“Galline in fuga 2” non è il nuovo film a cartoni dei registi Peter Lord e Nick Park, ma quanto sta succedendo in Europa dove centinaia di allevamenti sono vuoti, in attesa delle operazioni necessarie per decontaminare i capannoni dal fipronil. Questa sostanza, pur essendo vietata, era fraudolentemente presente in alcuni pesticidi impiegati per combattere l’acaro rosso, un parassita diffuso negli allevamenti. Purtroppo il lavoro di pulizia richiede 1-2 mesi perché il composto, nonostante un livello tossicità molto basso, ha una persistenza elevata, per cui alla fine del trattamento di decontaminazione c’è anche il rischio di non risolvere il problema. La questione non riguarda solo l’Italia, secondo il sistema di allerta rapido alimentare europeo (Rasff) dal 21 luglio ad oggi gli interventi e le notifiche collegate al fipronil rilevate da Bruxelles sono state 694 e hanno coinvolto 58 nazioni!
Un così elevato numero di galline a riposo forzato (circa 4 milioni solo nel nostro Paese) sta provocando una carenza di uova nei supermercati. Basta fare un giro in alcuni punti vendita per rendersene conto (leggi articolo). Venerdì 27 ottobre a Milano nell’Esselunga di via Feltre l’assortimento è dimezzato. Alla Coop di via Palmanova gli scaffali sono pieni, ma lo staff conferma i problemi di approvvigionamento. Da Pam in Via Padova oltre la metà degli spazi sono vuoti e, secondo l’addetto al rifornimento a fine giornata non ci saranno più uova. Da Simply in via Andrea Doria la situazione è peggiore. Alle 9:30 del mattino ci sono solo due dozzine di uova e un signore alla cassa si lamenta perché la situazione va avanti da alcune settimane. Stessi problemi da Lidl dove alle sei di sera troviamo solo un cartone con una decina di confezioni.
La carenza di uova non colpisce solo l’area milanese, in redazione arrivano segnalazioni dall’ipermercato Carrefour di Pinerolo in Piemonte e da un punto vendita Coop in Liguria, in cui la direzione ha esposto un cartello scusandosi con la clientela. Abbiamo chiesto i motivi di questa crisi alle catene dei supermercati, che hanno preferito glissare. Solo Coop ha risposto precisando che le uova a marchio Coop non hanno registrato problemi con il fipronil, anche se sul mercato ci sono problemi di approvvigionamento a causa dell’influenza aviaria.
Secondo Assoavi (associazione di categoria che raccoglie il 70% degli operatori) manca il 10% delle uova e la situazione è destinata a perdurare sino all’anno nuovo. Oltre al problema del fipronil che ha colpito centinaia di allevamenti in Europa (in Italia dal 24 agosto ad oggi si registrano 70 interventi) ci sono altre due questioni importanti. La prima è l’influenza aviaria che dopo avere colpito l’Europa e arrivata da qualche settimana anche in Pianura Padana provocando la chiusura di 34 allevamenti avicoli. La stragrande maggioranza delle strutture interessate riguarda aziende di tacchini, mentre i capannoni di galline coinvolti sono pochi . Ciò non toglie che la situazione sia complicata, perché oltre alla mancata produzione, per legge l’area circostante di 10 km dall’allevamento colpito da influenza aviaria, è sottoposta per un mese a forti limitazioni nelle operazioni di spostamento di volatili e uova. In questo modo si complica sia l’approvvigionamento sia il ripristino dei pollai svuotati.
L’ultimo fattore da considerare è il tempo. Per ricostruire un allevamento di galline ovaiole servono almeno sei mesi, quindi è facile ipotizzare il perdurare della crisi per tutto l’inverno. La carenza di uova ha favorito le importazioni dagli altri Paesi dove la situazione non è certo più tranquilla.
Il terzo elemento di criticità è collegato alla conversione degli allevamenti di galline in gabbia, in capannoni dove gli animali vivono a terra. Questo processo, reso necessario dalle richieste dei consumatori e delle catene di supermercati che hanno deciso di non vendere più uova di galline cresciute in gabbia, comporta una riduzione del numero di animali e quindi una diminuzione delle uova (leggi articolo).
A fronte della crisi di produzione i prezzi stanno salendo vertiginosamente. Secondo la Camera di commercio di Forlì l’incremento nelle ultime quattro settimane è stato del 20% (50% rispetto a un anno fa). Questo però non viene rilevato dal consumatore perché la maggior parte degli allevatori (80% del mercato europeo) stipula un contratto dove il prezzo viene fissato per tutto l’anno. I listini potranno aumentare ancora – dice un addetto ai lavori – ma questo non risolverà certo il problema della carenza di uova, anche perché ci avviamo verso un mese come dicembre dove la richiesta di solito cresce.
Guarda le immagini degli scaffali vuoti in 9 supermercati (clicca qui).
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Proprio ora che finalmente l’uovo è stato completamente riabilitato dopo decenni di falsità:
Il consumo di un uovo al giorno contribuisce al miglioramento del profilo lipidemico e aumenta i livelli di antiossidanti nel sangue
http://www.nutrition-foundation.it/notizie/Il-consumo-di-un-uovo-al-giorno-contribuisce-al-miglioramento-del-profilo-lipidemico-e-aumenta-i-livelli-di-antiossidanti-nel-sangue.aspx
DiMarco DM, Norris GH, Millar CL, Blesso CN, Fernandez ML.
J Nutr. 2017 Jan 11. pii: jn241877. doi: 10.3945/jn.116.241877.
Da molti anni solo solo uova biologiche. Per fortuna non mancano, anzi si stanno diffondendo sempre di più.
Invece nella mia Coop in Toscana mancano da settimane proprio quelle bio! Perché? Il Fipronil è usato anche nel bio?
In realtà il fipronil nessuno potrebbe usarlo, e gli allevatori non sono i responsabili di questo scandalo. Il problema è scaturito da una società belga che ha venduto a mezzo mondo un antiparassitario denominato Dega 16, in grado di contrastare in modo efficace le pulci rosse negli allevamenti di galline ovaiole. La questione che ha scatenato il putiferio, è stata la presenza fraudolenta non dichiarata sull’etichetta del fipronil, un principio attivo il cui uso è vietato negli allevamenti di animali destinati al consumo umano.
il problema é l’aviaria, mica il fipronil. non fate girare bufale
prima di scrivere ci siamo documentati e abbiamo intervistato allevatori, distributori e associazioni di categoria.
confermo. Le galline distrutte sono state decine migliaia e i tempi di riaccasamento e massima produttività sono nell’ordine dei 90 giorni.
Il problema fipronil in Italia è stato inconsistente.
Dalle stime e dagli interventi del Ministero della salute non si direbbe che il problema del fipronil sia così “inconsistente”
Anche qui la legge riesce a seminare morte e distruzione: il Fipronil che è stato trovato (ma chiedo conferma a La Pira a cui permetto anche di non pubblicare il mio commento se non ha questo fondamento di realtà) è comunque al disotto della soglia di pericolosità in moltissimi allevamenti che sono però stati soggetti a decimazione. Ora se la soglia è bassa perché distruggere (e conseguentemente ammazzare: ragazzi ammazzare le galline che noi vogliamo libere e felici a terra quando producono le uova che noi vogliamo mangiare con il marchio DOC “gallina felice”, le ammazziamo quando sono contaminate da Fipronil, mi pare una contraddizione o – peggio – un’ipocrisia!) allevamenti e produzione quando forse si potrebbe arrivare a “diluire” il prodotto contaminato mescolandolo con altro sano e avviarlo all’industria alimentare, sempre che i parametri siano sufficientemente bassi da non costituire pericolo?
Se l’animalismo da cui sono tutti animati null’altro è se non la solita “sciacquatura di coscienza” per non sentirsi colpevoli, allora cara umanità animalista & Co, per cortesia!…
Se invece abbiamo a cuore sia le galline e sia l’indotto economico allora possiamo tranquillamente cibarci di qualche ulteriore veleno tra i mille che ogni giorno si introducono nel nostro organismo (coscienti o no del fatto) e che desideriamo visto che vogliamo pagare sempre meno e avere cibo sempre più comodo e visto che QUASI tutti anche se a parole siamo contro, nei fatti e con le nostre azioni/acquisti di fatto sosteniamo l’introduzione di una chimica pericolosa (quella d esempio degli interferenti endocrini) nella nostra vita e nel nostro ambiente!
Quindi mi pare di capire che se si tira troppo la giacca agli allevatori si può rimanere senza uova al supermercato. Se si chiede di rispettare la legge sul fipronil, se si richiede di abbandonare le gabbie per l’allevamento e se si richiede un raggio di rispetto rispetto agli allevamenti influenzati allora anche i supermercati si possono svuotare dalle uova.
Pare quasi che questo non possa mai succedere nella nostra società dei consumi e invece… Buon lavoro.
Hip Hip urrà!
secondo me è un sistema per rissolevare i prezzi comemolti anni fà anno fatto con il grano duro portato in alto e poi ritornare ai prezzi precedenti in poco pià di un anno e la pasta a calare ne a messi almeno tre o quattro
Se per cambiare in meglio è nesessario qualche mese di difficoltà, benvenga.
E, a proposito di uova chiedo, come mai il codice “0, 1, 2, 3” non è mai riportato all’esterno delle confezioni e quindi invisibile? Fatico molto a trovare uova di classe 1, come mai?
Abito vicino ad un allevamento di ovaiole in cui le galline vengono allevate in 3 capannoni con 10 piani di gabbie. Per fare la stessa produzione allevandole a terra dovrebbero costruire 30 capannoni. Per dire che i nobili ideali sul benessere animale a volte fanno a pugni con i nobili ideali sul consumo del territorio.
La vita è fatta di scelte quotidiane piccole e grandi. Ognuno fa le sue liberamente, anche e soprattutto in funzione delle informazioni che riesce ad avere.
Purtroppo quasi sempre le informazioni sulla sicurezza alimentare sono pessime, come questa del Fipronil e sempre dopo che si è prodotto il guaio.
Idealisti e pragmatici uniti, chiediamo maggiore prevenzione in qualsiasi modo si riesca ad ottenerla.
Se poi anche le galline vivranno meglio, forse anche la frittata (in tutti i sensi e significati) potrebbe essere più digeribile per tutti.
Mi sembra che l’assenza delle uova sia quasi un gioco dei produttori, dato che in Emilia romagna ci sono.
Inoltre anche nell’alto mantovano (basso Garda) non mancano.
Le uova mancano anche in Emilia Romagna purtroppo… gli approvvigionamenti vanno a singhiozzo e in quantità ridotta…