La vicenda delle acque minerali di Nestlé Water vendute in Francia come naturali, e quindi non sottoposte ad alcun procedimento, ma in realtà filtrate e sanificate tramite raggi UV è giunta a un passaggio cruciale. Alla fine di novembre il tribunale di Nanterre, presso il quale si era rivolta l’associazione di consumatori Que Choisir, ha dato ragione al colosso elvetico, con una sentenza a dir poco contraddittoria. L’acqua Perrier (uno dei marchi detenuti da Nestlé Waters insieme a San Pellegrino, Panna e altre) potrà continuare a essere definita “naturale” nonostante i trattamenti, e quindi in aperta contraddizione con le norme vigenti. L’associazione dovrà risarcire anche le spese legali, che ammontano a cinquemila euro. Ma vediamo come si è arrivati alla sentenza.
Una storia che va avanti da anni
La contraffazione è venuta alla luce nel 2024, in seguito a un’inchiesta durata mesi e condotta da Radio France e Le Monde dopo la denuncia, nel 2019, di un dipendente delle Sorgenti Alma. Il risultato è stato un rapporto di oltre cento pagine secondo il quale almeno dal 2020 circa un terzo delle acque minerali Perrier, Vittel e di altri marchi, vendute come “naturali”, e quindi teoricamente non trattate, in realtà erano regolarmente sottoposte a filtrazione o a raggi UV, per eliminare impurità, pesticidi e contaminazioni microbiologiche.

Lo scandalo, nato inizialmente solo in alcuni stabilimenti, si poi esteso a quasi tutti quelli di proprietà di Nestlé, dimostrando che si trattava di un approccio sistematico, e non della malpractice di una sede di produzione sfuggita al controllo. In seguito il problema si è esteso anche acque trattate in Svizzera e sono stati coinvolti alcuni membri del Governo francese, secondo le accuse troppo contigui all’azienda e ai suoi interessi, più che a quelli dei cittadini. La sentenza arrivata pochi giorni fa non fuga i dubbi.
L’acqua “naturale”
Que Choisir aveva chiesto al tribunale di obbligare l’azienda a ritirare le bottiglie con la definizione “naturale” ma contenenti acqua filtrata o trattata, in base a quanto prevede la direttiva europea.
I motivi erano chiari: da una parte il ritiro sarebbe stato motivato dalla non conformità alle normative vigenti, dall’altro dalla preoccupazione per la salute dei consumatori. Se infatti quelle acque dovevano necessariamente essere trattate per essere decontaminate, che tipo di acqua era presente realmente nelle bottiglie? A tal proposito, la presidentessa dell’associazione Marie-Amandine Stévenin ha ricordato un caso accaduto in Spagna nel 2016, quando per motivi analoghi migliaia di persone dovettero ricorrere a cure mediche, in alcuni casi anche a un ricovero per aver bevuto acqua minerale microfiltrata.
Dopo un rinvio della scorsa estate, il tribunale si è pronunciato a favore di Nestlé, ritenendo che non ci siano gli estremi per chiedere il ritiro. Eppure, come ricorda ancora Stévenin, nello scorso aprile una relazione stilata da tre idrogeologi e consegnata alla Prefettura di Gard e all’Agenzia Sanitaria Regionale dell’Occitania aveva emesso un parere sfavorevole alla continuazione della produzione di acqua minerale dalle sorgenti di Gard, considerate ormai troppo contaminate e non più idonee al prelievo di acqua “naturale”. Oltre al rapporto, la stessa azienda aveva distrutto i lotti di Perrier che contenevano acqua filtrata con filtri da 0,2 micron (millesimi di millimetro), ritenuta illegale dalla stessa prefettura di Gard, e poi sostituita da Nestlé con una filtrazione con filtri a 0,45 micron. Peraltro, nel 2019 un’acqua (la Luchon) considerata non più idonea alla denominazione “naturale” venne ritirata.
Acqua minerale? No, ma non importa
Oltre ai precedenti, Stévenin ricorda anche che al momento otto marchi non appartenenti a Nestlé, che rappresentano il 45% del mercato delle acque minerali naturali, chiedono anch’essi il ritiro della Perrier e il rispetto del quadro normativo vigente, giudicato rigoroso e a difesa dei consumatori.
Alla fine arriva la sentenza, quasi inspiegabile. I giudici ammettono che Perrier “non soddisfa necessariamente i criteri di acqua minerale naturale a causa della purezza originale”, e che “la microfiltrazione a fini di disinfezione è vietata”, ma poi non traggono alcuna conclusione da tali premesse. L’unico provvedimento richiesto, al momento adottato solo in seimila degli oltre 140.000 punti vendita ufficiali, è l’apposizione di un cartello in cui si legge che “Sebbene le bottiglie di Perrier siano sicure dal punto di vista sanitario, il loro nome potrebbe temporaneamente non essere conforme alle normative per le acque minerali naturali”.
L’associazione annuncia di non aver intenzione di fermarsi: il Watergate francese non finisce con la sentenza.
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Giornalista scientifica



mi sembra una sentenza scandalosa, più frutto di una forte influenza della multinazionale sulla corte, che di una libera formulazione dei giudici in punto di diritto. vedrei ovvia l’insistenza delle associazioni di consumatori e dei concorrenti della Nestlé a portare avanti in grado di giudizio una simile ingiustizia.
Ubi maior minor cessat, nulla di nuovo sotto il sole. I giudici francesi sono persino più creativi dei nostri. E’ inutile prendersela…và così.