Anche del cacao, almeno in teoria, si potrebbe ridurre molto lo spreco e anzi, sfruttare parti a oggi poco utilizzate per scopi di vario tipo. Uno studio e una segnalazione recenti chiariscono quante potenziali sostanze utili si nascondono nei residui della lavorazione e nelle parti che vengono eliminate.
Ritardanti di fiamma dai gusci delle fave di cacao
Il primo studio è stato pubblicato su ACS Sustainable Chemistry and Engineering da un gruppo di ricercatori britannici. Nell’articolo, gli scienziati descrivono una reazione che porta a ottenere dal guscio del cacao materiali di partenza per produrre ritardanti di fiamma. Su di essi infatti è in corso un profondo ripensamento, data la necessità di sostituire, o quantomeno limitare, l’impiego degli Pfas. Gli autori hanno voluto verificare se la lignina contenuta nel guscio potesse o meno essere trasformata facilmente in questo tipo di composti, come si fa già con quella derivata da altre fonti come le bucce dei melograni e la lolla del riso. La risposta è stata positiva.
I ricercatori hanno preso i gusci, ridotti in polvere e lavati per eliminare qualunque traccia di zuccheri o grassi, e li hanno fatti bollire in una miscela di butanolo e acidi: un processo chiamato butanosolv. Il risultato della reazione è lignina purissima, senza alcuna traccia di contaminanti. Il passaggio successivo prevede l’unione alla lignina di una molecola chiamata Dopo (9,10-diidro-9-ossa-10-fosfafenantrene-10-ossido), che conferisce resistenza alle fiamme. Il materiale ottenuto si carbonizza, ma non prende mai fuoco. Per questo potrebbe diventare un ottimo ritardante di fiamma, se si dimostrerà che è innocuo per le persone e non libera sostanze pericolose. Se si studiassero processi industriali adeguati, si potrebbe ridurre (teoricamente anche azzerare) il quantitativo di gusci di cacao buttati via ogni anno, senza ulteriori impieghi: 24 milioni di tonnellate.
Zuccheri dalla polpa del cacao
La seconda segnalazione arriva da FoodNavigator, che ha raccontato la nuova produzione del colosso del cioccolato svizzero Barry Callebaut: Cabosse Naturals. Il nuovo prodotto, infatti, punta a valorizzare la polpa carnosa dei frutti, chiamata appunto cabossa. Normalmente questa viene buttata via ma, in realtà, contiene molte sostanze preziose, oltre ad avere un gusto assai gradevole. E dalla cabossa si possono ottenere succhi, polpe, estratti come sta già facendo l’azienda, e polveri che possono sostituire lo zucchero raffinato nelle preparazioni dei dolci e dei gelati
Un prodotto confezionato con cabossa al posto del saccarosio può ottenere una certificazione di upcycling e regalare sensazioni nuove al consumatore, grazie a sfumature di gusto e texture particolari. E, soprattutto, può contribuire a ridurre i numeri dello spreco del frutto del cacao: ogni anno se ne butta via il 70%, a causa del mancato utilizzo delle cabosse, pari a 10 milioni di tonnellate, che si aggiungono ai 24 dei gusci delle fave.
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Giornalista scientifica