Il posizionamento di prodotti sfiziosi e poco sani in prossimità delle casse dei supermercati è una delle strategie commerciali più efficaci. Non solo, è anche una delle più resistenti alle richieste degli esperti di modificare l’offerta. Lo dimostra la situazione della California, stato dove i ricercatori dell’Università della California di Davis hanno selezionato oltre cento punti vendita – tra supermercati, negozi di alimentari, catene specializzate (per esempio in prodotti biologici), drugstore, ipermercati e discount – di Berkeley, Davis, Sacramento e Oakland, e hanno verificato il posizionamento di 26.700 prodotti nelle corsie delle casse. Questi sono stati poi classificati sulla base delle linee guida contenute in un’ordinanza entrata in vigore nel 2021 a Berkeley, che obbliga a esporre nelle corsie delle casse più frutta e verdura, semi, legumi e bevande non zuccherate, mentre impone quantità fisse di alimenti poco sani. Lo studio è stato effettuato prima dell’entrata in vigore della norma.
Come hanno poi riferito su Current Developments in Nutrition, il 70% dei prodotti era classificabile come non sano, valore che saliva all’89% se si analizzavano solo gli snack. In particolare, il 31% era composto da caramelle, il 18% da gomme da masticare, l’11% da bevande zuccherate, il 9% da snack salati, il 7% da mentine e il 6% da dolci. Il confronto con i prodotti sani ha confermato ulteriormente l’abitudine a mettere in evidenza quelli che sani non sono: l’acqua rappresentava solo il 3% prodotti presenti, la frutta secca e i semi il 2%, la frutta e la verdura l’1%, i legumi lo 0,1% e il latte lo 0,02%.
In generale, si stanno comportando meglio le grandi catene, mentre i negozi più piccoli e quelli più convenienti sono i più lontani dalle quote di prodotti sani indicate dalle linee guida, soprattutto se in periferia, cioè dove ce ne sarebbe più bisogno. Normative come quella di Berkeley possono essere utili (come dimostrano numerosi studi) ma, come sempre, è necessario che la sua applicazione sia controllata e che chi non le rispetta ne subisca le conseguenze.
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Giornalista scientifica
Tempi lontani quando alle casse trovavi i dolciumi e altri prodotti per bambini, andavano conquistati come consumatori. Oggi, consumatori a tutti gli effetti a partire dai tre anni non è più necessario: sanno chiedere ed ottenere a chi spinge il carrello.
Ora, è il consumatore frettoloso o incompetente il soggetto da conquistare a un nuovo stile di vita, fatto di grassi scadenti, zuccheri, conservanti e additivi, plastica, omogeneizzazione o sterilizzazione, colori vari sparsi tra il cibo e la confezione. All’insegna del successo creativo di cuochi (?) dipendenti di aziende senza scrupoli. E chi ne fa di più le spese è la classi meno abbiente.
Educazione, educazione! In fila alla cassa, ci si guarda intorno. Il bambino chiede snack e dolciumi, l’adulto gli spiega che la spesa è finita, che non tutto ciò che gli occhi vedono deve essere comprato, che non fanno bene alla salute, ecc. ecc. e va in cassa senza aggiungere niente al carrello. Il bambino diventerà maggiorenne e comprerà tutto quello che vuole, ma consapevolmente. Si renderà conto dell’educazione ricevuta quando a sua volta spingerà un carrello con un piccoletto di fianco che insiste per comprare tutto quello che vede negli espositori vicini alle casse…
Ma non si potrebbe dedicare di più l’interesse ai nostri supermercati ? Gli USA sono senza speranza.