Coca-Cola e Pepsi, i marchi che inquinano di più le spiagge del Regno Unito. 10 grandi aziende producono più della metà dei rifiuti raccolti
Coca-Cola e Pepsi, i marchi che inquinano di più le spiagge del Regno Unito. 10 grandi aziende producono più della metà dei rifiuti raccolti
Giulia Crepaldi 21 Maggio 2019Più della metà dei rifiuti che tappezzano le spiagge del Regno Unito sono prodotti da 10 grandi aziende, Coca-Cola e Pepsi in testa. Lo rivela un’indagine realizzata dall’associazione ambientalista Surfers Against Sewage (Sas), che nel mese di aprile ha organizzato la più grande campagna di “pulizie primaverili” delle coste britanniche, coinvolgendo oltre 45 mila volontari. Oltre alle due multinazionali Coca-Cola e PepsiCo, la lista include grandi marchi come McDonald’s, Mondelēz, Nestlè, Mars, Haribo e Heineken, e altri meno noti in Italia come i produttori di bevande alcoliche e analcoliche Suntory e Anheuser-Busch Inbev.
Nel corso di più di 200 eventi di pulizia spiagge, sono stati raccolti quasi 50 mila rifiuti e su più di 20 mila di essi era presente un marchio riconoscibile. Coca-Cola si è aggiudicato il titolo poco invidiabile di più grande inquinatore delle spiagge: insieme, tutti i prodotti dei brand della multinazionale di Atlanta, che includono tra gli altri anche Fanta, Sprite, la catena di caffetterie Costa Coffe e l’energy drink Monster, sono responsabili del 15,5% di tutti i rifiuti, per un totale di oltre 3 mila oggetti rinvenuti. Oltre 2.300 di questi erano bottiglie di plastica e lattine di Coca-Cola (11% del totale).
Al secondo posto, con poco più del 10% dei rifiuti recuperati si trova PepsiCo, proprietaria del marchio britannico di chips Walkers, che rappresentano la maggior parte dei prodotti della multinazionale identificati. In totale, durante le giornate di pulizie, sono state raccolte quasi 1.550 buste di patatine Walkers. Seguono le bottiglie con il marchio Pepsi e le buste delle famose Doritos.
Nella top 5 dei più grandi inquinatori troviamo al terzo posto Mondelēz International, proprietaria della cioccolata Cadbury e dei biscotti Oreo, seguita McDonald’s e Nestlè. Alla posizione 27 si trova Ferrero, l’unica azienda italiana inclusa in questa classifica, a causa di un centinaio di imballaggi di prodotti Kinder rinvenuti dai volontari.
Dei quasi 30 mila oggetti senza marchio raccolti, circa un terzo (32%) era rappresentato da cotton fioc, seguiti da mozziconi di sigaretta (22%), tappi di bottiglia, imballaggi di dolciumi e caramelle, salviette per neonati e cannucce. Alcuni di questi oggetti saranno vietati in tutta Europa a partire dal gennaio 2021, quando entrerà in vigore la nuova direttiva sulla plastica monouso. Ma per ridurre gli imballaggi di plastica, bisognerà convincere le aziende a orientarsi verso un packaging più sostenibili e i consumatori a fare scelte più consapevoli.
Fonte immagini: Surfers Against Sewage
© Riproduzione riservata
[sostieni]
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
I marchi che inquinano di più?
Chi inquina è l’uomo che non fa la raccolta differenziata e getta i rifiuti nel mare
Solo il 40-45% dei contenitori in pet in Italia viene riciclato, il resto finisce negli inceneritori o nelle discariche e anche nell’ambiente se non viene gestita correttamente la filiera. Secondo Greenpeace: “Il 90% della plastica prodotta non è mai stata riciclata. Ora è dispersa nell’ambiente, e lì resterà per anni: Fare una corretta raccolta differenziata è un dovere di ogni cittadino, ma è ormai chiaro che il riciclo da solo non basta più. La colpa non può essere scaricata solo sui consumatori, quando le aziende ne vendono sempre di più: la produzione attuale raddoppierà i volumi entro il 2015 per quadruplicarli entro il 2050!”
Scusate, ma si parla delle aziende che inquinano con i loro imballaggi: va bene, ben venga la riduzione della produzione di plastica, questo è necessario!, tuttavia non sono le aziende a gettare l’immondizia plastica sulle spiagge (e non solo: nei prati, nelle foreste, sulle vette delle montagne, nelle fontane di città, al cinema, ecc.), ma i serafici utilizzatori che, piuttosto che tenere con sé un contenitore usato per poi gettarlo appena possibile nell’apposito contenitore, lo lasciano ovunque, similmente ai piccioni con le loro deiezioni. Tanto, “qualcuno ci penserà”, “Ci saranno gli addetti”, ed altre inciviltà del genere.
A ognuno le proprie responsabilità, l’industria deve fare la sua parte, ma è necessario che i cittadini collaborino per quanto possono.