Tassazione delle bevande alcoliche: il report dell’OMS
Tassazione delle bevande alcoliche: il report dell’OMS
Rossella Ardizzone 21 Marzo 2024Inserire nuove accise, per diminuire l’accessibilità agli alcolici, è la raccomandazione del nuovo rapporto pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dal titolo Global report on the use of alcohol taxes 2023 sviluppato dal team “Health, Fiscal Policies, Health Promotion Department” dell’headquarter di Ginevra.
Il testo, in cui non si fa differenza tra uso e abuso, è un completamento del manuale tecnico sulle politiche fiscali in materia di alcool pubblicato dall’OMS nel 2020*. Gli autori chiedono ai governi di aumentare le tasse sugli alcolici avendo individuato nel loro consumo uno dei principali fattori di rischio per la salute mondiale.
Utilizzare politiche fiscali per ridurre il consumo di alcol e i danni correlati è la strada da percorrere per contribuire anche ad alleggerire la sanità pubblica. Con la diminuzione di malattie alcol-correlate, nel medio e lungo termine, ci sarebbe anche un risvolto positivo per l’economia dei Paesi. La valutazione delle diverse tipologie di imposte, attraverso i dati raccolti in 164 paesi con un’indagine conoscitiva che ha coinvolto 195 stati membri dell’OMS tra luglio 2022 e giugno 2023, fornisce indicatori utili alla pianificazione di una politica fiscale uniforme.
Tipologie di tassazione
La tassazione più diffusa, anche se attuata con differenti modalità, riguarda il contenuto/gradazione alcolica della bevanda. È risultato che l’accisa basata sul volume è la più diffusa per la birra ed il vino, quella basata sul contenuto di alcol è la più diffusa per i superalcolici. Interessante la sezione dove emerge che dei 148 paesi che applicano le accise solo 21 destinano le entrate a programmi sanitari come la copertura sanitaria, la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili, il controllo sull’alcol e la promozione dell’attività fisica.
Per quanto riguarda i Paesi della regione europea dell’OMS dal rapporto emerge l’inefficacia delle misure attuate. A rigor di logica le aliquote fiscali dovrebbero essere le stesse per tutte le bevande alcoliche (birra, vino, superalcolici) poiché la tassazione ridotta di una bevanda rispetto ad un’altra potrebbe incoraggiarne il consumo in particolare per i bevitori ad alto rischio.
Confusione e poca chiarezza
Insomma tante ipotesi, tanta diversità di applicazione e di chiarezza persino tra i paesi della regione europea dell’OMS dove il vino è esente da accise almeno in 22 paesi (questi dati si concentrano sul vino fermo e non sullo spumante). A livello globale, a luglio 2022, almeno 148 Paesi applicano accise a livello nazionale su almeno un tipo di bevanda alcolica (idealmente, le accise sugli alcolici dovrebbero essere applicate a tutte le bevande alcoliche).
La maggior parte dei Paesi che non applicano tali imposte si trovano nelle regioni del Mediterraneo orientale o del Sud-est asiatico, dove molti Paesi vietano la vendita di alcolici. In 11 paesi dei 164 analizzati la vendita di alcolici non è legale. In Germania l’accisa si applica al vino spumante e non al vino fermo. Per la birra solo lo Zimbabwe non applica accise. Per le accise sul vino non ci sono dati riguardanti Mali e Sri Lanka.
L’applicazione delle accise in Italia
Come si legge sul sito web della camera dei deputati alla voce Accisa sui prodotti alcolici: “In Italia, giusta autorizzazione europea, il vino e le bevande fermentate diverse dal vino e dalla birra sono esenti da accisa. L’imposta grava su altri prodotti in particolare sull’alcol etilico, sui prodotti alcolici intermedi e sulla birra”.
Inoltre in Italia, dal 1 Gennaio 2022, sono vigenti le modifiche apportate al regime fiscale delle bevande alcoliche e sull’alcol etilico al fine di recepire nell’ordinamento nazionale la direttiva 2020/1151 UE.
Mentre l’Europa cerca di consolidare e definire un’omogeneità sembra che alcuni paesi applichino ognuno la propria strategia. Una delle più efficaci è quella della Lituania che, a seguito dell’aumento nel 2017 delle entrate fiscali sull’alcol da 234 milioni di euro nel 2016 a 323 milioni di euro nel 2018, ha visto i decessi alcol-correlati scendere da 23,4 ogni 100.000 persone nel 2016 a 18,1 ogni 100.000 persone nel 2018. Contestualmente all’aumento delle accise il governo ha anche aumentato l’età legale per bere e vietato qualsiasi forma di pubblicità.
Al di fuori dell’UE: Londra e Russia
A Londra più di 100 produttori di vino e la Wine and Spirit Trade Association, WSTA hanno chiesto la riduzione delle accise che, a seguito degli aumenti effettuati ad agosto 2023, ha generato un boomerang che è andato a colpire le casse dello stato.
La Russia invece ha firmato la conversione in legge del provvedimento che contempla l’aumento delle accise su vino e spumante da maggio 2024 con un incremento decisivo, che vedrà triplicare la tassazione. Le conseguenze saranno inevitabili sull’import considerando che da agosto 2023 c’è stato anche un aumento dei dazi sull’import di vini da paesi considerati “ostili” tra cui Stati Uniti e paesi UE.
Nel panorama delle manovre sulla tassazione dei cosiddetti “prodotti malsani” (tabacco-bevande zuccherate e bevande alcoliche) si inserisce lo studio condotto da Gallup, in collaborazione con l’OMS e Bloomberg Philantropies. Tra i risultati del sondaggio risulta che il 69% degli intervistati è favorevole all’applicazione di tasse più alte sulle bevande alcoliche. Lo studio dal titolo “I danni delle malattie non trasmissibili sono sottovalutati” è stata portato avanti tra il 2021 e il 2022 in 5 paesi: Colombia, India, Giordania, Tanzania e Stati Uniti.
Considerazioni
Il rapporto “Health at a Glance 2023” pubblicato dall’Economic Cooperation and Development Found, stila una classifica del consumo di alcolici sulla popolazione adulta. Su 29 paesi agli ultimi posti, insieme a Turchia Grecia e Spagna, troviamo l’Italia dove la popolazione che fa un consumo eccessivo di bevande alcoliche è pari al 3%. Percentuali oltre il 30% in Lussemburgo, Danimarca, Romania, Germania e Regno Unito.
Da questi numeri emergono Italia e Spagna che, pur essendo grandi produttori di vini al mondo, hanno il tasso più basso di consumo di alcol.
Indagare il perché delle differenze di percentuali di consumo tra i vari paesi potrebbe essere uno strumento utile per capire sino a che punto la tassazione da sola possa incidere realmente sul controllo delle malattie alcol-correlate, considerando che l’incremento economico di questi prodotti potrebbe incidere non sugli acquisti di tutta la popolazione ma su quella fascia più debole economicamente.
Forse, oltre alla tassazione, tra gli strumenti da adottare per un controllo del consumo di bevande alcoliche, i cui danni all’organismo non dipendono solo da un consumo eccessivo, potrebbe essere quello di affiancare dei programmi di sensibilizzazione e corretta informazione.
* Alcohol pricing in the WHO European Region. Update report on the evidence and recommended policy actions
© Riproduzione riservata. Foto: Fotolia, Adobestock, Global report on the use of alcohol taxes 2023
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