Cani e gatti fanno parte della famiglia umana nella quale vivono quasi come bambini e, mentre per questi ultimi vi sono precauzioni di sicurezza, non sempre avviene altrettanto per gli animali domestici, che nelle case dell’uomo rischiano di avvelenarsi più facilmente rispetto a quelli che vivono in libertà. Se nel loro ambiente naturale, infatti, gli animali hanno sviluppato comportamenti con i quali evitano i rischi d’intossicazione, soprattutto alimentare, questo non succede negli ambienti artificiali delle case e dei giardini dell’uomo, dove esistono alimenti, farmaci, composti chimici, piante ornamentali a loro sconosciute.
Alla fine del secolo scorso fu a questo proposito significativo il caso del farmaco Mexaform, un prodotto largamente usato nell’uomo e anche nel bambino per la cura delle diarree. Questo farmaco fu infatti somministrato dai proprietari, in alcuni casi medici, ai rispettivi cani, provocandone la morte. Altrettanto pericoloso per i cani ospitati nell’autorimessa di casa è una perdita dell’antigelo dell’automobile. Il liquido in questione contiene infatti un glicole dolciastro e gradito all’animale, ma molto tossico. Tra le piante ornamentali tossiche o irritanti per cani e gatti ci sono poi la dieffenbachia, il filodendro, l’oleandro, la stella di natale, l’agrifoglio, il ciclamino, il tasso, l’edera, l’ortensia e l’azalea.
Oggi però gli agenti più comuni coinvolti negli avvelenamenti degli animali domestici sono il cioccolato (circa il 25% dei casi), taluni farmaci per uso umano (circa il 20% dei casi) e altri alimenti commestibili per l’uomo e per altre specie, come uva, cipolla, aglio, avocado, alcool e noci. In particolare per il cane, il pericolo derivato dal cioccolato si deve al suo contenuto di teobromina: il rischio è quindi più alto per il cioccolato fondente, che ne contiene di più, rispetto a quello al latte o bianco, e dipende dalla dose e dalla taglia dell’animale. Un quarto di tavoletta da 250 grammi di coccolato amaro può provocare gravi problemi gastrointestinali e cardiaci in un cane che pesa dieci chili e sintomi più leggeri in un animale di dimensioni doppie. I sintomi più comuni dell’avvelenamento, per i diversi alimenti, sono il vomito e la diarrea e, nei casi più gravi, alterazioni cardiache e nervose. Differenti gli effetti di aglio e cipolla, che provocano un’intossicazione cronica con anemia.
Un altro ingrediente di uso sempre più comune tra gli umani ma pericoloso per i cani è lo xilitolo, un dolcificante che si usa nelle medesime dosi dello zucchero ma ha un minor apporto calorico, un indice glicemico dimezzato e riduce il rischio di carie. Presente in molte gomme da masticare, che ne contengono fino a 1,5 g per unità, lo si trova anche in alcuni dolciumi, medicinali, prodotti odontoiatrici ed è utilizzato sempre di più come sostitutivo dello zucchero bianco. Denominato “zucchero di betulla” oppure come additivo E967, è tossico per il cane e altri animali (furetti, conigli, bovini, capre e forse uccelli), ma non lo è per altri (gatti, ratti e cavalli).
Se la tolleranza nell’uomo è buona (diarrea se i superano i 130 g), a un cane di dieci chili basta un grammo di xilitolo per causare ipoglicemia, mentre cinque grammi provocano una grave insufficienza epatica. Nel cane, lo xilitolo è rapidamente metabolizzato in glucosio, glicogeno e lattato provocando un’importante secrezione di insulina con conseguente grave ipoglicemia. Il meccanismo della tossicità epatica è invece ancora poco conosciuto. I primi segni dell’intossicazione, in genere dovuta all’ingestione di una o più gomme da masticare, compaiono solitamente entro mezz’ora dall’assunzione e sono vomito, debolezza, letargia e anche coma, convulsioni e diarrea. Nel caso in cui vi sia un danno epatico, si possono osservare emorragie, soprattutto a livello di apparato digerente, ed ecchimosi.
La diagnosi si basa essenzialmente sull’anamnesi, cioè sulla consapevolezza che il cane ha ingerito dello xilitolo, mentre gli esami complementari servono per valutare l’evoluzione clinica e adattare la terapia. La prognosi è generalmente buona nei casi lievi, meno favorevole se è presente un danno epatico e infausta nei casi di epatite fulminante. La prevenzione dell’intossicazione da xilitolo nel cane si basa soprattutto sulla conoscenza, da parte dei proprietari, che il cane non è come l’uomo e che questo dolcificante è per lui tossico, come avviene anche per altre molecole o farmaci.
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Professore Emerito dell’Università degli Studi di Parma e docente nella Facoltà di Medicina Veterinaria dal 1953 al 2002
Questa è la dimostrazione di come noi esseri umani risultiamo diversi dai nostri amici a 4 zampe. Ciò che va bene per noi fa malissimo ai nostri amici 4 zampe.. Tenere a mente..