Non vogliamo polli cresciuti in allevamenti intensivi e macellati dopo 5-7 settimane. Non vogliamo animali con ustioni alle zampe, né carne proveniente da polli che fanno fatica a stare in piedi per l’eccessivo peso, con un indice di mortalità elevato e gravi infiammazioni al petto.
Queste poche righe sintetizzano i criteri scelti da un’azienda italiana (presente nella lista delle top ten del settore) per l’approvvigionamento della carne di pollo. I criteri sono riportati nel rapporto di sostenibilità 2023. Vero è che stiamo parlando di una quota del tutto marginale (poco più di 10 tonnellate) rispetto alla quantità di materie prime utilizzate dall’azienda, ma si tratta di una decisione importante perché fatta in virtù del massimo rispetto per il benessere animale.
Per capire di cosa stiamo parlando, basta dire che il 93,5% dei polli allevati in Italia non rispondono a queste caratteristiche, trattandosi di animali a crescita rapida che conducono una vita sofferente per non dire disgraziata. Si tratta dei polli venduti nei supermercati, quasi tutti con ustioni evidenti alle zampe e affetti da patologie alle fasce muscolari, spesso con un petto di pollo ‘legnoso’, che costringe a destinare la carne alla preparazione di nugget, hamburger, cotolette e altri elaborati industriali…
Per rendersi conto delle differenze fra i polli a crescita lenta che l’azienda ha scelto per i propri prodotti e quelli a crescita rapida allevati in modo intensivo, basta dire che in metro quadrato vivono 7-12 polli rispetto ai 16-17 degli allevamenti intensivi. Oltre a ciò va precisato che questi animali non vengono macellati dopo 35-42 giorni ma arrivano allo stesso peso dopo 60-70 giorni. Un buon esempio, ma probabilmente si tratta dell’unico nel panorama nazionale.
© Riproduzione riservata Foto: Fotolia, AdobeStock
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
giornalista redazione Il Fatto Alimentare
Il nome dell’azienda in questione qual è?
qualcuno (ma chi?) comincia a cambiare rotta in questo settore, finalmente. spero che presto altri seguiranno. le relative carni costeranno di più? forse se ne compreranno meno, e sarà meglio per tutti.
Avicola Artigiana e’ anni che porta avanti con il pollo penna d’oro, una politica di pollo a lento accrescimento, senza uso di antibiotici, allevato seguendo il normale ciclo solare. Ben prima di ruspantino, campese, club del gallo fileni e tutto il carrozzone di aziende che verra’ dietro.
L’articolo è totalmente inutile se non fate il nome dell’azienda.
Il nome dell’azienda non è importante. È una realtà molto grande che però usa quantitativi molto piccoli di polli. Si tratta di un episodio forse unico nel panorama italiano che ci è sembrato utile riportare
Buongiorno,
direi che si tratta sì di una decisione importante ma…7 polli in un metro quadrato è QUASI ACCETTABILE, 12 polli in un metro quadrato per me sono ancora un po’ troppo strettini.
E il nome di questa azienda?
Grazie per l’attenzione.
Magari il nome sarebbe importante anche perché se ha a cuore il benessere dei polli, probabilmente lo avrà anche per gli altri animali da carne, e quindi andrebbe premiata scegliendola per gli acquisti
Sono perfettamente d’accordo; tutti insieme possiamo cambiare e far cambiare le cattive abitudini spostando i nostri acquisti verso una spesa più buona e consapevoli del giusto prezzo e il nome dalla ditta spingerebbe tutti noi a premiarla con i nostri acquisti.
E comunque una cosa vergognosa, io allevo galline per uso familiare dal pulcino al pollo sa quanti mesi ci vogliono? 10 mesi. Non dico altro.
Al banco macelleria del supermercato dove vado li vendono i polli allevati in modo lento e responsabile, ma parliamo di 18-20€ a pollo, in pochi lo comprano. Anche perché scegliere della carne di quel tipo lo si fa per 2 possibili motivi:
1 benessere in vita del povero animale
2 qualità nutrizionali più elevate
In entrambi i casi bisogna essere disposti a pagare il triplo
All’estero i polli interi. a lenta crescita costano il 30% in più degli altri .
Qualcuno ci marcia, per guadagnarci su l’impossibile? Il 30% in più mi andrebbe bene, mi va bene anche comprare il pollo intero perchè è quello che ho sempre fatto; ma a pagare ogni volta il triplo come si fa?
Io dico che bisogna cambiare nel modo di mangiare diminuendo la frequenza di carne e quindi meglio spendere 20€ ed invece di prendere il pollo 2 volte la settimana lo mangiamo una. Un buon prodotto è giusto costi di più. Noi ormai siamo talmente abituati con il sistema GDO che non accettiamo un costo maggiore di un prodotto di qualità. Come ha scritto sopra il signore che da pulcino a pollo per i suoi passano 10 mesi va da sé che non potrebbe venderli a 8 euro se dovesse farlo, non ne varrebbe la pena
Far stare 7-12 polli in 1 metro quadrato è benessere animale? farli vivere 60 giorni anzichè i 9 mesi è benessere animale? che si vergognino, e mi meraviglio di chi commenta positivamente la notizia!
Si tratta di allevamenti intensivi comunque ma con un discreto livello di benessere . Un compromesso comunque
Buongiorno, immagino la cosa mi fa molto piacere. Quando c’è una iniziativa positiva, trovo importante segnalare l’azienda; ciò non può essere frainteso e considerata pubblicità occulta ma atto dovuto di riconoscimento ad una iniziativa corretta. Saluti
penso che qualsiasi allevamento intensivo vada eliminato, oltre ad essere dannoso all’ambiente e agli animali stessi, non sappiamo bene quanto possa far male anche all’uomo oltre a dover mangiare una carne o pesce pessima. Credo sia necessario fare un passo indietro e tornare ad allevamenti più naturali. anche quelle ittiche le terrei al limite solo per il ripopolamento, cioè una volta cresciuti di un certo tanto li rimetterei in mare e nei fiumi