Nutella perde in tribunale contro Nocciolata Rigoni. È successo in Francia, dove Ferrero aveva portato in tribunale l’azienda concorrente per uno spot televisivo che evidenziava l’assenza dell’olio di palma nella crema di nocciola firmata Rigoni. Ma, come riporta il magazine dei consumatori Que Choisir, il colosso di Alba ha perso il ricorso e ha ottenuto l’effetto collaterale di riportare sotto i riflettori la questione dell’olio di palma.
Lo spot contestato
Lo spot di Rigoni risale al periodo 2019/20 e promuoveva la Nocciolata, crema alla nocciola concorrente della Nutella (che in Francia detiene il 66% del mercato del settore). La pubblicità metteva in risalto la produzione biologica della Nocciolata e l’assenza dell’olio di palma. Questo aspetto era sottolineato dalla presenza nello spot di un orango (specie simbolo della deforestazione causata dalle piantagioni di palme da olio) che si rilassava insieme a una donna e a suo figlio su un’altalena in giardino (vedi sotto).
Nutella contro Nocciolata
Sebbene lo spot non menzionasse mai Nutella, Ferrero ha interpretato questa insistenza sul tema dell’olio di palma come un attacco velato al suo prodotto. A questo punto, l’azienda ha deciso di portare Rigoni di Asiago in tribunale per “denigrazione e parassitismo”. Nell’ordinamento francese si parla di parassitismo quando un’impresa sfrutta la notorietà di un’altra azienda rinomata a suo beneficio. Secondo Ferrero, quindi, per promuovere la Nocciolata Rigoni avrebbe utilizzato la fama di Nutella, denigrandola allo stesso tempo.
La giustizia francese ha dato torto a Ferrero, che ha perso sia in primo grado che in appello. La filiale francese di Ferrero è stata condannata a pagare a Rigoni Di Asiago France 10mila euro di risarcimento.
L’olio di palma nella Nutella torna sotto i riflettori
La scelta di portare in tribunale Rigoni di Asiago alla fine si è ritorta contro Ferrero. La batosta in tribunale, ha riportato sui giornali il tema dell’olio di palma e la decisione irremovibile della multinazionale di continuare a utilizzare il grasso tropicale, nonostante i danni ambientali a esso associati. Secondo Ferrero, infatti, è l’olio di palma a garantire la consistenza liscia e cremosa della Nutella. Per questo l’azienda utilizza ogni anno 200mila tonnellate di olio tropicale.
Per rispondere alle critiche di stampo ambientale, Ferrero afferma di acquistare solo olio di palma 100% tracciabile e sostenibile. Per fare questo si affida al marchio RSPO (Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile), che richiede il rispetto di una serie di criteri ambientali e sociali per ottenere la certificazione. Tuttavia, la certificazione RSPO è stata spesso criticata dalle associazioni ambientaliste. Anche se protegge le foreste tropicali primarie, permette comunque la distruzione delle foreste secondarie degradate che invece andrebbero ripristinate. Senza contare che queste certificazioni spesso mancano di indipendenza, perché sono finanziate dalle aziende che certificano.
Olio di palma? “No, grazie” dice l’Italia
In Italia l’olio di palma è ancora usato da Ferrero e da altre poche aziende. Questo accade grazie alla campagna “contro l’invasione dell’olio tropicale” lanciata nel 2014 da Il Fatto Alimentare, insieme all’avvocato Dario Dongo. La campagna è stata molto difficile, perché la quasi totalità delle aziende alimentari usava il grasso tropicale, camuffandone la presenza in etichetta dietro la dicitura ‘olio vegetale’ (ora non più consentita). A distanza di un anno e mezzo dall’avvio dell’iniziativa, e dopo la pubblicazione di decine di articoli e il lancio di una petizione su Change.org, la nostra campagna si è conclusa con un risultato inimmaginabile per il mondo industriale. La stragrande maggioranza delle aziende italiane ha sostituito l’olio di palma con altri grassi vegetali. Questo vuol dire che l’apporto giornaliero di acidi grassi saturi nella dieta degli italiani si è ridotto con un vantaggio enorme dal punto di vista della salute pubblica.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Nutella, Rigoni, spot Nocciolata Rigoni, iStock
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Sicuramente la campagna sull’orlo di palma è lodevole.
Altra cosa è la salute pubblica e non entrerei nella questione, a meno di andare a vedere quali gravi si usano. In ogni caso a minare la salute pubblica è l’utilizzo degli zuccheri in quantità tali da indurre l’obesità in tutte le fasce della popolazione.
L’assunzione di grassi saturi in eccesso è un problema di salute pubblica come quello per l’eccesso di zucchero
Bravissime le aziende italiane che hanno sostituito l’olio di palma con ad es.olio di girasole ecc. Questo denota che la campagna per la salute dei bambini e degli adulti ha dato buoni frutti.
Prima di usare l’ olio di palma, Ferrero cosa usava?
All’inizio Nutella usava un’altro grasso ( non ricordo quale) poi dopo pochi anni è passata al Palma
Conteneva l’olio di girasole idrogenato… ⬇️
https://ilfattoalimentare.it/nutella-ferrero-olio-di-palma.html/comment-page-2#comments
7 Ottobre 2018 12:51
“Anch’io non ho più 50 anni da molto tempo; mi sono laureato nel 1957 ed ho iniziato ad occuparmi di nutrizione ed alimenti dal 1958. Mia figlia nata nel 1961 ha conosciuto la Nutella all’asilo e, affascinata come la Signora Chiara, ha convinto la madre ad acquistarne un barattolo che, finito per caso nelle mie mani, è volato subito fuori dalla finestra prima ancora di essere aperto. Il mio atto, seppur disdicevole, era motivato dalla terrificante immagine di una membrana cellulare fotografata al microscopio elettronico inclusa in un lavoro sperimentale del 1957 riguardante i pericolosi danni derivanti dall’impiego alimentare delle margarine prodotte con oli vegetali idrogenati. La Signora Chiara non si è accorta che accanto alla dizione “olio di girasole” c’era anche l’aggettivo “idrogenato” perché forse non ha mai saputo la differenza tra acidi grassi insaturi “cis” e “trans” e nemmeno che questi acidi grassi costituiscono una parte sostanziale della membrana cellulare, condizionandone la plasticità e la funzionalità. Vergognosamente il mercato delle margarine, seppure nel tempo parzialmente corrette, è durato decenni finché le risultanze negative sono diventate di pubblico dominio e le margarine sono scomparse da molti prodotti industriali sostituite dal grasso di palma.”
Ne sono molto molto molto felice, questa sentenza mi auguro faccia in qualche modo da apri pista per azioni simili nei confronti di un azienda che opera contro la biodiversità. Per non parlare delle pubblicità aggressive e martellanti di prodotti ultratrasformati
Sono totalmente contrario alla vostra campagna contro l’olio di palma. E’ una campagna priva di ogni supporto scientifico contro un prodotto italiano di eccellenza che giganteggia in tutto il mondo e che voi osteggiate in ossequio all’italico sempiterno vizio di autodenigrarci e remarci contro. E inoltre in questa ” guerra” traspare anche il profondo strisciante razzismo verso un prodotto reo di essere prodotto in Africa , di essere autoctono e di essere uno prospettiva economica promettente per le disastrate economie locali. La accusa di “deforestazione” è ridicola. Andateci in Africa, come ci sono stato io come medico in missioni umanitarie: è tutta una foresta incolta e una savana abbandonata di milioni di km quadrati, totalmente improduttive. Pensare di distruggere le foreste africane e le sue savane ad opera di coltivazioni di palmeti o di qualunque altro prodotto agricolo, è follia e demagogia e disprezzo incoscio per ciò che è diverso da noi. E’ come pensare di prosciugare il mare con un cucchiaino: pura demagogia.
Detto questo, apprezzo la vostra rivista per le tante a sacrosante battaglie che conducete per una trasparenza alimentare, la genuità dei cibi e la lotta alla falsa informazione e alla mistificazione; per questo che penso di contribuire economicamente – nel mio piccolo – alla vostra battaglia.
Cordiali saluti
Gianfranco Formicola
La quasi totalità dell’olio di palma non viene dall’Africa ma dal Sud Est asiatico. Detto ciò il problema dell’olio di palma, per quanto ci riguarda, era l’invasione di questo ingrediente presente in quasi tutti i prodotti alimentari all’insaputa dei consumatori. Trattandosi di un prodotto ricco di grassi saturi come il burro, l’assunzione esagerata diventa un problema di salute pubblica non di etica.
“l’assunzione esagerata diventa un problema di salute pubblica non di etica.”
E’ proprio questo il punto. Non ho ancora trovato un alimento che più se ne mangia e meglio è. E poi Paracelso ci ha dato una dritta inequivocabile.
Lieta che la sentenza sia stata a favore di Rigoni.
Lieta che Rigoni abbia evidenziato l’assenza di olio di palma nei suoi prodotti, che, se non mi sbaglio, contengono anche una più alta percentuale di nocciole e meno zucchero rispetto a Nutella.
Oltretutto, Rigoni produce anche la versione senza latte della crema spalmabile. Ottima per chi, come me, è intollerante al lattosio.
Ho sempre amato la Nutella, ma sono felice del risultato ottenuto in questi anni nella lotta contro l’uso dell’olio di palma.
Seguo con molto interesse i vostri articoli, sicuro che una alimentazione corretta possa dare buoni frutti per la nostra salute. Ricordo i vostri articoli sul prosciutto di Parma e San Daniele quando si parlava dell’introduzione del “sangue” dei suini di razza Duroc cioè dell’incrocio tra questi suini e quelli sino a quel momento allevati in Italia per produrre prosciutti di qualità. Mi pare che il risultato ottenuto in termini di guadagno siano stati solo per chi non è consumatore. I prezzi al minuto sono rimasti gli stessi se non addirittura aumentati. Mi piacerebbe sapere se sono stati fatti degli studi per conoscere se i prosciutti attualmente prodotti con l’introduzione della razza Duroc siano di qualità analoga ai prosciutti prodotti precedentemente o se invece la qualità si sia dimostrata di grado inferiore.
Grazie e complimenti per il lavoro che fate.
La vicenda del prosciutto si è conclusa con una modifica del disciplinare che di fatto ha permesso l’introduzione di suini che crescono più velocemente a discapito della qualità. Secondo alcune persone illuminate la qualità è peggiorata ma non esistono studi o ricerche in merito. I consorzi dovrebbero dire qualche cosa ma di fatto sono sempre stati in silenzio e usufruiscono di un analogo comportamento della filiera che ha coperto sempre le furberie
Bene! Non conoscevo la Nocciolata, ora la proverò!
Capisco che parlar male della Nutella, un prodotto immagine dell’Italia, qui da noi sia un tabù ma forse bisognerebbe porsi il problema di quanto sia importante tutelare il fatturato di una brand storico. E’ evidente che con una vera crema di nocciole la Nutella ha poco o punto a che fare, trattandosi di alimento ipercalorico di qualità nutritiva che possiamo definire media. Ferrero dilaga con la pubblicità sulle reti nazionali con spot diseducativi dal punto di vista alimentare. Ora la sua arroganza arriva al punto di sentirsi danneggiata solo perché, pervicacemente ostinata a proporre un prodotto di media qualità, non tollera che altri pubblicizzino la propria qualità . Per fortuna la Francia non è l’Italia e certe pretese sono giustamente state rispedite oltralpe.
Ferrero investe 120 milioni l’anno in pubblicità e promozione. Un record assoluto
Potrebbe investire quei soldi per fare prodotti migliori nutrizionalmente. Che poi tutta la loro pubblicità è mirata alle mamme per darli ai loro bambini.
Allora………
ll palma non lo volete per proteggere gli Oranghi e le foreste
Il soia non lo volete perché e OGM
Il Colza non lo volete, perché si usava come “combustibile per i mezzi agricoli”
Il girasole non possiamo perché o è Russo oppure Ucraino
Ma allora mi spigate cosa si fa??
Dove lo vanno a prendere il grasso vegetale le industrie alimentari Italiane?
Già importiamo quantità abnormi di Olio di Oliva Spagnolo e Greco
Una piccola osservazione. L’olio di oliva lo importiamo da sempre in grane quantità dalla Spagna perchè in Itaoia ne produciamo poco e ne consumiamo e esportiamo tanto.
Ferrero, dall’alto della sua enorme potenza economica mondiale, potrebbe “un attimino” interessarsi anche a gestire meglio le scelte dei suoi ingredienti, pensando un poco pure alla salvaguardia dell’ambiente, invece di difendere solo i propri conti in banca (proprio come fanno tante multinazionali in molteplici settori produttivi).
Sono contenta perché da quando Ferrero si è rifiutata di eliminare olio di palma non compro più i loro prodotti
Fermo restando che fa male, di tutte le piantagioni e dei loro lavoratori e dell’ indotto che sicuramente creavano che ne è stato?in riferimento all’olio di palma intendo.
Il mercato italiano è solo una quota minima del mercato internazionale.
Mi auguro venga promossa identica campagna dal Fatto Alimentare e una petizione su Change.org contro i nocivi e onnipresenti “mono e digliceridi degli acidi grassi alimentari” o E471 :
sono nei prodotti di una miriade di aziende !
Non ci risulta che ci siano problemi per E471. Di seguito il parere di Efsa di tre anni fa.
I mono- e i digliceridi degli acidi grassi (E 471) sono stati rivalutati nel 2017 dall’ex gruppo di esperti scientifici dell’EFSA sugli additivi alimentari e le fonti nutritive aggiunte agli alimenti (ANS). A seguito di tale valutazione, al gruppo di esperti scientifici sugli additivi alimentari e l’aroma è stato chiesto di valutare i mono- e i digliceridi degli acidi grassi (E 471) per il suo utilizzo come additivo alimentare negli alimenti per lattanti di età inferiore a 16 settimane appartenenti alle categorie di alimenti 13.1.1 (formuli per medicinali per animali) e 13.1.5.1 (alimenti dietetici per lattanti per fini medici speciali e alimenti speciali per lattanti). Inoltre, il gruppo di esperti scientifici FAF è stato invitato ad affrontare le questioni già individuate durante la rivalutazione dell’additivo alimentare nel 2017, quando utilizzato negli alimenti per la popolazione generale. Il gruppo di esperti scientifici ha ritenuto che non vi siano indicazioni di effetti avversi derivanti dagli studi sugli animali disponibili alla dose più elevata testata e dai dati successivi all’immissione in commercio. È stato effettuato un confronto tra l’esposizione giornaliera alla somma di mono- e di di-acilgliceroli dal latte materno e quella risultante dall’uso di E 471 nella formula per lattanti. Il gruppo di esperti ha osservato che le esposizioni risultanti sono dello stesso ordine di grandezza. Nel complesso, il gruppo di esperti scientifici ha concluso che non vi sono motivi di preoccupazione per la sicurezza quando E 471 è stato utilizzato come additivo alimentare in FC 13.1.1 e 13.1.5.1 e conformemente all’allegato III del regolamento (CE) n. 1333/2008. La valutazione del rischio per gli elementi tossici e le impurità ha chiaramente indicato la necessità di abbassare gli attuali limiti massimi di arsenico, piombo, cadmio e mercurio e di includere limiti per gli esteri di glicidile, 3-monocloropropano diolo e acido erucico nelle specifiche dell’UE di E 471.
Mi dispiace per Ferrero e, soprattutto, per quanti attribuiscono a Nutella un valore consolatorio e affettivo come ricordo della propria adolescenza (Nanni Moretti docet), ma, che “Ferrero attribuisce all’olio di palma la famosa consistenza liscia e cremosa della Nutella”, non è esatto! Nutella non è nata con l’olio di palma. La ricetta fu cambiata per ridurre i costi, come hanno fatto inoltre altri famosi marchi dolciari (persino il produttore dei baicoli, famosi biscotti della tradizione veneziana, si adattarono a questo cambiamento di ricetta).
È uno scandalo, che la Ferrero utilizzi ancora olio di palma!