Lo scandalo del latte adulterato dall’azienda TreValli Cooperlat, reso commestibile grazie all’aggiunta fraudolenta di soda caustica e acqua ossigenata, è un problema serio. Per il momento non ci sono stati richiami e non sono in corso campagne di ritiro dai punti vendita, tant’è che il latte è venduto regolarmente nei negozi di Urbino, come abbiamo constatato. Questo accade perché i NAS hanno sequestrato preventivamente il prodotto che si presume adulterato, impedendone così la commercializzazione. Tuttavia non si possono escludere altre iniziative future.
Fermo restando la presunzione di innocenza, la questione è seria perché stiamo parlando del terzo gruppo lattiero caseario italiano con all’attivo 10 marchi, 14 certificazioni di qualità, tre stabilimenti nelle Marche con 500 dipendenti e un fatturato di circa 245 milioni di euro. La questione è seria perché i quantitativi di prodotti e sostanze adulteranti sequestrati dai NAS di Ancona e dall’Ispettorato repressioni frodi sono notevoli (90 tonnellate di latte, 110 di formaggi adulterati, oltre a 2,5 tonnellate di soda caustica e acqua ossigenata) per un valore di 800 mila euro.
Il sigillo di Altroconsumo sul latte TreValli
Un altro aspetto critico della vicenda è che fino a due giorni fa sul sito dell’azienda campeggiava con un certo rilievo la fotografia del sigillo di qualità come ‘Miglior Acquisto’ attribuito due mesi fa da Altroconsumo al latte TreValli alta digeribilità senza lattosio (confezionato in uno stabilimento diverso da quello sequestrato dai NAS), grazie all’ottimo rapporto fra qualità e prezzo. Il risultato è frutto di un test comparativo realizzato su 11 prodotti della categoria nel gennaio 2024.
In una nota redatta per annunciare l’importante riconoscimento l’azienda precisa che “da oltre sessant’anni produce prodotti buoni, sani e genuini…” e ricorda “che Altroconsumo è la più grande organizzazione indipendente di consumatori in Italia, da oltre 50 anni è il punto di riferimento per i cittadini e offre strumenti innovativi per scelte sicure e convenienti”.
Le criticità dei ‘sigilli’
La scelta di Altroconsumo di vendere alle aziende che nei test meritano il giudizio di ‘Miglior prodotto’ o ‘Miglior acquisto’ un sigillo di qualità risale al 2015 e presenta inevitabili criticità che avevamo evidenziato. Il sigillo può essere utilizzato negli spot tv ma anche radiofonici, sulle etichette dei prodotti e persino sugli scaffali dei punti vendita “per permettere a tutti i consumatori, un consumo informato e consapevole”.
Era quindi inevitabile che prima o poi sarebbe capitato di vedere il sigillo a fianco di un marchio sospettato di sofisticazioni o adulterazioni alimentari. Il prezzo pagato da Tre Valli per utilizzare il sigillo è stato di 2600 euro per tre mesi. Certo, il sigillo di Altroconsumo è stato assegnato a un latte probabilmente non adulterato, ma resta il fatto di un accostamento infelice fra il marchio di un’azienda fortemente sospettata. TreValli Cooperlat da noi interpellata ha precisato che “attende gli esiti degli accertamenti da parte delle autorità competenti” e ha ribadito ” la totale genuinità di tutti i prodotti destinati al consumatore finale, nel rispetto delle normative vigenti, e la massima attenzione ai più aggiornati standard in materia di sicurezza e di qualità”.
Altroconsumo ha pubblicato una nota dove fa alcune precisazioni sul ‘sigillo’ utilizzato dall’azienda. Resta il fatto imbarazzante della presenza di un riconoscimento di ‘garanzia’ da parte di un’associazione di consumatori verso un marchio sotto inchiesta come TreValli. Oggi la vicenda riguarda il sigillo a fianco di un marchio sospetto di adulterazione, ma domani potrebbe capitare a un’azienda indagata per problemi ancora più seri e sarebbe più complicato doversi giustificare.
© Riproduzione riservata Foto: TreValli
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Ero socio parecchi anni fa di Altroconsumo ma la mia fiducia aveva poi iniziato a vacillare quando era stata “accompagnata” in uscita l’allora direttrice Rosanna Massarenti : all’epoca, con le sue direttive, nessuna azienda poteva fregiarsi pubblicitariamente del risultato di Miglior Acquisto dai test, pena essere contattati e costretti al ritiro, proprio per garantire equità ed indipendenza. Altri tempi, evidentemente.
Non dico che vi sia stata malafede nell’assegnare il bollino di Altroconsumo, anzi, potrebbe essere il contrario ovvero la Tre Valli una volta ottenuto il bollino potrebbe aver cambiato (in peggio) forte di un “marchio” di qualità, però…
Come scrivevo nel 2018 (https://wp.me/pjP1E-tXd), spiegando il mio abbandono di Altroconsumo dopo decenni da Socio: “…a suo tempo non avevo gradito molto la “commercializzazione” dei marchi Miglior Acquisto che ottengono i prodotti dopo i test, però la vicenda di Quattroruote dovrebbe insegnare qualcosa.
Leggi: La credibilità di Quattroruote traballa? (https://wp.me/pjP1E-8N8)
Riviste che sono un punto di riferimento per i lettori si giocano la partita sulla credibilità ed attendibilità. Se i soci cominciano a dubitarne, come capita a me ora, potrebbe esserci un fuggi fuggi.”
Fuggi fuggi già fatto e non per il problema odierno ma perchè come altri ho cominciato a dubitare dell’imparzialità dei test e conseguentemente dei giudizi, quindiho preferito disdire un abbonamento che avevo da oltre 10 anni
infatti del possibile “fuggi fuggi” ne scrivevo in un post del 2018 … ed ero socio da 30 anni.
Sarebbe interessante sapere quanto sia costato ad Altroconsumo, in termini di disdette, il modo di agire degli ultimi anni.
Non è scandaloso il rilascio di un marchio se si fanno i controlli su una gamma di prodotti e ne esce un vincitore, scandalosa resta la frode, non rivolgiamo la frittata! Poi magari ci vorranno controlli periodici per il solo prodotto che ha vinto il test, per l’intero periodo in cui si fregia del marchio, quello si!
Il problema è se vale la pena vendere un sigillo di “garanzia” per un periodo di 3-6 mesi a un’azienda, a fronte di un’ analisi che ha dimostrato il vantaggio o la superiorità qualitativa d’un prodotto, senza avere alcun controllo di una situazione che si potrebbe venire a creare il giorno dopo come è successo nel caso TreValli. Resta nell’immaginario l’affiancamento del marchio di Altroconsumo al nome di un’azienda che potrebbe avere seguito delle procedure illecite.
Va da sé, comunque, che l’immginario conta, ma la razionalità alla quale ci richiama Leonardo non va sottovalutata. Altrimenti il rischio è che non ragioniamo più con le “nostre zucche” ma accostiamo a livello immaginario, superficiale, delle notzie e dei fatti. E questo è pernicioso.
Ma, per amor di verità, aggiungo che sono stato contrario anch’io come chi mi ha preceduto nei commenti, alla vendita del sigillo.
Peraltro, come già scritto, qualcuno degli “storici” di AltroConsumo si è trovato (e si trova) in difficoltà per le scelte involutive fatte dall’associazione.
Infine, aggiungo un’esperienza personale. Qualche anno fa, sulla base di un test sul vino di AltroConsumo, aquistai diverse bottiglie di un vino rosso marchigiano uscito benissimo nel test; sia nei parametri di laboratorio, che nel rapporto qualità-prezzo. L’annata successiva questo vino aveva riportava il marcho di AltroConsumo, ma … la qualità era sensibilmente peggiorata, e da quel giorno non lo comprai più.
È un po’ il problema di tutte le varie certificazioni bio eco green etc soprattutto se emanate da enti privati, che siano a scopo di lucro no, e che vengono inevitabilmente sfoggiati come status symbol a scopo di promozione dell’immagine dei propri prodotti dalle aziende che riescono a conseguirle.
Molto interessante a questo riguardo la lettura di “Is shame necessary” di J. Jacquet
Il punto è che se paghi qualcuno per ottenere qualcosa, poi non puoi ricevere un danno dal percipiente. E’ nella logica (cinica ma pragmatica) delle cose.
Forse bisognerebbe rivedere certi meccanismi affidando i controlli a enti pubblici terzi che non devono nè possono ricevere alcunchè dai controllati.
Sulle riviste di controllo qualità non metterei la mano sul fuoco. Chi controlla il controllore? Boh
un ente che si chiama ACCREDIA
Non facciamo confusione, ACCREDIA accredita organismi di certificazione e ispezione e laboratori di prova e di taratura che verificano la conformità dei beni e dei servizi alle norme cogenti e volontarie, ma non riviste che attribuiscono una propria attestazione di qualità.
La mia risposta è relativa al posto in cui si parla di certificazioni rilasciate da enti private. (certificazioni bio.. igp,,ecc) questi enti devono essere accreditati e quindi soggetti ad ispezioni da parte dell’ENTE ACCREDIA ( che non è un organismo di certificazione SOLO per i laboratori di prova e taratura… vedi ECEPA PER COPPA DI PARMA IGP )
quindi mi scusi ma non sono io ad aver fatto confusione
Bravo, ottimo articolo. Da quando Altroconsumo ha cambiato strategia assegnando “sigilli” a pagamento ho disdetto l’abbonamento che avevo da oltre 15 anni.
Ma veramente?!! Io sono abbonata da anni e mi sono sempre fidata del sigillo assegnato pensavo in modo imparziale! Non sapevo si facessero pagare!!!!!!
Ero e continuo ad essere socio di Altroconsumo, trovo comunque molte notizie interessanti al di là dei risultati specifici. Poi compro anche Il Salvagente e… leggo qui…
Altroconsumo :abbonamenti a pagamento,bollini a pagamento, gadget a pagamento.Nata bene ma cresciuta male.
Non sapevo il perche’ , ma non mi sono mai fidata di Altroconsumo in toto. Ottimo lavoro Direttore La Pira, ti immagino sempre un po’ defilato da una parte ad osservare, in una vaga leggera solitudine, la solitudine che tocca, oggi, alle persone coerenti e perbene.
Grazie per il prezioso lavoto che svolgete quotidianamente.
Sono un abbonato ad Altroconsumo (comunque utile nelle controversie giuridiche tra privati e produttori), ma alcune storture le ho notate anch’io circa i sigilli su beni di largo utilizzo (detersivi, alimentari, materassi, caffè. ecc.) che a distanza di pochi mesi vengono spostati da un marchio all’altro. Può anche essere che le aziende non mantengano lo stesso standard di qualità nel tempo, ma una spiegazione nel merito sarebbe buona cosa
Saluti a Tutti.
Alla luce delle notizie diffuse, sicuramente, è indiscutibile aspettare l’esito delle indagini. Però va evidenziato che le due sostanze sequestrate, soda caustica e acqua ossigenata, sono utilizze a scopo cleaning nei CIP di lavaggio; in particolare, negli scambiatori di calore (alias pastorizzatori) per il trattamento termico di latte e derivati. Quindi, non c’è da scandalizzarsi se erano lì. Si potrebbe, anche, immaginare una contaminazione accidentale durante ultimo risciacquo e la soda non è sta, completamente, “neutralizzata”. Alla ripartenza, tracce di soda si sono miscelate col prodotto! Ripeto, ciò non esclude che è d’uopo indagare.
Queste cose le abbiamo scritte anche noi, ma si tratta di argomentazioni legittime a fronte di un silenzio assordante di TreValli
Aggiungo.
L’acqua ossigenata, oltre a poter essere usata come “Booster” nei lavaggi, in tale settore, si usa come “sterilizzante” negli impianti di riempimento igienico/asettico tipo brick e simili. Per esempio, il “foglio” attraversa una soluzione di acqua ossigenata, poi viene strizzato e asciugato ed infine, previa formatura, si procede al riempimento e… si ottiene il mattone (brick).
Grazie ma queste cose dovrebbe dirle TreValli
Giustissimo! Mi sono permesso perché lavoro in ambito alimentare (non ho nessun contatto/legame con Tre Valli).
In qualità di socia ritengo che, stando casi di questo genere, sarebbe opportuno non rilasciare tale sigilli.
Mi torna in mente un articolo dello scorso anno in cui il Fatto raccontava di una iniziativa di marketing di Altroconsumo insieme a MacDonald.
Mi piace l’analisi sul gruppo tre valli ed altro consumo
Maaa… aspettare la conclusione delle indagini e la conferma della frode compiuta?
Tante indagini sono partite im maniera roboante per poi concludersi in un nulla di fatto.
Però qualche precisazione dell’azienda sarebbe utile
Sono anni che ho disdetto l’abbonamento ad Altroconsumo e fatto con il Salvagente. Avevano una pubblicità ed una tecnica di marketing oppressiva, e questo non faceva presagire nulla di buono