Anche l’Irlanda, come una settantina di altri Paesi nel mondo, utilizzerà il sistema del vuoto a rendere. L’isola ha deciso di entrare nel circuito Deposit Return Scheme (DRS), cioè di adottare procedure codificate a livello internazionale per il riciclo del PET e dell’alluminio, basate sul compenso monetario di quanto viene reso. In Europa, i Paesi aderenti sono già una quindicina, e alcuni di essi hanno ormai percentuali di riciclo che superano il 90%. L’Irlanda si unisce nel solco della Direttiva Europea Single Use Plastic che prevede che, entro il 2025 si giunga a riciclare il 77% della plastica, ed entro il 2029 il 90%.
Come funziona il vuoto a rendere
IL DRS si basa sull’applicazione di un piccolo sovraprezzo sulle bottiglie o lattine, e sulla successiva restituzione nel momento della riconsegna. L’Irlanda applicherà una maggiorazione di 15 centesimi di euro per i volumi compresi tra 150 e 500 millilitri, e una di 25 centesimi di euro per quelli superiori, compresi tra il mezzo litro e i tre litri. L’importo sarà restituito al cliente nel momento della resa del vuoto.
L’idea è di incentivare il più possibile la restituzione dei contenitori più grandi, facendo aumentare la percentuale di plastica riciclata, attualmente al 60% (su circa cinque milioni di confezioni monouso utilizzate ogni giorno nel paese). Lo stesso discorso vale per l’alluminio che presenta criticità minori, perché i materiali sono sostanzialmente omogenei, a differenza delle plastiche.
Il sistema è organizzato in modo che sia possibile raccogliere qualunque tipo di contenitore tranne quelli per il latte e i derivati, se non lavati accuratamente, e che i tappi possano essere anch’essi riciclati insieme alle bottiglie. È stato invece per il momento escluso il vetro, che comunque il paese ricicla già in percentuali attorno all’80%. I produttori dovranno rispettare alcune norme previste nel regolamento specifico, varato nel 2021, e apporre sulle loro bottiglie un logo ben riconoscibile, che dovrebbe stimolare i consumatori a restituire il vuoto.
In Europa
Come si è visto nei Paesi che l’hanno adottato da tempo, il sistema funziona. In Europa, per esempio, la Svezia, che l’ha introdotto nel lontano 1984, oggi ricicla l’88% del PET, la Finlandia, che ha iniziato nel 1996, è già al 96%, mentre la Germania, uno degli ultimi ad aderire, nel 2003, è già al 98%. Anche il Regno Unito, che riciclava attorno al 70% del PET, a inizio 2023 ha adottato il DRS, con l’obbiettivo di raggiungere almeno l’85%. In generale, le associazioni di produttori hanno dato il benvenuto al DRS, e hanno contribuito a renderlo operativo, modificando le confezioni, e accettando il sovrapprezzo dei loro prodotti. Il loro coinvolgimento attivo dovrebbe avere anche un effetto collaterale positivo: spingere tutti a utilizzare meno plastica e a incrementare la quantità di quella proveniente da un riciclo.
Italia: vuoto a rendere o a perdere?
L’Italia, come altri Paesi europei, non ha aderito, almeno per ora, al DRS. Per quanto riguarda il PET, c’è un consorzio, il CORIPET, che promuove il riciclo, ma il suo funzionamento, per ora, è tutt’altro che ottimale.
In sintesi, il consorzio ha decine di compattatori in tutto il paese, ma il loro numero, che è arrivato a 1.200, è ancora largamente insufficiente. Per conferire le bottiglie, quasi sempre il cittadino deve percorrere diversi chilometri, e poiché spesso utilizza l’auto, il rischio è quello di annullare i benefici del riciclo con le emissioni di gas serra. Inoltre, il sistema premiale è del tutto farraginoso, e di certo incoraggia ben pochi clienti. Non è infatti basato su una restituzione di denaro, ma su un complesso punteggio che ha come obbiettivo ottenere piccoli sconti, che vanno principalmente sull’acquisto di card regalo. Per esempio, si possono avere sconti dell’1-2% su card regalo di Ikea, Feltrinelli o Coin, ma non su acquisti diretti di merci degli stessi.
Un sistema che non premia
A ciò si aggiungono ulteriori incongruenze: per esempio, per accedere allo sconto di Leroy Merlin, pari a dieci euro su una spesa di 70, è necessario fare una tessera fedeltà che ne costa 5. Quindi, lo sconto è di 5 euro, su una spesa di 70. E non è tutto. Esselunga aderisce, ospitando qualche compattatore, ma non è nel circuito dei premi, cioè non prevede alcun incentivo, neppure in punti fragola. Tutto ciò di certo non esercita una grande attrattiva sui clienti. Chi porta la plastica, di solito lo fa per motivi diversi da ciò che gli viene riconosciuto, e cioè per dare il proprio contributo ambientale. Ed è un peccato, perché con piccoli sforzi si attirerebbero molte più persone, e si potrebbero raggiungere percentuali di riciclo assai più elevate rispetto all’attuale 56% (contro una media europea del 41%).
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Giornalista scientifica
Mercificata anche la sensibilità ecologica, dovrebbe essere lo spirito civico a far si che le bottiglie e le lattine vengano conferite.
E che l’eventuale ricavato fosse destinato ad attività sociali o benefiche.
Al Centro Commerciale LA ROTONDA strada delle Morane di MODENA ci sono due compattatori CORIPET ( fino ad alcuni mesi fa uno era insufficiente perchè sempre pieno e sempre con fila per consegna bottiglie in PET visto l’alto flusso di persone ). Con la consegna di 300 contenitori in PET Conad dà un buono di 5 euro da spendere nel centro commerciale.
Anche con due compattatori c’è sempre fila: vuol dire che i consumatori ci credono.
Anche nei centri commerciali di COOP dovrebbero essere presenti ma non mi risulta che COOP abbia intenzione di andare in questa direzione.
Spero che CORIPET sia sempre più presente.
Cordiali saluti.
Piergiuseppe Poletti
Via della Costituzione 120
41017 RAVARINO (MO)
tel. 339 4486784
piergiuseppe.poletti.56@gmail.com
Dalle mie parti hanno installato UN SOLO compattatore e per raggiungerlo bisogna fare 6 chilometri con l’auto… che controsenso! Andrebbero messi in TUTTI i supermercati!!!
In Italia nulla perché, come al solito, la politica è genuflessa a certe imposizioni di Confindustria. No tassa sulle bevande zuccherate, no eliminazione di determinate plastiche, no all’eliminazione di sacchi per spazzatura colore nero, no vuoto a rendere di qualsiasi materiale, nessuno incentivo a riutilizzo, nulla di nulla. Che ve lo dico a fare.
In Italia il valore di un contenitore PET, a prescindere dalle dimensioni, nel circuito CORIPET é di 0,01€.
Salvo pochissime, meno di 20, eccezioni in cui questo valore aumenta alla “fantasmagorica” cifra di 0,016€ sempre tuttavia a prescindere dalla grandezza del contenitore.
In tutti i casi, il valore minimo redimibile dall’utente supera le 100 unità (bottiglie) consegnate. Che devono essere tra l’altro consegnate in perfetto stato, con etichetta aggiuntiva intatta per la lettura del codice a barre stampato perché manca quello pressofuso, e non compattate.
E la densità dei punti di raccolta è tale che per oltre il 90% della popolazione è impossibile parlare di conferimento quotidiano.
In Germania una bottiglia da 1,5L in PET vale mediamente 0,35€. In Canada 0,5$. E il valore è corrisposto direttamente, in virtù del principio di “vuoto a rendere”, senza convolute trasformazioni del valore in “punti” o “gettoni”.
Bastava introdurre questi semplici dati per rendere eloquente il perché, tanto per cambiare, in Italia il sistema di incentivo al riciclo della plastica non funziona.
Vuoto a rendere subito, ma in stile estero! con la giusta corresponsione.
In questo modo ci sarebbe anche un incentivo alla ripulitura dell’ambiente (immagino che diverse persone andrebbero a ripulire zone naturali pur di racimolare qualcosa) e potrebbe anche essere un modo per aiutare le persone meno abbienti tramite la cessione/donazione di bottiglie con le quali richiedere una monetizzazione.