Se pensiamo a una marca di biscotti, o a un olio extravergine, i primi a venire in mente sono quelli che investono nel marketing e ci “bombardano” con immagini e parole. Quando facciamo la spesa al supermercato i prodotti più visibili sono quelli posizionati ad altezza occhi e sono di solito quelli con il marchio della catena di supermercati, le cosiddette private label. Negli ultimi anni, questi prodotti sono aumentati in numero e varietà, e sempre più consumatori li scelgono perché sono molto simili a quelli delle grandi marche ma vengono proposti a prezzi più convenienti. Nel 2017 questi prodotti (considerando anche i non alimentari) hanno raggiunto una quota di mercato pari al 18,5%, che nei discount arriva al 57%.
La vistosa crescita è frutto anche di una scelta dei consumatori che non hanno più dubbi sulla qualità di questi prodotti sempre più simili a quelli di marca. Questo è avvallato dalla consapevolezza che i prodotti con il marchio dei supermercati sono spesso confezionati negli stessi stabilimenti delle marche famose. La somiglianza è vera, ma attenzione perché raramente si tratta di alimenti identici anche se sull’etichetta è riportato lo stesso indirizzo. Le grandi marche e anche le catene dei supermercati negli ultimi anni preferiscono differenziare i prodotti per andare incontro alle richieste dei consumatori. È quello che accade anche con le merendine, come i croissant (ne abbiamo parlato qui) o le treccine di pasta sfoglia. Le confezioni a marchio Conad, Coop ed Esselunga sono prodotte da F.B.F., azienda del gruppo Bauli che produce nello stesso stabilimento di S. Martino Buon Albergo (VR) le merende con il famoso marchio.
Se confrontiamo l’elenco degli ingredienti, vediamo che le ricette delle treccine a marchio Coop, Esselunga e Conad sono molto simili, mentre quelle Bauli e Mulino Bianco sono diverse. Sulla confezione delle merendine “Trecciamore” di Bauli si trovano due diciture come “5 cereali” e “zucchero grezzo di canna”, riferite agli ingredienti scelti per dare una veste salutistica al prodotto. In realtà la farina di “5 cereali “rappresenta il 2,9% del totale, mentre lo zucchero di canna, pur avendo un aroma caratteristico, dal punto di vista nutrizionale è equivalente a quello convenzionale. Per quanto riguarda i grassi, il burro, ingrediente classico della pasta sfoglia, compare in tutte le ricette e si trova insieme all’olio di girasole nelle treccine Coop, Esselunga e Conad che nel complesso, analizzando gli altri ingredienti, risultano avere un’analoga composizione.
Diversa è la situazione per Bauli che usa ancora una margarina composta da olio di palma e girasole oltre al burro raggiungendo una quantità di grassi superiore di 1/3 rispetto alle treccine dei supermercati. Le cose non vanno meglio per Mulino Bianco che usa margarina composta da burro di cacao, olio di girasole e olio di cocco e cartamo, raddoppiando quasi la quantità di grassi rispetto alle private label.
Se però consideriamo la singola merendina da 42 g (unica eccezione i 40 g Mulino Bianco), l’apporto energetico passa da circa 174 calorie per le treccine con il marchio dei supermercati a 181 per Bauli e 188 per Nastrine Barilla. L’aumento è dovuto soprattutto alla maggior presenza di grassi che oscillano da 6,7 g per le merendine dei supermercati, a 8,9 g di Bauli, e 11,2 g per le Nastrine.
Come d’abitudine abbiamo realizzato per le varie merendine l’etichetta a semaforo francese Nutri-Score* che non coglie queste differenze, perché si tratta comunque di prodotti simili: l’abbondanza di grassi e zuccheri penalizza le merendine e il risultato è per tutte un bollino arancio e una lettera D, come alimenti da consumare con moderazione.
I prezzi, invece, non sono equivalenti. In alcuni supermercati di Ferrara, abbiamo visto le treccine Coop a 5,9 €/kg e quelle a marchio Conad a 5,4, mentre quelle marchiate Esselunga sono proposte sul sito a 6,71 €/kg. Il listino lievita considerevolmente per le Nastrine Mulino Bianco (8,4) e ancor di più per Bauli (9,5). Siamo di fronte a differenze di prezzo poco giustificabili se si confronta il tipo di ingredienti e anche la qualità nutrizionale.
(*) L’etichetta semaforo modello Nutri-Score è generata con il sito Open Food Facts. Si tratta del modello di etichettatura adottato in Francia, che dà un punteggio agli alimenti sulla base dei nutrienti (considerando sia quelli benefici per la salute sia quelli da limitare). L’etichetta prevede una gamma di cinque colori, che varia tra il verde intenso e il rosso, passando per il giallo e l’arancione, abbinati alle prime cinque lettere dell’alfabeto, dalla ‘A’ alla ‘E’. Le lettere esprimono il livello di salubrità (ottimo per la ‘A’, minimo nella ‘E’). Il sistema è adottato volontariamente.
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Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.
L’articolo si limita a fare un’analisi delle etichette, quando invece dovrebbe partire dall’assunto che sta comparando dei prodotti venduti come “pasta sfoglia”, e allora si dovrebbe valutare la qualità tecnologica, e non, come spesso fate, valutare gli ingredienti presi indipendentemente dalle caratteristiche strutturali che conferiscono al prodotto.
Le Nastrine e le Bauli sono di VERA pasta sfoglia, ed è per questo che hanno molti più grassi (e di tipo saturo) nella composizione. Le altre treccine non sono pasta sfoglia, a dispetto del nome che ne dà Conad, e bastava aprire la confezione per dimostrarlo: è una semplice pasta ripiegata, dove i grassi presenti non sono usati per “sfogliare”. La presenza del burro tra gli ingredienti non dice, di per sé, se si tratta o meno di pasta sfoglia; in ogni caso, non nell’entità con cui è presente nelle treccine della gdo (a occhio l’8%).
“Qualità tecnologica” cosa mi tocca sentire..senza offesa
Alla fine quello che interessa in un alimento per la nostra salute è la presenza o meno di grassi (saturi,idrogenati..) proteine, zuccheri, FIBRE, vitamine&sali minerali (un miraggio trovarli in etichetta dato il grado elevato di raffinazione) . .. PUNTO.
non mi interessa nulla della VERA o non vera pasta a sfoglia.. puoi mettermi anche vera pasta sfoglia e poi sforare con il sale e gli zuccheri..sempre uno scempio di cibo rimane.
Quindi ben venga il semaforo a cinque tacche che pone molto bene in risalto come tutte quelle marche sono sulle ultime due tacche rosse. Personalmente con un semaforo del genere presente in ogni cibo che dovessi acquistare sarei tentato di mangiare molto meno cibi raffinati.
Quindi tutte le treccine/nastrine in commercio sono uguali e tutte meritano lo stesso giudizio qualitativo D-Arancione?
Poi il consumatore da dove capisce che tale giudizio dipende dal tenore di zuccheri e grassi come affermate nel titolo, dimostrando che solo voi avete le giuste informazioni che portano al giudizio complessivo, mentre al consumatore non è dato conoscere?
E delle nastrine Mulino Bianco con un 50% di grassi, fibre e sale in più rispetto ai concorrenti, cosa dobbiamo pensare sul perché non meritino un bel E-Rosso, sempre rispetto alle treccine concorrenti a confronto?
Forse l’algoritmo Nutri Score è un po’ troppo grossolano e semplicistico per definire la qualità complessiva di un alimento, anche tenendo conto di altri parametri come segnala giustamente Ale.
Mi ripeto e ripeterò continuamente che servono altri riferimenti informativi per il consumatore, ad esempio l’abbinamento del Nutri Score con la tabella nutrizionale valutativa e colorata come il sistema inglese, da dove si può comprendere il collegamento e le motivazioni del giudizio complessivo univoco.
Comunque ritengo più saggio prevedere e provvedere ad un sistema qualitativo nostro istituzionale italiano, che valuti anche i parametri qualitativi della nostra Dieta Mediterranea, naturalmente se e dove mantenuti nell’alimento da giudicare.
L’open food fact è pubblico e il semaforo indica i motivi del colore assegnato . Le Nastrine Mulino Bianco hanno meno zucchero e forse questo compensa la presenza degli acidi grassi saturi. In ogni caso sono prodotti da consumare con moderazione lo si evince dal coloRe arancione. Va bene un semaforo all’italiana ma in realtà da noi nessuno lo vuole chissà perché, dimostrando un atteggiamento di chiusura inaccettabile e miope.
Magari insistendo e proponendo un sistema accettabile ci potremo arrivare anche noi.
Servono prese di posizione dei nostri dietologi e nutrizionisti più popolari e conosciuti, che potreste interpellare e motivare per un’iniziativa congiunta, come avete fatto con Spisni e Ruggeri del Crea, magari in collaborazione con le associazioni dei dietisti e nutrizionisti italiani con anche Altroconsumo, che potranno attivarsi allo scopo.
Se ci aspettiamo che siano d’accordo i produttori non ne vedremo la genesi.
Il percorso è molto difficile
Qualcuno di voi mi elenchi anche uno solo, e dico uno solo, di prodotti dolciari o salati che possono avere un giudizio buono (tacca verde B).. non ci sono perchè anche il presunto buono avrà sforato quasi sicuramente in SALE o Zucchero.. ERGO l’industria alimentare (e non solo quella dolciaria) non vorrà mai un etichetta a semaforo. lo sanno anche i sassi.
Buonasera Matteo,
Per rispondere dovremmo vedere il Nutri Score di certe barrette di cereali leggere o snack alla frutta. Se anche fosse vero che nessuno snack conquista una B, potremmo scegliere fra C, D ed E. Queste tre categorie comprendono prodotti con caratteristiche diverse, quindi magari una volta mangiamo una mela, una volta uno snack classe E (se proprio ci piace!) e più frequentemente uno snack classe C.
Grazie @Valeria per la gentil risposta! 🙂
Se volessimo comporre i nostri pasti e merende con i colori semaforici, scegliendo prevalentemente alimenti con giudizio positivo verde-verdino-giallino, rinunciando a qualche pietanza abbondantemente e frequentemente presente sulle nostre tavole italiane, dovremmo consultare un dietologo per combinare ed assortirli in modo adeguato?
Perché chi ha un problema metabolico o patologico è già seguito da un medico dietologo nutrizionista, ma il resto del mondo chi lo indirizza?
Il consulente di riferimento chi potrebbe essere, viste le tendenze modaiole attuali: Lemme, Panzironi, Campbell, Sears, Calabrese, Berrino, Mozzi, Dukan, Gluten-free, direttamente dal web… o la simpaticissima Clerici?
Ironia funzionale per indirizzare la definizione dei giudizi qualitativi sintetici colorati ad istituzioni pubbliche, ufficiali, uniformanti e non a liberi pensatori in aziendale conflitto d’interesse e/o contrasto estremo tra loro.
L’etichetta a semaforo é un ottima cosa e mi ha fatto riflettere molto..
Dato peró che in qualsiasi cibo trasformato dall’uomo nessuna tacca verde sará mai presente (persino le semplici piadine BIO hanno enormi quantitá di sale) rifletto tra me e me di cosa sia diventata oggi una grande GDO.
Cibo per tutti ma a tacche arancioni\rosse? Possibile che se volessi mangiare in modo Normale dovrei recarmi al reparto ortofrutta/verdure a quello del pane,pesce,spezie sughi, pasta e tornare a casa? E’ questo quello siamo diventati?
Di buono cé che per tutto questo non avrei piú bisogno della gdo ma basterebbe una piccola bottega.
Ma per fortuna il semaforo non c’è ancora e posso sognare ancora e ancora come un occidentale