliranno e c’è un altro segnale preoccupante: nei macelli arriva un numero anomalo di maiali deceduti durante il trasporto.
Il ministro Giuseppe Lollobrigida si sofferma sulla strage delle api sul tetto del suo ministero, ma dimentica di ricordare la strage di maiali e il raddoppio dei focolai negli allevamenti (siamo a quota 50). C’è di più. La zona rossa ormai coinvolge quattro regioni – Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte – e si estende ogni giorno a macchia d’olio. Di fronte a questo quadro la lobby di Coldiretti, dopo due anni e mezzo di silenzio, scopre che in Italia c’è un’epidemia di peste suina di proporzioni gigantesche, convoca 500 associati e scrive a Lollobrigida e al Ministro della Salute Orazio Schillaci sollecitando ristori e invitando ad abbattere più cinghiali. Coldiretti trova anche il tempo di fare i complimenti al nuovo commissario straordinario Giovanni Filippini.
Coldiretti ha dimenticato l’epidemia
C’è da chiedersi perché la lobby degli agricoltori nei 30 mesi precedenti abbia dimenticato di sollecitare i due commissari straordinari il cui operato si è distinto per l’inefficacia. Coldiretti ora si scopre paladina degli allevatori, e si muove come una lobby, parlando di soldi e di cacciatori. Non accenna al fatto che, nel gennaio 2022, forse avrebbe dovuto sollecitare e pretendere dai suoi allevatori la messa in sicurezza delle strutture per evitare il contagio. Un errore imperdonabile, visto che si tratta della prima misura spiegata agli studenti di veterinaria per fronteggiare un’epidemia di peste suina. Anche sulla questione cacciatori Coldiretti fa un buco nell’acqua, visto che fino ad ora sono stati abbattuti cinghiali nei luoghi dell’epidemia, proprio quello che non bisogna fare.
Qualcuno sostiene che per due anni i lobbisti di Coldiretti e del Consorzio del Prosciutto di Parma abbiano cercato di insabbiare le notizie sulla peste suina per limitare i danni di immagine e non creare allarmismo fra i consumatori. Forse pensavano che il virus della peste suina individuato nei cinghiali in Liguria non potesse raggiungere gli allevamenti situati in Emilia Romagna e Lombardia, e che le montagne dell’Appennino avrebbero in qualche modo bloccato gli animali.
Il fallimento dei commissari
Il risultato è che di fronte al fallimento dei commissari, dei ministeri e delle lobby, ora si cerca di correre ai ripari, scoprendo che il punto debole non sono i cinghiali, ma gli allevamenti. Le aziende agricole non hanno realizzato le barriere, non hanno differenziato le aree pulite da quelle sporche, non disinfettano in modo regolare gli automezzi e non hanno imposto al personale l’utilizzo di abbigliamento da lavoro monouso, oltre a non avere bloccato gli spostamenti dei maiali. Insomma un disastro organizzativo e l’esito è drammatico.
Oltre a ciò bisogna considerare la scarsa informazione rivolta a turisti, cercatori di funghi, cacciatori che frequentano i boschi della zona rossa. A loro è fatto obbligo di adottare misure di biosicurezza (lavaggio delle scarpe, delle ruote gli automezzi…) per evitare il trasferimento del virus. Sarebbe interessante conoscere quanti manifesti sono stati diffusi dal Ministero della Salute (vedi sotto) per avvertire i turisti a non abbandonare avanzi di alimenti nei boschi, a non trasportare carne e salumi non certificati CE e a sanificare gli indumenti dopo una passeggiata nei boschi.
È vero che la peste suina non comporta rischi per la salute umana, ma il danno economico è enorme visto che l’Italia ospita 8,7 milioni di maiali domestici e quasi 50mila persone sono impiegate nel settore. Le vendite di prosciutto, salsicce e salumi comportano ricavi per 8,2 miliardi di euro l’anno, ma le cifre sono destinate a drastiche diminuzioni, visto che aumenta il numero di Paesi che hanno bloccato le importazioni.
La caccia assurda ai cinghiali
Il Financial Times ricorda le pesanti critiche rivolte dalla missione UE a luglio alla gestione italiana. Il report segnalava il fallimento degli interventi e sottolineava come la caccia al cinghiale nelle regioni, si può ritorcere contro perché spinge gli animali a migrare altrove, portando con sé il virus come è avvenuto. Quest’analisi che abbiamo riportato in un’intervista nel mese di aprile 2022 ad Andrea Mazzatenta dell’Università degli Studi ‘G. d’Annunzio’ Chieti-Pescara non è stata presa in considerazione dai Commissari straordinari.
La cosa bella è che in Italia la peste suina viene rappresentata come un’epidemia arrivata improvvisamente, come un evento inarrestabile (un po’ come il Covid). In questo modo non ci sono soggetti che hanno fallito sia tutti i fronti, ma solo persone di buona volontà che hanno cercato di ostacolare un virus sconosciuto e insidioso con scarsi risultati. Così si assolvono ministri, commissari e anche le lobby e i maiali continuano a morire.
Ultim’ora
Il nuovo Commissario straordinario alla peste suina Filippini (l’unico che ha capito la gravità della situazione e sta cercando di arginare in tutti i modi l’epidemia) ha protratto di un altro mese le misure restrittive straordinarie nei confronti degli allevamenti nella zona rossa. Una misura necessaria che dovrebbe quanto meno evitare l’estensione della zona rossa.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
In Rai nessun tg che dice qualcosa riguardo la peste suina. Stessa cosa fu per prosciuttopoli qualche anno fa. Servizio pubblico?
Non è del tutto esatto, ci sono stati molti servizi nell’ultimo paio di mesi, molte interviste al Commissario straordinario Filippini, che si trova a gestire una situazione complicatissima, ma ha la competenza e l’approccio giusti.
La caccia potrebbe (anzi ormai poteva) aiutare ma non in battuta, nel mondo venatorio c’è la ”guerra” tra le squadre (per la caccia , in battuta) e chi fa selezione, e i primi sono nettamente più forti.
Nessuno parla dei cacciatori che senza nessuna precauzione portano in giro la qualunque. Avrebbero dovuto bloccare la caccia nelle zone rosse e controllare le condizioni igieniche degli allevamenti intensivi secondo me
Il nuovo commissario dott Filippini in questa prima fase ha concentrato l ‘attenzione sugli spostamenti dei suini dalle zone di restrizione verso quelle libere e ci può stare allo scopo di impedire una ulteriore diffusione del virus. Manca finora però una strategia su che cosa fare fuori dall’ allevamento, a monte del problema, dove sta l infezione e da dove è partita l infezione… ricordiamoci di questo..
Per ora non ho sentito sulla sanificazione dalle carcasse infette di cinghiali, veri serbatoi di virus, non ho sentito di depopolamento dei cinghiali in modo ragionato, cioè adesso più che mai nelle zone ancora libere , mentre in quelle di restrizione 1 2 e 3 con piani ragionati di accerchiamento ( con recinzioni?! ) e poi abbattimento..
Per ora non ho sentito che TUTTI gli allevamenti non commerciali di tipo familiare devono chiudere ( con naturalmente i giusti indennizzi) e i suini allo stato brado e le riserve di cinghiali e i santuari ecc vanno abbattuti perché possibili serbatoi della infezione..
E sulle associazioni sindacali solo retorica e ideologia, solo ipocrisia, non rappresentano gli allevatori ma li usano per fini di ascesa politica e interessi personali e di coalizione.
Gli esperti tra cui il citato dott Laddomada e altri come il professor Vizcaino che ha eradicato la peste in Spagna ormai molti anni fa e ha partecipato alla eradicazione in Sardegna con lo stesso Laddomada, sono gli unici che possono dare le strategie esatte ed efficaci proprio perché conoscono come si comporta il virus.. Eppure nessuno li ha contattati e coinvolti nella squadra di lavoro, neanche Filippini il quale a sua volta faceva parte della stessa task force in Sardegna e quindi li conosce bene .. Cosa vuol dire questo? Che la politica non ha preso coscienza del dramma che si sta vivendo in questo settore importante.
Non essendo più giovanissimo, devo dire che l’approssimazione e la preparazione di chi si deve occupare del bene comune è sconcertante.
Non vado oltre e provo dolore nel pensare come vengono abbattuti questi poveri animali infettati e non, probabilmente scavando fosse comuni e seppelliti vivi, come strategia di guerra.
Povero creato.
Sia i cinghiali che i suini vengono trattati il centri apposta e non vengono seppelliti in fosse….
la biosicurezza (recinzioni, zone pulite, impianti di lavaggio e disinfezione mezzi di trasporto, ecc,) viene percepita dagli allevatori come un costo e non come un investimento al pari delle migliorie interne dei loro capannoni, tanto più che viene imposta dagli organi di controllo e “mediata” di volta in volta con altre misure richieste agli allevamenti per abbattere le emissioni e l’impatto ambientale. I finanziamenti e i bandi previsti dalla Unione Europea non prevedono contributi per la biosicurezza in quanto li considerano requisiti minimi di accesso e quindi vengono completamente ignorati.
Ricordiamoci che l’aumento della popolazione di cinghiali è stata voluta dalle nostre autorità a partire dagli negli anni 80 per ripopolare le zone montane scegliendo, però, razze provenienti dai paesi dell’est di taglia molto più grande delle autoctone e, soprattutto, con prolificità più che doppia con risultati che ora vediamo.
Sul maggior numero di suini morti arrivati al mattatoio dovrebbero indagare i veterinari delle Asur per capire se sono stati caricati in pessime condizioni di salute, cosa, però non possibile visto che loro colleghi devono fare una visita entro 48 ore dal carico e redigere un certificato che segue gli animali al mattatoio.
Ci sono molte altre cose che non sono state prese in considerazione.
L’inadeguatezza del Governo e le lobby alimentari prima fra tutte la Coldiretti, continuano a provocare disastri. Cosa possiamo fare?
Io metterei sul banco degli imputati quegli allevatori ignoranti, conniventi con alcuni veterinari altrettanto ignoranti (che non si capisce come hanno fatto a laurearsi!) che, trovandosi nelle condizioni di avere capi infetti, hanno pensato bene di nascondere il problema (c’è chi ha nascosto i maiali morti sotto un cumulo di letame!). Così facendo hanno contribuito alla diffusione della malattia.
Ci sono rigidi protocolli da osservare, soprattutto di carattere igienico (pulizia dei mezzi, delle attrezzature, del vestiario, ecc.) che tutti gli addetti dovrebbero conoscere ma che non osservano. Poi abbiamo avuto anche il caso emblematico di quel rifugio in Lombardia, con suini infetti, i cui gestori hanno fatto di tutto per evitare l’abbattimento (NECESSARIO, PURTROPPO), con un orda di sostenitori a fare da presidio noncuranti delle norme restrittive. In quel periodo i TG davano più notizia di questa protesta che del problema in sé, senza nemmeno dire che gli animali infetti morivano tra atroci sofferenze a causa del virus…
Buon giorno, nessuno ha fatto cenno alla dispersione dei liquami degli allevamenti sul terreni con gli autobotti , che avviene regolarmente . Da una parte si parla di indumenti monouso e disinfezione di calzature, dall’ altra si spargono a pioggia liquami potenzialmente infetti …
Anche I liquami sono vincolati a trattamento di bonifica prima della distribuzione…..
Mi perdoni l’intervento direttore. Ho letto la parola lobby talmente tante volte in poche righe che ho pensato alla mancanza di una correzione di bozze sulle ripetizioni. E’ un articolo che ha l’obiettivo di aumentare la visibilità su un problema reale o di sostenere una posizione politica antagonista? Allevatori e Coldiretti, categorie di cui non faccio parte e che non ho interesse nel sostenere, sono almeno 3 anni che predicano la drastica riduzione del numero dei cinghiali e paventano l’arrivo dell’epidemia negli allevamenti suinicoli del nord Italia. Esistono anche i calcoli economici dei danni previsti più volte sbandierati a triste monito. La replica più suggestiva è stata l’installazione una rete, alla stregua di quella utilizzata per i pollai, distesa su un’area vastissima con l’ignobile illusione che avrebbe frenato un animale possente e irruente come il cinghiale. Facile descrivere la situazione drammatica del comparto suinicolo quando su queste ottime pagine ho avuto purtroppo modo di leggere più volte posizioni anti-abbattimento dei cinghiali, non uso il termine “animalista” per non sminuire quello che reputo un portale molto ben fatto, tuttavia quando la soluzione deve essere ahinoi pragmatica e radicale, sfuggiamo l’oggettiva necessità per caldeggiare mode “cittadine” (per dirla da rurale quale mi sento) che “soluzionano” reali minacce sanitarie e danni economici euro-miliardari con l’empatia per i cinghialetti coccolosi. Due note a margine: 1) Se trattasi di zona rossa l’accesso è impedito a chiunque, sia esso escursionista, turista, cercatore di funghi, cacciatore o fantasma. 2) La PSA è arrivata in Europa dalle navi da crociera che smaltivano impropriamente i rifiuti nei porti dell’est Europa, il trasporto del virus, occultato in cibi che non nuocciono agli umani è il veicolo prediletto di questo cataclisma e il salto geografico delle Alpi, dalla Germania alla Liguria non mi dà la certezza ma infonde in me un fortissimo e solido dubbio, che lo si abbia fatto involontariamente atterrare in qualche avanzo di wurstel o prosciutto a buon mercato buttato nel pattume ormai divenuto in tutta Italia foraggio urbano per le colonie di cinghiali. Più che citare scampoli di studi e articoli marginali, ai quali se ne potrebbero opporre di più convincenti e in numero maggiore provenienti magari dagli stessi ambienti, sarebbe opportuno assecondare e lasciare libertà di pianificazione a chi tecnicamente, scientificamente ed economicamente, è deputato alla gestione della fauna e consentire, senza strapparsi i capelli e scendere in piazza con ridicole fiaccolate per piangere il dramma universale dell’abbattimento programmato dei cinghiali. Un cordiale saluto.
Non mi risulta che Coldiretti negli ultimi tre anni si sia mossa in modo coerente sul tema peste suina (provi a vedere quanto comunicati sono stati fatti) a fronte di un problema di notevole gravità. Gli esperti dicono di recintare le zone colpite dall’epidemia e lasciare tranquilli i cinghiali (si doveva fare nel gennaio 2022). In questo modo il virus non si sposta di centinaia di km. Sono animali stanziali. Lo dice anche il report restato dagli esperti veterinari di Bruxelles. Stabilire come il virus sia ” sbarcato” in Italia mi sembra molto difficile, e tutte le ipotesi sono valide. Non abbiamo mai espresso pareri contrari all’abbattimento dei cinghiali se fatto in modo selettivo e in zone non contaminate dal virus.Legga i nostri articoli. Il problema però non sono solo i cinghiali, ma gli allevatori che non hanno adottato le misure di sicurezza. Le autorità hanno grosse responsabilità perché non hanno spiegato bene a tutti i soggetti della filiera che comportarsi e come mettere gli allevamenti in sicurezza. Un’ultima cosa come mai non sono stati chiamati come consulenti i veterinari e gli operatori sardi che hanno debellato dopo 10 anni la peste suina sull’isola? Distrazione? Incompetenza?
Ma nel settore agricolo è da decenni che si avanza dubbi all’aumento di cinghiali, orsi e lupi, in Europa non abbiamo abbastanza spazi per lasciarli ripopolare all’infinito.
Le misure di biosicurezza son state spiegate bene e messe in atto con anche dei bei investimenti…..e guarda caso i suini infetti nei ultimi mesi avevano la bio-sicurezza rafforzata, comunque io ai veterinari della mia Ats dissi che occore limitare i selvatici in quanto sono il serbatoio del contagio indiretto anche tramite gli insetti, ma mi dissero che era impossibile, bene, un mese fà sul sito internazionale sulla suinicoltira http://www.3tre3.com è stato pubblicato uno studio cinese sulla Psa, con dati anche del resto del mondo, e riportava i vettori del virus e comprende anche mosche, cimici ecc…. purtroppo ci infettiamo nelle sale operatorie degli ospedali, figuriamoci se negli allevamenti si riesce a fermare tutti gli insetti, topi, ecc… è guarda caso i contagi aumentano in estate….
Vorrei sottolineare che l’attuale commissario era stato anche uno dei tre sub-commissari precedenti….ma non ha fatto nulla…..motivi di interesse politico??!!??!!
Sostenere che gli allevamenti hanno rispetto la biosicurezza è un azzardo. I provvedimenti adottati Filippini sono giunti in ritardo . Se la situazione fosse come lei sostiene non sarebbe stata necessaria la circolare
I cinghiali non sono stanziali, si muovono anche di km…..se poi ci sono i lupi…. vanno di corsa!!!
Vuole dire che cinghiali dalla Liguria si sono spostati fino a Lodi spaventati dai lupi!
Mi chiedo , alla luce del fatto che tutti gli allevamenti di suini sono dei bunker, dove non entra neppure la luce, attribuire la colpa ai cinghiali; solo e soltanto allevatori irresponsabili sono la causa di questo orrore, che entrano ed escono senza prendere misure precauzionali, che spandono i liquami sul terreno e soprattutto che utilizzano sistemi di allevamento intensivi che ,oltre ad essere moralmente inaccettabili per il trattamento che riservano a soggettività senzienti e coscienti (che dal punto di vista cognitivo ed emotivo non hanno nulla di diverso da i cani e gatti che tanto amiamo), sono la causa di zoonosi, resistenza agli antibiotici oltre ad essere insostenibili dal punto di vista del carbon foodprint, water foodprint ed ecological foodprint. Quello che sta accadendo è la nemesi di un sistema di sfruttamento degli animali disumano ed inaccettabile. Come al solito l umano deve trovare un capro espiatorio per le proprie nefandezze, e lo trova sempre negli esseri più deboli e vulnerabili . La sofferenza, l angoscia, il terrore che gli animali , mercificati, reificati , usati come oggetti (non diversamente da come si può usare della sabbia o delle pietre), sono costretti a subire in questi allevamenti è un abominio.Gli animalisti sono le persone piu pure, più umane, più empatiche tra tante, troppe, indifferenti alla sofferenza altrui : dedicano la loro vita ,senza alcuna contropartita, a dare voce ai più vulnerabili… La vera bontà dell’ uomo, la vera virtù sta nel difendere i più vulnerabili, non nel dominarli; il vero esame morale dell’ umanità, l’esame fondamentale, è il suo rapporto con coloro che stanno alla sua merce’: gli animali non umani. E qui sta il fondamentale fallimento dell’ uomo, tanto fondamentale che da esso derivano tutti gli altri..
Cosa dire? Di fronte a tutte le mancanze e insufficienze delle nostre istituzioni, questa della peste suina è una goccia in un mare di deriva senza fine: sostegni alle guerre più efferate e falsate, decreti sicurezza che ledono lo stato di diritto, leggi bavaglio per paralizzare la giustizia, ammesso che ci sia, stiamo andando lentamente verso uno stato che non tutela la democrazia, ma soltanto il potere.