Li si vede nei servizi televisivi e anche in alcune delle nostre città. Mezzi meccanici, personale a piedi e, in alcuni paesi altri strumenti: tutti intenti a spargere grandi quantità di disinfettanti sulle strade per eliminare il coronavirus. Ma serve? E che cosa dice la scienza? E le indicazioni ufficiali?
A occuparsi della questione, in paesi come Singapore, che utilizza i droni, la Turchia, che ricorre ad addetti in carne e ossa, o il Messico, che si affida ai camion, è la Reuters, che ricorda come non ci sia alcuna prova scientifica a giustificazione della sanificazione delle strade. Il Sars-Cov-2 è infatti un virus e, come tale, ha bisogno di cellule viventi da infettare per sopravvivere. Sulle superfici e sugli oggetti resiste al massimo qualche ora, e non è mai stato dimostrato che sia possibile un passaggio dalla strada alle scarpe e da lì alle persone. Inoltre – sottolineano gli esperti interpellati – di solito le persone non stanno a contatto diretto con la pavimentazione stradale, ed è quindi estremamente improbabile che possano prendere il virus da lì.
Al contrario, non si possono escludere effetti negativi della sanificazione per l’ambiente e per le persone. Una delle sostanze più utilizzate è infatti la candeggina o ipoclorito di sodio. Anche se diluita, a contatto con i materiali organici presenti sulle strade può dare origine e molecole sicuramente cancerogene, che possono poi essere inalate dalle persone adulte, dai bambini, dagli animali, dai lavoratori impiegati per la disinfezione, e possono inquinare terreni e falde acquifere. Un’altra sostanza è il cloruro di benzalconio, che può causare dermatiti e i cui effetti sul virus non sono diversi da quelli di un normale sapone.
Più che disinfettare le strade, sono in realtà efficaci provvedimenti mirati come quelli sulle pulsantiere degli ascensori. E più di tutti sono utili quelli personali, come lavarsi le mani accuratamente e spesso, e proteggersi.
In Italia la situazione riflette un certo caos organizzativo, anche se il ministero della Salute è molto chiaro nella sua circolare: non ci sono prove che dimostrino l’efficacia di provvedimenti del genere. Si legge infatti: “È importante sottolineare che esistono informazioni contrastanti circa l’utilizzo di ipoclorito e la sua capacità di distruggere il virus su superfici esterne (strade) e in aria. L’efficacia delle procedure di sanificazione per mezzo dell’ipoclorito su una matrice complessa come il pavimento stradale non è peraltro estrapolabile in alcun modo dalle prove di laboratorio condotte su superfici pulite”. I quali, viceversa, possono costituire un rischio per la popolazione. Si legge ancora: “lo stesso China’s Center for Disease Control and Prevention (CCDC), ha avvertito il pubblico che le superfici esterne, come strade, piazze, prati, non devono essere ripetutamente cosparse con disinfettanti poiché ciò potrebbe comportare inquinamento ambientale e dovrebbe essere evitato”.
Le amministrazioni locali, tuttavia, procedono in ordine sparso: in alcuni casi si attengono a questa circolare, in altri praticano la disinfezione a tappeto. Ci sono stati, però, diversi cambiamenti di opinione, dopo la pubblicazione della circolare, e molti comuni hanno rinunciato alle procedure di disinfezione, limitandosi alla consueta pulizia senza disinfettanti. Non è insomma spargendo candeggina sul selciato che si sconfigge il coronavirus.
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Giornalista scientifica
Dubito fortemente che l’ipoclorto di sodio alias candeggina generi molecole cancerogene.
Il cloro generato è vero è molto elettrofilo e reattivo ma arrivare a dire che sia cancerogeno, allora secondo questo ragionamento anche andare in piscina sarebbe rischioso? Non esageriamo con le bufale scientifiche per favore
Non esageriamo con gli insulti per favore. Dalla Circolare dell’ISS del 17 marzo (https://www.iss.it/documents/20126/0/Rapporto+ISS+COVID-19+n.+7+outdoor+%281%29.pdf/1f007981-e4d1-03f7-8391-1876b3e0abf5?t=1585744240968): Il sodio ipoclorito, in presenza di materiale organici presenti sul pavimento stradale potrebbe dare origine a formazione di sottoprodotti estremamente pericolosi quali clorammine e trialometani e altre sostanze cancerogene. La disinfezione delle strade con questi prodotti non dovrebbe essere pertanto condotta di frequente ma una tantum evitando l’esposizione della popolazione durante l’applicazione. Non è possibile comunque escludere la formazione di sottoprodotti pericolosi non volatili che possono contaminare gli approvvigionamenti di acqua potabile.
La “disinfezione” delle strade è una reazione istintiva delle amministrazioni locali che vogliono “far vedere” di stare facendo qualcosa, e il passaggio di autobotti e addetti in tuta da astronaura con le lance a pressione è certamente visibilissimo e esteticamente ed elettoralmente appagante.
E lo è specialmente in città come Torino, dove la normale pulizia delle strade viene trascurata da anni, assieme allo sfalcio delle erbacce, alla pulizia dei tombini, alla raccolta delle foglie secche e del pattume stradale in genere.
Il lavaggio strade se effettuato con sola acqua senza additivi è un’ottima pratica di igiene pubblica in quanto elimina buona parte delle polveri responsabili di irritazioni dell’apparato respiratorio, e se c’è qualcosa di cui proprio non abbiamo bisogno in questo momento è di patologie che imitano e mascherano i sintomi del covid19, quindi ben vengano e tornino a essere la normalità e non l’intervento in emergenza.
Trovo anzi vergognoso che certe amministrazioni abbiano dovuto aspettare, nonostante mesi interi di precipitazioni scarsissime o nulle, lo scoppio di una pandemia gravissima per ripristinare questa pratica che anni fa era abituale, al punto che tutti abbiamo preso multe per aver dimenticato in sosta l’auto in strada nelle notti riservate al lavaggio.
Mauro