allevamenti galline

Se fossero esseri umani, diremmo che soffrono di forti reumatismi che rendono difficile il movimento anche per le gravi ustioni sotto i piedi. Ma sono polli e, per la legge sono ‘sani’. Un dato avallato dai veterinari che certificano la sicurezza alimentare della carne. Il risultato sono allevamenti che vengono considerati “fabbriche da carne”, dove i polli crescono il più in fretta possibile e non importa se vivono in condizioni disastrose. Una filosofia condivisa dalle tre aziende leader del settore che coprono l’80% circa del mercato (Aia, Amadori e Fileni) e dalle catene Conad, Coop, Esselunga, Lidl, Iper, Unes… I supermercati infatti vendono con il loro marchio cosce e petti di pollo provenienti da allevamenti gestiti dalle tre aziende leader.

Si tratta di un quadro inquietante ma del tutto realistico, segnalato da un’inchiesta di Essere Animali che descrive una situazione inquietante, con oltre il 90% dei petti di pollo venduti a marchio Conad, Coop ed Esselunga che presenta strisce bianche ben visibili a occhio nudo, indice di una vita stressata e disgraziata. Le strisce bianche (in inglese white striping) indicano una miopatia muscolare degenerativa caratterizzata da grasso e tessuto cicatriziale, che caratterizza la maggior parte dei petti di pollo. Per rendersi conto, basta entrare in un supermercato e osservare con attenzione (per esempio, ce ne siamo occupati in questo articolo).

Pollo petti Esselunga white striping 10 marzo 2024
Le strisce bianche sono ben visibili sulle confezioni dei polli venduti nei supermercati

Carni ‘sicure’, ma a quale prezzo

Le strisce bianche sono i segni di una malattia non infettiva che non comporta rischi per il consumatore, ma è il sintomo di un sistema produttivo che spinge gli animali a crescere troppo in fretta, fino al limite biologico. Gli allevamenti convenzionali utilizzano polli di razze iperselezionate (come Ross 308 e Cobb 500) che vengono macellati dopo 35-40 giorni. Per ottenere questi risultati i muscoli crescono più velocemente del cuore e delle ossa, e finiscono per degenerare. È la conseguenza dell’uso di razze a rapido accrescimento che garantiscono una crescita di 5o-60 g al giorno. I muscoli del petto si sviluppano così velocemente da superare la capacità del sistema circolatorio di fornire sangue e ossigeno. Di conseguenza le fibre muscolari degenerano, e vengono sostituite da tessuto fibroso e grasso che si manifesta visivamente sotto forma di striature bianche.

Il polli sono tutti uguali

Secondo il rapporto di Essere Animali, sono state rilevato nel 92% dei petti Conad, 90,6% Coop e 96,4% Esselunga, con livelli gravi di rispettivamente nel 52%, 43% e 51% dei 600 campioni presi in esame. Si tratta di valori del tutto simili a quelli riscontrati pochi mesi fa dall’associazione animalista presso la catena di hard discount Lidl. L’omogeneità dei dati si spiega perché tutti i polli sono uguali (tranne quelli bio e quelli a lenta crescita) che però rappresentano meno del 5% del mercato. Sì, avete capito bene, i polli venduti al supermercato hanno marchi diversi ma sono tutti ‘fratelli’ visto che i pulcini in Europa sono forniti prevalentemente da Aviagen, sono tutti della stessa razza, sono tutti allevati nello stesso modo, con gli stessi mangimi. Per questo sono quasi tutti stressati, sofferenti e malati.

Polli Coop white striping
Le strisce bianche sono ben visibili sulle confezioni dei polli venduti nei supermercati

La presenza della miopatia genera carni di minore qualità, con una composizione nutrizionale alterata. I grassi possono raddoppiare, il collagene cresce del 10%, mentre il contenuto proteico si riduce. Non costituendo un rischio sanitario, la presenza delle strisce bianche risulta conforme ai requisiti veterinari. Per questo è legittimo vendere petti di pollo a strisce.  

Polli malati, sofferenti e zoppicanti

Il white striping è solo la punta dell’iceberg. Come documentato da Il Fatto Alimentare lo scorso anno, i dati del Ministero della Salute che abbiamo potuto visionare mostrano che oltre un terzo dei polli macellati in Italia presenta ustioni alle zampe, un segno inequivocabile di lettiere sporche, umide e talmente intrise di deiezioni che procurano ustioni gravi. L’analisi del Ministero condotta su circa 185 mila polli macellati in Lombardia provenienti da 40 allevamenti, rileva che tutti gli animali presentano ustioni da contatto sotto le zampe di diversa gravità. Nella metà dei casi le bruciature sono molto evidenti e occupano circa il 50% della superficie plantare. Le ustioni alle zampe però non sono visibili perché non sono vendute nei supermercati ma vengono esportate in Cina. Nei supermercati si trovano invece cosce di pollo con ustioni al garretto (vedi foto) che lasciano immaginare condizioni delle lettiera disastrose.

Zampe polli ustionate
La quasi totalità dei polli di allevamento presenta ustioni sotto le zampe

Strisce bianche e ustioni alle zampe raccontano la stessa storia: quella di animali che conducono una vita disgraziata. Certo le patologie che i veterinari conoscono perfettamente non sono contagiose e la sicurezza alimentare non è in discussione, ma si tratta di animali cresciuti in un sistema che li considera materia prima più che esseri senzienti.

I supermercati e il benessere animale

Coop, Conad e Esselunga nelle comunicazioni pubbliche dichiarano che il benessere animale è un valore centrale della politica aziendale, e che l’attenzione su questo tema è massima. I risultati del report evidenziano una realtà complessa, in cui l’alta incidenza di miopatie contrasta con le dichiarazioni pubbliche. Nessuna delle tre insegne aderisce allo European Chicken Commitment (ECC), l’unico standard europeo che impone l’uso di polli a crescita lenta, più spazio nei capannoni, luce naturale e arricchimenti ambientali.

Polli Esselunga con ustioni al garretto
Polli Esselunga con ustioni al garretto

I polli a lenta crescita

L’ECC è adottato da oltre 300 aziende e numerosi gruppi europei, tra cui i leader del mercato avicolo francese (Gruppo LDC e Terrena). In Italia aderiscono al protocollo Carrefour Italia, Cortilia, Eataly e Gruppo Fileni. L’adesione per Fileni vale per tutti i prodotti a base di pollo compresi quelli non biologici che però rappresentano solo il 10% dei volatili allevati nei capannoni del gruppo. La rimanente quota del 90% è composta da polli broiler a rapida crescita con strisce bianche che vengono ceduti a Coop, Conad ed Esselunga e altre catene per essere confezionati con il marchio delle catene dei supermercati.

L’alternativa

Secondo lo studio dell’Università di Wageningen il passaggio a razze a crescita più lenta comporterebbe un aumento dei costi di produzione di 0,29 euro al chilo. Questo è il prezzo minimo da pagare per evitare la sofferenza di centinaia di milioni di animali. Una quota aggiuntiva che una parte importante di consumatori sarebbe disposta a pagare per mangiare ‘polli felici’.

 

Riceviamo e pubblichiamo questa nota di Coop Italia

Il fenomeno del “white striping” è da tempo conosciuto e non comporta rischi di sicurezza del prodotto, come dimostrato da autorevoli studi scientifici. Si tratta di una caratteristica visiva della carne di pollo per la quale Coop chiede una particolare attenzione nei contratti di fornitura per quanto concerne i propri prodotti a marchio. Coop definisce, infatti, rigorosi standard di sicurezza e qualità per tutti i prodotti a proprio marchio e chiede ai propri fornitori un controllo puntuale durante la lavorazione, oltre ad effettuare altri controlli direttamente nelle diverse fasi di produzione e vendita.

Relativamente al caso segnalato, i nostri controlli sistematici, effettuati con metodologie che prevedono l’apertura delle confezioni e la verifica di tutti i tagli presenti all’interno, non confermano le percentuali riportate nell’articolo: nel 2024 (ultimo dato annuale), sono state analizzate da personale esperto oltre 1500 confezioni rilevando la presenza del fenomeno ad una percentuale inferiore al 5%.

I capitolati siglati da Coop con i suoi fornitori di prodotto relativamente all’approvvigionamento dell’intera filiera di pollo a marchio, contemplano una serie di vincoli che includono una presenza minima accettabile del white striping. I disciplinari di filiera redatti da Coop, infatti, stabiliscono regole sulle condizioni di benessere in più rispetto a quelle previste dalla legge come, in primo luogo, il maggiore spazio richiesto negli allevamenti, condizione che migliora la vita degli animali, ne favorisce la mobilità e diminuisce quell’eccesso di stazionamento sulle lettiere.

Oltre allo spazio maggiore, i capitolati richiedono la presenza di luce naturale, l’uso di balle di paglia/fieno o altri materiali becchettabili ed il non utilizzo di antibiotici durante le fasi di allevamento. Nel chiedere simili garanzie, Coop riconosce ai produttori di pollo a marchio Coop un premio economico aggiuntivo.

I conti di Coop non tornano

La nota stonata del comunicato Coop è il valore di white striping del 5%  da loro riscontrato. Si tratta di un dato davvero davvero curioso, perché tutti gli studi nazionali e internazionali riportano valori molto superiori. In genere le strisce bianche interessano dal  70 al 90% dei polli. Il dato è ancora più anomale se si considera che i pulcini dei polli Coop sono uguali a quelli delle altre catene

La replica di Essere Animali

A conferma di queste perplessità è uscito un comunicato di Essere Animali che ribadisce  la validità scientifica del proprio studio e mettendo in discussione i dati e la trasparenza di Coop. Il punto principale di scontro riguarda l’incidenza del White Striping. Coop ha dichiarato di aver rilevato il fenomeno in una percentuale inferiore al 5% delle oltre 1500 confezioni analizzate. Essere animali  sottolinea come questo dato sia in netto contrasto con la letteratura scientifica internazionale, la quale attesta un’incidenza tra il 50% e il 90% nelle razze a rapido accrescimento – le stesse utilizzate prevalentemente da Coop. Al contrario, i risultati di Essere Animali , che superano il 90%, sono in piena coerenza con gli studi scientifici. Per risolvere questa discrepanza, Essere Animali chiede a Coop di rendere pubblica la metodologia completa utilizzata per i propri controlli interni e si offre per un controllo congiunto in nome della massima trasparenza.

Polli Coop ustioni
Polli Coop con ustioni al garretto

 

© Riproduzione riservata – Foto: Depositphotos, Il Fatto Alimentare, Essere Animali

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19 Commenti
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Claudio
Claudio
10 Novembre 2025 14:24

Immagino sia la stessa triste storia anche per il petto di tacchino.

Elena Carli
Elena Carli
10 Novembre 2025 19:40

Da sempre sono contrario agli allevamenti intensivi, certo che pagherei di più per togliere almeno un minimo di sofferenza a questi poveri animali.

Federico
Federico
11 Novembre 2025 07:24

Articoli intressanti. Ma alla gente non gliene frega nulla. La carne di pollo è quella più a buon mercato e più versatile. Praticamente tutti quelli che fanno certi tipi di sport la consumano in quantità elevate. L’unica cosa da fare sarebbe non acquistarla più. Ma ci vuole una forza di volontà di cui alcuni paesi occidentali sono oramai sprovvisti.

M. Elisabetta Sanna
M. Elisabetta Sanna
Reply to  Federico
14 Novembre 2025 15:20

A me ne frega un sacco invece! Da quando ho visto l’inchiesta di Report su Fileni bio, ho scritto alla Conad per protestare (mai risposto) e non ne compro più. Solo dal macellaio di quartiere che esibisce etichette e controlli su polli allevati a pochi km da casa mia.

Piero
Piero
11 Novembre 2025 09:15

Grazie del Vs servizio. Purtroppo sono ancora e sempre la legislazione italiana a permettere ciò. E legislazione vuol dire Parlamento, politici che noi abbiamo votato e mandato li a rappresentarci. E sono loro che con la loro leggi permettono ciò. C’è anche l’Europa il PE che ne è responsabile e ci obbliga a certe leggi. Purtroppo le associazioni varie come tutte quelle che evidenziano criticità- dall’ambiente alla salute al commercio alla produzione-, non sono considerate è quindi non incidono perché gli organi istituzionali non vogliono ascoltare. Ma ascoltano invece le lobby potenti e ricche che possono condizionare le leggi europee e italiane e quindi permettere ciò di cui si parla in questo articolo. Occorrerebbe maggiore sensibilità umana e meno interesse commerciale al fine di privilegiare chi rispetta gli animali e qui di vendere al pubblico solo prodotti di aziende che seguono un certo iter di sanità d’allevamento e di nutrizione.

nadia
nadia
11 Novembre 2025 09:21

Visto l’etichetta sul pollo Esselunga riporta l’anno 2024,oggi siamo nel 2025 quindi è Piu di un anno che sussiste questo problema. Cosa si è fatto nel frattempo? Io non mangio carne, la mia famiglia si.
Io faccio esclusivamente spesa ad Esselunga e Conad.
Quindi, ad oggi a distanza di piu di un anno cosa si è fatto?

Silvia
Silvia
11 Novembre 2025 10:09

Purtroppo pur di fare profitti non guardano la salute …ci stanno avvelenando piano piano.la grande distribuzione è la rovina .per fortuna esistono e sopravvivono ancora negozi di macelleria,,si costerà di più ma sai cosa mangi .

Rossella
Rossella
Reply to  Silvia
12 Novembre 2025 10:00

Scusate, ma c’è un limite invalicabile: si può parlare di benessere animale, ognuno ha la sua rispettabile opinione, ma parlare di salute del consumatore e di avvelenamento perché mangi un petto di pollo con un difetto” commerciale, proprio no. E l’autore dell’articolo dovrebbe correttamente intervenire.

Antonella
Antonella
11 Novembre 2025 10:13

Anche io sarei disposta a pagare qualcosa in più sapendo che ciò che mangio non comporta malessere per gli animali. Mangio poca carne e solo carne bianca e quando lo faccio compro qualcosa da Naturasi.

francis
francis
Reply to  Antonella
11 Novembre 2025 10:36

Fa bene, però visto che lo fa, ci scrive quanto paga da Naturasi? Perché immagino che una parte del problema sia il prezzo

daniela
daniela
11 Novembre 2025 11:07

Bisogna colpirli nel portafoglio. MAI PIU’ queste carni ! Boicottaggio.

Massimo Ciccotosto
Massimo Ciccotosto
11 Novembre 2025 12:37

La penso uguale a Federico e tanti altri che hanno un minimo di cervello. Fò il macellaio da 55 anni e so anche che il 90% delle persone che si sono stupite di questa “rivelazione” domani le vedrò comprare quelle carni bianche ” che non fanno ingrassare”!

Domenico
Domenico
13 Novembre 2025 17:02

Un ottimo e importante articolo. Sembra però che ci sia una contraddizione nell’articolo; da un punto sembra che Fileni fraccia come gli altri, in altro punto sembra che il gruppo Fileni aderisca a ECC.

Domenico
Domenico
Reply to  Roberto La Pira
14 Novembre 2025 11:14

Grazie della precisazione molto utile per tutti i lettori.

Fabio
Fabio
17 Novembre 2025 13:48

0,29€/kg in più per il pollo a lenta crescita sembra un tantino contenuto. Così come per il 5% del white striping di Coop sarebbe utile avere la metodologia con cui si è calcolato l’incremento di prezzo.

Antonio Ciminelli
Antonio Ciminelli
18 Novembre 2025 14:30

In attesa di trasformarci tutti in vegani scomodare il Parlamento per legiferare a tutela della salute di tutti è chiedere troppo?

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