Recentemente, tra le diete, è ritornato in auge il digiuno intermittente con la promessa di “perdere peso, migliorare la propria salute e vivere più a lungo”. Al di là delle mode prive di fondamento scientifico proposte da fonti non qualificate, esiste una relazione tra dieta e longevità? A questa domanda tenta di fornire una risposta uno studio che ha una durata di osservazione di quasi un quarto di secolo: 23,5 anni in media, con un campione di oltre 370.000 persone, che all’ingresso nello studio avevano tra i 50 e i 71 anni. A condurlo sono stati i ricercatori di alcune università statunitensi e cinesi, che hanno verificato, in particolare, l’effetto dei carboidrati e dei grassi sugli indici di mortalità.
In totale, nei due decenni e più di osservazione, si sono verificati 165.000 decessi e, come riportato sul Journal of Internal Medicine, coloro che hanno corso i rischi maggiori sono stati quelli posti agli estremi delle diete a basso contenuto di carboidrati, o con carboidrati considerati di scarsa qualità nutrizionale, con un aumento di mortalità compreso tra il 12 e il 18%, mentre coloro che erano in una dieta a basso contenuto di carboidrati, ma senza eccessi, hanno avuto una riduzione di mortalità, anche se di piccola entità, pari al 2%.
Per quanto riguarda i grassi, il risultato è stato opposto: le persone che avevano avuto i regimi con le riduzioni maggiori sono state anche quelle che hanno avuto un calo del rischio di morte prematura più marcato: del 18% in generale, del 16% per mortalità da patologie cardiovascolari, e del 18% per i tumori. Un altro effetto associato ai grassi è stato quello della sostituzione degli stessi con altri nutrienti: anche solo eliminando il 3% di grassi saturi e rimpiazzandolo con cibi isocalorici (che fornisce la stessa quantità di calorie) ma più sani, si vede una diminuzione della mortalità. L’effetto è presente anche per i carboidrati considerati di scarsa qualità, perché se li si sostituisce con proteine vegetali o grassi insaturi, l’aumento del rischio di morte correlato via via sparisce. Tutto ciò conferma quindi quanto modificare abitudini anche consolidate possa avere effetti rilevanti, e quanto l’alimentazione sia davvero cruciale se si vogliono evitare le principali patologie dell’età e ridurre il rischio di morte.
Se si volesse elaborare un quadro generale, quindi, la dieta migliore per abbassare la probabilità di morire prematuramente sia generale che associata alle due grandi famiglie di malattie non trasmissibili che provocano la maggior parte dei decessi, e cioè quelle vascolari e quelle oncologiche, è quella che non elimina del tutto i carboidrati, ma li prevede in quantità non eccessive, pur concentrandosi su quelli di qualità, e che invece presta molta attenzione ai grassi saturi, limitandone fortemente l’assunzione, e introducendo proteine vegetali e grassi insaturi. Tutto il resto (tra cui il digiuno intermittente) è fanta-Scienza, cioè tutte ipotesi ancora da dimostrare.
Ciò che rende credibili questi dati è il fatto che gli effetti sulla salute delle persone si determinano nel tempo, e occorrono decenni prima che un’abitudine si traduca in un danno o, viceversa, in una protezione (e anche così è molto complesso e difficile dimostrare l’esistenza di un nesso di causa-effetto, e quantificarlo). Le soluzioni che associano una dieta di qualche settimana come quella del digiuno intermittente, alla longevità già amata dalle star di Hollywood e sospinta da molti media (e ora nuovamente tornata in auge in Italia dopo la pubblicazione dell’ultimo libro della biologa Antonella Viola) sono quindi ancora da dimostrare. Decidere di seguire diete ancora sperimentali con la speranza di avere un beneficio per la salute potrebbe non solo rivelarsi inutile ma addirittura dannoso (ad esempio favorire i disturbi del comportamento alimentare, peggiorare alcuni indici di salute). Ciò che è importante non è solo l’astinenza dal cibo per 16 o più ore al giorno ma soprattutto la qualità della dieta nelle ore in cui si mangia e il livello di attività fisica.
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Giornalista scientifica
Grazie per le informazioni utili che fornite
Il prof Valter Longo biochimico docente di gerontologia e di scienze biologiche e direttore dell’istituto di longevità presso la school of gerontologhy alla università of southern California di Los Angeles,direttore del laboratorio di longevità e cancro all ‘istituto di oncologia molecolare film di Milano dice esattamente il contrario di quanto riportato dall articolo di cui sopra. Si invita la giornalista ed il fatto alimentare a documentarsi prima di generalizzare.
Le prove fatte da questo ricercatore non sono state validate su un numero di soggetti ritenuto adeguato.
articolo alquanto subdolo…si parla di eccessi o restrizioni senza mai specificare le quantità
in pratica consiglia di mangiare tutto senza esagerare….e ci volevano fior fiore di esperti…bastava mia nonna