Conad si impegna a ridurre la plastica nei propri prodotti a marchio. I primi ad essere eliminati saranno i prodotti monouso come posate, bicchieri, piatti e cannucce, ed entro i prossimi due anni saranno plastic free anche i materiali di confezionamento degli alimenti come vaschette di plastica, buste, astucci e del packaging secondario come film e adesivi. Secondo Francesco Avanzini, dg di Conad, la sensibilità ambientalista è sempre più diffusa tra i consumatori, e per restare competitivi occorre per stare al passo con gli altri paesi europei, già molto avanti nella lotta ai materiali non eco friendly.
Anche NaturaSì in collaborazione con Legambiente in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua del 22 marzo, ha presentato un progetto di riduzione ed eliminazione delle bottiglie e degli imballaggi in plastica dai punti vendita (leggi articolo qui).
Tra le catene di supermercati che hanno iniziato a occuparsi del problema, Coop per prima ha aderito alla campagna di impegni per la riduzione della plastica lanciata su base volontaria dalla Commissione Europea. Da anni ha una politica orientata a facilitare lo smaltimento degli imballaggi o a proporre soluzioni più ecologiche per alcuni referenze a marchio, come le ricariche dei prodotti per l’igiene della casa o della persona. Le nuove azioni di tutela ambientale della catena permetteranno di raggiungere nel 2025 un risparmio totale di plastica vergine di 6.400 tonnellate annue.
Degli impegni sottoscritti da Coop con l’UE in primo luogo troviamo le bottiglie di acqua minerale, i flaconi detergenza casa e tessuti, le vaschette per l’ortofrutta. In particolare per le 27 bottiglie di acqua Coop già a dicembre 2019 si raggiungerà il 30% di presenza di riciclato fino a salire al 50% a gennaio 2023.
Una tendenza che, sulla spinta dei consumatori sempre più virtuosi e informati, coinvolgerà probabilmente anche le altre insegne, nell’interesse di tutti e del pianeta.
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
Prendendo spunto da altri vostri articoli sul tema (quello dei miliardi di bottiglie di acqua imbottigliata venduta in Italia, l’altro sull’uso delle borracce, adesso questo) notando che per paradosso mi pare che sta aumentando l’uso di formati più piccoli del classico litro e mezzo, mi chiedo se non sarebbe possibile obbligare all’uso dell’alluminio almeno per i formati da 500 ml e più piccoli. Del resto lo si usa già con le bevande. L’alluminio è molto più facilmente riciclabile.
Sarebbe opportuno che Coop facesse etichette biodegradabili da apporre sulle buste già biodegradabili per i prodotti freschi. Si eviterebbero così complicati equilibrismi per non dover buttere busta ed etichetta nell’indifferenziato, vanificando la legge sulla riduzione degli imballaggi!
Buona cosa intanto sarebbe un obbligo legale relativo alle dimensioni e posizioni delle indicazioni di ricupero e riciclo sulle confezioni. Infatti spesso è arduo poter rintracciare tali indicazioni anche per il consumatore più attento, e sarebbe utile, anche ai fini educativi del consumo, che fossero più grandi e in vista, anziché dietro, nelle pieghe, e mescolate a papiri propagandistici che pochissimi leggono.
Incominci la GDO a richiederlo ai fornitori in via volontaria, e a praticarlo sulle confezioni a marchio delle catene!!