Negli Stati Uniti circa il 50% dei genitori di bambini al di sotto dei dieci anni dà ai figli supplementi di qualche tipo per integrare la dieta. Questo il dato emerso da un’indagine condotta a livello nazionale dai pediatri del C.S. Mott Children’s Hospital dell’Università del Michigan, che porta alla luce una realtà per certi aspetti preoccupante: il ricorso massiccio agli integratori alimentari fino dalla più tenera età.
Molti genitori (il 35%) sostengono che i figli siano schizzinosi (picky eaters), che non mangino abbastanza frutta e verdura (il 31%), e che non assumano calcio e minerali in quantità sufficiente (nel 13% dei casi) o abbastanza fibre (9%). Solo il 52% dei genitori ritiene che i propri figli abbiano un’alimentazione equilibrata e bilanciata, mentre il 58% pensa che sia difficile raggiungere questo obiettivo, e il 47% ritiene che sia molto dispendioso cercare di farlo.
Per quanto riguarda gli integratori, il 78% dei genitori dà ai bambini multivitaminici, il 45% probiotici, il 44% vitamine specifiche, il 25% sali minerali, il 22% omega-3. Circa uno su due, poi, afferma di dare regolarmente integratori ai figli, mentre il 33% vorrebbe farlo, ma non ci riesce. Inoltre, l’80% sceglie prodotti formulati per bambini, e solo il 43% afferma di averne parlato con il proprio pediatra.
C’è poi un dato che fa capire quanto le conoscenze sull’uso corretto degli integratori siano poco diffuse. Infatti anche i genitori che pensano di dare ai figli tutto ciò di cui hanno bisogno per crescere sani attraverso la dieta, non rinunciano a somministrare integratori. E lo fanno in percentuali superiori rispetto agli altri, pari al 53%, contro il 51% di chi pensa ve ne sia una reale necessità. Questi genitori mostrano così di sottovalutare i rischi e di ignorare le reali indicazioni, essendo molto probabilmente vittime del marketing.
Conta poi anche il reddito. I genitori che ne hanno uno più elevato, superiore ai 100mila dollari all’anno, sono più inclini a integrare, mentre quelli che guadagnano 50mila dollari lo sono di meno: le percentuali sono, rispettivamente, del 57 e del 44%. Infine, sulle decisioni dei genitori influiscono gli effetti collaterali, segnalati come molto importanti dall’87% dei genitori, seguiti dal fatto che siano o meno stati sperimentati specificamente sui bambini (85%), dall’esistenza di prove di efficacia sui più piccoli (82%) e dalla raccomandazione del pediatra (65%). Poco meno di otto su dieci, infine, pensano che gli integratori dovrebbero essere regolati dalla Fda, e il 59% dichiara di ritenere il giudizio dell’agenzia molto importante.
Gli autori hanno commentato questi dati, partendo dalla premessa che si dovrebbe sempre tenere presente: il modo migliore e più consigliabile per assicurare a tutti, figli compresi, un’alimentazione bilanciata e sana è mettere in tavola cibi arcobaleno, cioè frutta e verdura di tante varietà, una quantità sufficiente di fibre, proteine e carboidrati e pochi zuccheri raffinati. Molti genitori sono preoccupati e pensano di non riuscire a fare abbastanza, per vari motivi. Tuttavia, sottolineano i ricercatori, meno della metà di essi ne ha parlato seriamente con il proprio pediatra, e non si sa se ciò accada perché i medici non affrontano il tema dell’alimentazione, perché i genitori non pensano sia importante parlarne o per qualche altro motivo.
Per quanto riguarda la scelta del migliore di integratore, i genitori si trovano a dover decidere cosa acquistare in un mercato che offre decine, se non centinaia di prodotti diversi che vantano tutti o quasi proprietà benefiche per la salute. Ma negli Stati Uniti, come in quasi tutti in paesi, gli integratori sono soggetti alle normative sugli alimenti, e non sono quindi sottoposti agli stessi controlli dei farmaci. Ciò comporta, tra l’altro, che non siano disponibili le stesse informazioni (per qualità, quantità e livello di dettaglio), neppure sui possibili rischi (per esempio da sovradosaggio). Da questo punto di vita, sarebbe auspicabile un’interazione molto più stringente con i pediatri, che possono indirizzare verso la scelta più appropriata per il singolo bambino, e consigliare i dosaggi più sicuri. Inoltre, possono aiutare i genitori a trovare nuove strategie per fornire ai figli una dieta equilibrata senza alcun bisogno di integratori, a meno che vi siano necessità specifiche.
Infine, gli autori sottolineano l’importanza di un’attenzione particolare da dedicare ai genitori meno abbienti, per aiutarli a prendere le decisioni migliori, se necessario anche con l’aiuto dei servizi sociali e dei sussidi per alimenti previsti per aiutare le fasce più deboli della popolazione.
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Giornalista scientifica
Dato che un po’ il mercato nordamericano l’ho bazzicato, mi permetto di aggiungere un mio commento. Per me il problema quella parte di mondo è molto complesso, poiché bisogna tenere conto che corrette nozioni sulla nutrizione non sono molto diffuse tra i consumatori, che i prodotti in circolazione sono quasi sempre eccessivamente lavorati e, quindi, additivati e che molto spesso le informazioni sui cibi non sono trasparenti, a causa della forza degli interessi delle lobby del settore.
Articolo e commento da incorniciare a presente e futura memoria…..