Sugar tax: perplessità del governo italiano per la tassa sulle bevande zuccherate. Diverso il parere dell’Istituto superiore di sanità
Sugar tax: perplessità del governo italiano per la tassa sulle bevande zuccherate. Diverso il parere dell’Istituto superiore di sanità
Beniamino Bonardi 9 Ottobre 2018Nell’Unione europea, quasi un ragazzo su quattro e una ragazza su cinque sono in sovrappeso od obesi. Così come un bambino su tre, di età compresa tra i sei e i nove anni. Fino al 7% dei budget sanitari nazionali viene speso ogni anno per malattie legate all’obesità, mentre solo il 3% viene speso per la prevenzione. E i fondi disponibili appaiono ancor più piccoli se confrontati con le somme spese per la promozione di prodotti alimentari e bevande non salutari. Lo ha ricordato il commissario europeo alla Salute e alla Sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis, intervenendo alla riunione dei ministri della Sanità del G20, svoltasi il 4 ottobre in Argentina. Secondo Andriukaitis, “i governi e le autorità sanitarie pubbliche non possono risolvere da soli questa crisi” ed è necessario “un forte impegno da parte degli operatori del settore alimentare sulla riformulazione dei prodotti e sulla riduzione dell’esposizione dei bambini alla commercializzazione aggressiva e digitale di cibi ricchi di grassi, sale e zuccheri”, con un’attenzione speciale alle famiglie delle fasce socio-economiche più basse, che sono proporzionalmente più colpite da stili di vita non salutari.
Anche in Italia il fenomeno dell’obesità infantile sta assumendo dimensioni preoccupanti; si stima che i bambini tra i 6 e gli 11 anni con problemi di eccesso ponderale siano ben 1.100.000. Il 12% dei bambini risulta obeso, mentre il 24% è in sovrappeso: più di un bambino su tre, quindi, ha un peso superiore a quello che dovrebbe avere per la sua età. Lo ha ricordato in un’interrogazione la deputata Elvira Savino (Forza Italia), sottolineando che “nelle abitudini alimentari dei bambini si registra un aumento della quantità e varietà degli alimenti grassi ed energetici, l’aumento dell’uso di ristoranti e fast-food per pranzare e cenare, un incremento dell’uso di bibite analcoliche dolci e gasate come sostituto dell’acqua”.
Riprendendo quanto scritto dal Fatto Alimentare, la deputata ha ricordato che lo scorso 6 aprile, nel Regno Unito, è entrata in vigore una sugar tax “differente da quelle applicate sinora nel resto del mondo, sia nella sua struttura sia nella sua finalità, che non è quella di far diminuire il consumo di bevande zuccherate ma di spingere i produttori, attraverso la leva fiscale, a ridurne il contenuto di zucchero”. La deputata Savino ha quindi chiesto al governo “se non si intendano assumere iniziative per prevedere, seguendo l’esempio britannico, l’introduzione anche nel nostro Paese della cosiddetta sugar tax sulle bevande zuccherate”.
Rispondendo a nome del governo, il sottosegretario alla Salute Armando Bartolazzi non ha detto un “no” secco ma ha espresso forti perplessità sulla sua utilità, affermando che “l’eventuale introduzione della cosiddetta sugar tax dovrà essere valutata con estrema cura. Essa, peraltro, è stata già sottoposta a un’attenta valutazione preliminare in merito ai suoi potenziali effetti, per quanto, come riferito dall’Istituto superiore di sanità, le evidenze scientifiche oggi disponibili siano ancora limitate”. Ciò non toglie che il presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi in una recentissima intervista a Il Fatto Alimentare abbia preso una posizione molto netta a favore della sugar tax.
All’esperienza britannica, il sottosegretario ha contrapposto quella cilena, affermando che “un importante elemento di riflessione ci viene però già fornito da un’accurata analisi dell’effetto della tassa sulle bevande zuccherate in Cile, dopo un anno dalla sua introduzione: essa, infatti, è risultata efficace nel ridurre il consumo di bibite con zuccheri aggiunti nella fascia di popolazione con un alto reddito, ma non nella popolazione più svantaggiata da un punto di vista socioeconomico, che è quella che presenta una maggiore prevalenza di obesità infantile e appare più suscettibile alle patologie a questa correlata.
“Questo stesso studio, così come altri lavori scientifici, pur correlando l’introduzione della tassa a una parziale riduzione dei consumi di bevande con zuccheri aggiunti, non ha riscontrato nessun effetto diretto delle politiche di tassazione sulla prevalenza di obesità infantile. Forti perplessità sussistono inoltre, più in generale, sull’applicazione di tassazioni maggiorate, poiché tale approccio è privo di componenti educative verso sane abitudini alimentari e può determinare un possibile spostamento dei consumi verso prodotti di scarsa qualità nutrizionale, in particolare nell’età infantile ed evolutiva e nei soggetti con minore grado di istruzione”.
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[sostieni]
Certo che se le evidenze scientifiche sono limitate e in attesa di un cambiamento nell’educazione verso una piu’ sana alimentazione il non fare nulla e’ perfetto; aspettiamo sempre a chiudere la stalla quando i buoi sono scappati !
Mah … !
Meglio della tassa che colpisce sempre i soliti noti senza cambiare molto, sarebbe una direttiva europea che fissasse i limiti massimi di zuccheri nelle bevande costruite e ricostituite.
Ma questa soluzione è lontana dai pensieri della Commissione, forse più sensibile alle sirene dei lobbisti che alle segnalazioni di Efsa e dell’Oms.