Un lettore ci scrive per segnalare quella che, a suo parere, è una cattiva pratica, ancora troppo frequente nell’ambito packaging alimentare: l’eccesso di imballaggi senza una vera e propria ragione. Di seguito la lettera giunta in redazione sul caso dello stinco Gran Biscotto Rovagna.
Quando si parla di spreco nell’imballo! La confezione in cartone dello stinco da 1 kg marca Gran Biscotto è alta il doppio del prodotto contenuto. Probabilmente per far credere al consumatore che lo stinco da 1 kg sia enorme in confronto a quelli solitamente commercializzati, che superano di poco i 500 grammi, e che sono confezionati in scatole più piccole sia in altezza che in larghezza. Che spreco! Con una confezione adatta potrebbero evitare il consumo di moltissimo cartone e farne stare di più all’interno dei camion che li trasportano. Il risultato? Un camion carico di bancali con questo prodotto trasporta il 50% di stinchi ed il 50% di aria! E chissà quanto questo incide nel costo finale del prodotto!
Filippo
© Riproduzione riservata Foto inviate dal lettore
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
sarebbe interessante capire come lo imballerebbe il cliente.
Sicuramente in una scatola più piccola, più adatta e meno ingannevole… e di conseguenza utilizzando meno cartone!
Serve un disegno?!!
Non date tutto per scontato, a volte creare una scatola “su misura” può costare più che adattare una scatola già esistente.
Stiamo parlando di Rovagnati, certo non un’azienda casalinga che deve utilizzare i cartoni che trova.
Le scatole, questa in particolare di forma normale, sono vendute a prezzi irrisori (per le quantità richieste da un colosso) di qualsiasi dimensione.
Concordo con chi ha scritto la lettera.
Anche io ho comprato questo prodotto e sono rimasto esterefatto quando ho tirato fuori il pacchetto minuscolo dalla scatola gigante.
Da Rovagnati pretenderei un comportamento più corretto.
Tutto sta nella coscienza del consumatore….se si evitasse di consumare questi prodotti sarebbe anche meglio!!!!
Perché avete mai visto i detersivi per lavaggio in lavatrice? Io ne compro circa 6 per volta, a casa li apro tutti e ne prendo uno per riempire gli altri 5 flaconi. Alla fine della procedura il sesto è vuoto. Uno spreco di plastica e una spesa inutile di trasporto e carburante.
Buon giorno, a proposito di spreco nei volumi di contenitori ed imballaggi, vorrei segnalare una questione che mi cruccia da parecchio tempo:
qualche anno fa era possibile trovare sugli scaffali di ESSELUNGA dei fantastici flaconcini di prodotti per la pulizia della SUTTER (sgrassatore, vetri e pavimenti) e forse di qualche altro produttore “Bio”, che opportunamente diluiti in acqua tiepida, consentivano di riempire nuovamente un contenitore anche spray ormai esaurito.
Posso testimoniare che da quando li ho scoperti ne ho fatto costante uso con soddisfazione per diverso tempo, ma ormai sono diventati introvabili.
Chissà per quale ragione non si dà impulso commerciale a tali soluzioni, considerando che con volumi ridotti ad un decimo dei contenitori originali e senza la necessità di smaltimento per acquistarne ogni volta di nuovi, si potrebbero avere significativi vantaggi economici per i consumatori e sicuro miglioramento della sostenibilità ambientale.
Li avevo visti anche io e sono anche di buona qualità. Purtroppo non li ho più trovati.
Dovrebbero incentivare questi prodotti con sgravi fiscali e invece probabilmente sono spariti perchè sono meno visibili sugli scaffali e quindi vendono meno (mia ipotesi).
L’idea era geniale, su tutti i prodotti per pulizia il primo ingrediente è l’acqua e appare sempre la dicitura “tensioattivi <5%" o "15%", quindi facendo calcoli larghi con altre sostanze se va bene l'80% è acqua.
Il bello è che risparmierebbero su cartone, stampa, trasporto e stoccaggio.
Oltre a risparmiare risorse preziose per il futuro dei nostri figli e nipoti, potrebbero girare una parte dei risparmi ai clienti, rendendo il prodotto più accessibile.
Probabile che per il produttore nessuno di questi fattori rappresenti una priorità.
Non sempre quello che sembra logico per il consumatore rispecchia quello che è pratico e conveniente per il produttore. Fare una scatola su misura, spesso, costa molto di più, anche il doppio, rispetto ad una scatola formato standard fornitagli dallo scatolificio: con conseguente risparmio di risorse, costi di produzione, energia per modificare le fustellatrici.
Sempre a puntare il dito sui produttori senza nemmeno immaginarvi cosa c’è dietro…
Acquistata ieri in farmacia una confezione di un gel per gli strappi muscolari: il tubetto all’interno era la metà esatta dello scatolino.
Ho voluto controllare persino se le quantità indicate coincidessero perché pensavo fosse una truffa della farmacia…
Tutto quello che ricevo di acquisti on line – a parte rare inspiegabil eccezioni – è imballato in modo spropositato e immotivato. Forse un modo per ridurre gl’imballaggi potrebbe essere quello dei distributori alla spina.
Ma non c’è una normativa che proibisce di ingannare il consumatore con scatole grandi e contenuto piccolo?
Immagino sulla scatola ci sia il peso del prodotto che si acquista… Tra l’altro io guardo sempre il costo al kg dei prodotti che acquisto, informazione presente su tutte le etichette, e li confronto.
Se uno si fa ingannare dalle dimensioni delle scatole, è proprio uno sprovveduto. Chissa quanti altri tipi di inganni subisce.
sono d’accordo con Ennio, l’azienda avendo in stock questi cartoni inutilizzati, anzichè distruggerli, cerca di riuttilizarli in questa maniera, evitando uno spreco di cartoni che andrebbero al macero con la conseguenza di ordinare altri cartoni nuovi.
tutto sommato trovo intelligente questa decisione dell’azienda.
Negli USA il corretto dimensionamento degli imballi al fine di non renderli ingannevoli è normato dall’FDA. Questo il riferimento normativo
https://www.accessdata.fda.gov/scripts/cdrh/cfdocs/cfcfr/CFRSearch.cfm?fr=100.100
Forse il caso di seguire l’esempio?
Nonostante il discorso riguardo alla sostenibilità ambientale (giustissimo), spesso gli astucci hanno formati che coprono diverse pezzature di prodotto (magari inserendo in etichetta il peso del prodotto interno), perchè le cartotecniche fanno prezzi favorevoli per un numero molto alto di astucci in stampa, dello stesso formato.
Anche il packaging fa parte di un meccanismo molto complesso BtoB.
Non potrebbero risparmiare soldi della cartotecnica con meno camion mezzi vuoti?