Se Papa Francesco o anche solo i vescovi reintroducessero per i cattolici praticanti l’obbligo del cosiddetto venerdì di magro, senza carne e talvolta con un digiuno, l’impatto ambientale sarebbe molto significativo. La tesi, tutt’altro che provocatoria, è contenuta in un dettagliato studio condotto dai ricercatori dell’Università di Cambridge pubblicato su Social Science Research Network, per il momento in attesa di revisione.
Tutto parte dall’analisi di quanto accaduto in Inghilterra e Galles nel 2011, quando, per iniziativa della Chiesa Cattolica locale, i fedeli sono stati invitati a rispettare l’obbligo, sospeso 26 anni prima. Nel Regno Unito i cattolici sono circa il 10% della popolazione e, secondo un apposito sondaggio, tra i gallesi e gli inglesi, meno di uno su tre (il 28%) ha rispettato l’ordine. Tra costoro, solo il 41% ha eliminato il consumo di carne il venerdì, mentre il 55% lo ha solo ridotto in misura significativa, affermazione che è stata tradotta, ai fini dello studio, in un dimezzamento del consumo quotidiano.
In media, secondo il National Diet and Nutrition Survey (NDNS), inglesi e gallesi consumano circa 100 grammi di carne ogni giorno. La diminuzione derivante dal precetto, rapportata a tutta la popolazione degli adulti lavoratori delle due nazioni, equivarrebbe a un calo di soli due grammi alla settimana: un quantitativo davvero assai modesto. Tuttavia, prendendo in considerazione le emissioni di CO2 e convertendo l’astinenza dalla carne in consumo di pesce, formaggi o altri alimenti a elevato contenuto proteico, lo sforzo dei credenti assume dimensioni diverse: chi ha rispettato il venerdì di magro ha avuto un’impronta di gas serra per chilogrammo di cibo che è circa un terzo rispetto a quella di chi non lo ha fatto. I cattolici di Inghilterra e Galles che hanno aderito al precetto, hanno consumato 875mila pasti a base di carne in meno a settimana, cambiamento che ha evitato l’emissione di 1.070 tonnellate di CO2. In un anno, diventerebbero 55mila tonnellate di gas serra in meno.
Per verificare quanto i conti fossero affidabili, gli autori hanno poi confrontato i dati relativi al periodo 2009-2019 con quelli di altre due zone del Regno Unito dove non era stato introdotto il divieto, la Scozia e l’Irlanda del Nord, e hanno scoperto che il consumo di carne di Galles e Inghilterra dal 2011 è diminuito di otto grammi a persona rispetto a tutto il resto del paese. Anche se in questi stessi anni si è vista una diminuzione generale, secondo gli autori in parte l’effetto è attribuibile al precetto tra i cattolici, e potrebbe essere stato anche superiore, visto che la quantità fissata in due grammi a persona a settimana è basata su una stima molto conservativa.
Al di là dei numeri, tutto ciò getta una luce nuova su un tipo di azione che i leader religiosi potrebbero intraprendere, dal momento che molte fedi prevedono l’astensione parziale o totale dalla carne: anche se vi aderissero piccole percentuali di credenti, l’impatto potrebbe essere rilevante. I cattolici, per esempio, nel mondo sono un miliardo circa: come sottolineano gli autori, se Papa Francesco, che più volte ha ribadito la responsabilità personale nella tutela del pianeta, e la necessità di azioni radicali per il clima, chiedesse ai fedeli di astenersi dalla carne un giorno alla settimana, le conseguenze sulle emissioni sarebbero di portata notevole, anche se solo una piccola percentuale rispondesse con un impegno costante. Oltretutto, la pratica aiuterebbe i fedeli a riflettere su ciò che mangiano, l’abitudine a diminuire la presenza di carne in tavola potrebbe estendersi sia a cristiani di altre declinazioni che agli abitanti non cattolici delle zone dove l’iniziativa incontra maggiore successo, come è già accaduto in Galles e Inghilterra. Si tratterebbe in definitiva di un gesto concreto e alla portata di tutti, che potrebbe convincere molte persone più efficacemente di altri argomenti.
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Giornalista scientifica
Come a dire “in questi ultimi tempi siamo stati di manica larga, ma adesso dall’alto hanno ordinato che bisogna tornare indietro”
Assurdità…
Grazie di questo paper. A naso direi che dovrebbe esserci un grosso problema di metodo ma verificherò (lo stesso problema di chi pretende di sostituire la carne bovina con gli insetti: si vede che non hanno mai visto un campo visitato dalle cavallette).
Solo che… nella Chiesa cattolica, il precetto di astenersi dalle carni il venerdì non è mai stato eliminato, anche se non è un obbligo stringente come era prima. Chi è interessato ad osservarlo, lo osserva di già; una piccola percentuale, appunto, e non mi pare che funzioni ‘sto granché.
Lo stesso si può dire dei buddisti e delle altre religioni che prevedono quel genere di precetto.
I più, almeno tra i cattolici, non sono interessati e ormai nessuno, incluso il Santo Padre, ha più il genere di autorità per imporre un simile obbligo. Dopotutto, non è forse mezzo secolo che si lavora a smantellare ogni regola di origine religiosa?
Molto interessante, però, come si adottino tattiche di distrazione per evitare di affrontare i problemi veri, cioè che consumiamo oltre il bisogno. In questo, è vero, le religioni potrebbero essere d’aiuto; ma lo sarebbe anche eliminare il 90% delle pubblicità di cibo & affini.
Grazie ancora!
Concordo completamente su questo punto: “Molto interessante, però, come si adottino tattiche di distrazione per evitare di affrontare i problemi veri, cioè che consumiamo oltre il bisogno. In questo, è vero, le religioni potrebbero essere d’aiuto; ma lo sarebbe anche eliminare il 90% delle pubblicità di cibo & affini.”
L’incipit di eliminare la pubblicità sul cibo è forse un tema interessante, ma è una discussione molto teorica.
Il venerdì “di magro” attualmente è previsto solo in quaresima, sono poche settimane all’anno, e non tutto l’anno, davvero poca roba. Io sono cattolica e lo rispetto, non perchè sia un procetto ma perchè è un aiuto a riflettere su qualcos’altro, è un rimando alla parte spirituale che mettiamo da parte in nome di cose più terrene, come il mangiare appunto. Se poi al posto della carne mangio il polpo, il salmone… non so quanto questo “magro” sia d’aiuto, nè a me nè al pianeta
Questo studio mi sembra un po’ una provocazione, ovvio che il papa non può imporre un precetto del genere, ma l’idea di dire “se in tanti facciamo così per un solo giorno a settimana allora” è comunque una buona idea, ma non serve uno studio…
Non si dice “declinazione”, ma “confessione”, quando ci si riferisce alle diverse confessioni, appunto, del cristianesimo… Il Cattolicesimo è una delle tante, infatti la sua denominazione ufficiale è “Chiesa Cattolica Apostolica Romana”
Sono d’accordo con Silvia, bisognerebbe fare una campagna globale per sostenere il concetto di
“Una alimentazione vegetariana, almeno un giorno alla settimana, per salvaguardare la nostra salute e quella del Pianeta!!”
La nostra salute ed il nostro pianeta dovrebbero stare a cuore a tutti…….. Chissà anche se non voglio pensare a quello che sta succedendo in quest’ultimo anno.
Condivido, utile una campagna, anche non globale.