Il latte è prezioso a tutte le età, perché aiuta a mantenere integra la struttura delle ossa negli adulti, accompagna e agevola la formazione del sistema immunitario nei bambini, oltre ad avere molte altre funzioni. Ma in che modo e attraverso quali sostanze eserciti le sue azioni benefiche non è del tutto noto, anzi talvolta non lo è affatto, anche se si sa che l’87% è costituito da acqua e il 13% da nutrienti.
Per colmare le lacune c’è un solo modo: conoscere esattamente tutto ciò che contiene. Si tratta di centinaia e centinaia di sostanze diverse. Per mettere a disposizione quanto si va scoprendo, i ricercatori del National institute of standards and technology (Nist) statunitense, un ente di ricerca governativo, hanno creato, nel 2018, un database specifico per una categoria molto importante di sostanze presente in tutti i tipi di latte: gli zuccheri. Nella fattispecie, quelli composti da poche unità fondamentali (oligosaccaridi). Vi hanno inserito 74 molecole diverse, identificate nel latte materno grazie a una tecnica molto precisa, la cromatografia liquida accoppiata alla gas cromatografia, che fornisce, per ogni composto, un cosiddetto spettro, cioè un tracciato, assolutamente unico.
Ora a quella prima lista se ne aggiungono altri 80, portando il totale a 154, tutti identificati confrontando nuovi spettri con 1,3 milioni di altri ottenuti da oltre 31.000 prodotti della Nist Tandem Mass Spectral Library, un database ma più generale. Tra i nuovi oligosaccaridi ce ne sono molti mai scoperti prima, come ad esempio, uno che contiene 15 unità di base.
Lo studio è andato oltre: come riferito su Analytical Chemistry grazie alla collaborazione con lo Smithsonian Institute di Washington e con il Carabao Center delle Filippine, è infatti iniziata l’analisi del latte di altri mammiferi, e i primi sono stati il leone africano, la mucca, la capra e la bufala. Nei campioni sono stati identificati altri 90 nuovi oligosaccaridi, 25 dei quali presenti anche nel latte umano. I prossimi animali il cui latte sarà studiato sono il delfino, il macaco rhesus, i maiali di diverse varietà.
Tra le molte applicazioni delle nuove informazioni vi sono, per esempio, la possibilità che i produttori giungano a formulazioni di latte per l’infanzia più adatte allo sviluppo dei bambini o che si riescano a individuare zuccheri dotati di caratteristiche specifiche o, ancora, quella che si scoprano nutrienti utili nel latte di altri mammiferi.
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Giornalista scientifica
Articolo dal contenuto molto ambiguo… Il latte della propria specie è fondamentale per la crescita, non così quello di altre specie!
Consumare latticini (quindi, prodotti da latti di altre specie) non è benefico per la salute, mantiene in piedi un’industria inquinante su molti livelli (liquami, consumo di suolo, disboscamento, produzione di gas serra) e si fonda sull’orribile trattamento delle femmine di svariate specie, a cui viene tolto il neonato subito dopo il parto per indurre una nuova gravidanza, e così fino all’esaurimento delle forze ( = macello).