Il consiglio direttivo e i referenti regionali dell’Associazione italiana specialisti in Scienza dell’Alimentazione (Ansisa) hanno deciso all’unanimità di aderire alla campagna a favore della sugar tax. Sale così a sette il numero di società scientifiche che hanno aderito alla nostra iniziativa. In questa lettera spiegano i motivi e auspicano che, se mai si farà una tassa sullo zucchero, la somma ricavata venga destinata a interventi educativi rivolti alla popolazione, ai genitori, nelle scuole, identificando i gruppi sociali a maggior rischio di obesità e malattie a essa collegate.
L’eccessivo consumo di bibite zuccherate aumenta il rischio di diabete e obesità con le relative complicanze e problemi odontoiatrici. La prevenzione delle patologie croniche sopracitate certamente migliorerebbe la salute della popolazione e la qualità della vita; ne potrebbe inoltre derivare una riduzione della spesa sanitaria a tutti i livelli di cura, dalla spesa farmaceutica a quella ospedaliera.
Ansisa ritiene che gli interventi educativi che aumentano la consapevolezza e le competenze delle persone in tema di prevenzione nutrizionale rappresentino un gold standard. Va comunque segnalato che gli interventi educativi richiedono tempi molto lunghi; inoltre a livello della popolazione influiscono in modo importante campagne pubblicitarie che spingono all’acquisto di prodotti ricchi di zuccheri, senza che ne vengano segnalate le possibili conseguenze derivanti da un consumo eccessivo: in tal senso la sugar tax potrebbe rappresentare un segnale politico e sociale educativo e informativo per la popolazione.
Ansisa desidera però segnalare la propria ferma posizione rispetto a un corretto uso dei fondi derivati dalla possibile applicazione della sugar tax. Va infatti sottolineato che vi sono evidenze che la sugar tax ha un effetto favorevole solo se associata ad altri interventi (strategia multipla): interventi educativi rivolti alla popolazione, ai genitori, nelle scuole, magari con l’identificazione dei gruppi sociali a maggior rischio per concentrare su di loro tali interventi. Ciò sarebbe possibile, secondo esperienze a livello internazionale, solo se i fondi ricavati venissero riutilizzati proprio per politiche di prevenzione in ambito sanitario o per la comunità. Occorre inoltre affermare che il limite alle bevande zuccherate potrebbe spingere all’uso di altri tipi di bevande ad alto contenuto di zuccheri (come succhi di frutta dolcificati), alcoliche (birra, ecc…) o con dolcificanti ipocalorici, quindi resta critico l’intervento educativo e magari la possibilità di utilizzare i fondi per ridurre il prezzo di bevande e alimenti sani e favorirne così il consumo.
Ansisa ritiene che il dibattito sulla sugar tax e sulla sua formulazione debba prevedere un tavolo di lavoro, a cui si rende disponibile, che affronti in modo ampio il tema e che possa formulare strategie fondate su evidenze scientifiche, con una particolare attenzione a una programmazione che si estenda uniformemente sul territorio nazionale.
Donatella Ballardini (presidente Ansisa), Hellas Cena (vicepresidente), Domenico Centofanti (segretario nazionale), Rachele De Giuseppe, Gravina Giovanni, Massimo Labate, Graziella Raiteri, Roberta Roggeri, Paola Sbisà, Romana Schumann, Rossella Stucchi, Franco Tomasi (consiglieri) e tutti i referenti regionali.
Per aderire all’appello è sufficiente copiare il modulo (*) su una mail, compilarlo e spedire a ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it
Il sottoscritto (nome e cognome): Professione e/o titolo: Istituto o ente di riferimento: Città di residenza: aderisce alla petizione promossa da Il fatto Alimentare per chiedere al Ministero della salute di introdurre in Italia una tassa progressiva del 20% sulle bevande zuccherate. (*) Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del GDPR (Regolamento UE 2016/679) e del Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196 “Codice in materia di protezione dei dati personali”. |
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