Non date ai bambini prodotti con olio di palma. È questo il messaggio diffuso da Altroconsumo dopo aver condotto analisi di laboratorio alla ricerca di contaminanti tossici e cancerogeni che si formano durante la raffinazione soprattutto dell’olio tropicale a temperature superiori ai 200°C (*), segnalati dall’Efsa in un recente rapporto. La rivista ha esaminato tre tipi di latte in polvere, ed è arrivata alla conclusione che un bimbo di 5 mesi quando beve 5 biberon di latte supera la soglia di sicurezza per il 3-MCPD. Sulla base delle analisi condotte su nove biscotti, merendine e patatine i bambini più grandi e gli adolescenti (8-14 anni), si è stabilito che non viene superata la soglia mangiando una singola porzione. Il problema è che nell’arco della giornata, la dieta dei giovani vede la presenza di altri prodotti con olio di palma. “Non esiste ancora un limite di legge né un metodo di analisi ufficiale per queste sostanze – precisa la rivista – tuttavia i valori riscontrati confermano l’allarme lanciato dagli scienziati Efsa. Abbiamo trovato spesso i temibili GE e praticamente sempre il 3-MCPD e facendo i calcoli basati sui consumi e sul peso corporeo di lattanti, bambini e adolescenti la nuova dose ammissibile per il 3-MCPD viene quasi sempre superata nel contesto delle comuni abitudini di consumo di questi alimenti”.
Un analogo concetto è ribadito nel parere di Valentina Rabella del servizio di igiene e prevenzione della Regione Marche basato sul documento dell’Efsa quando scrive “La stima della media e le esposizioni elevate al monocloropropandiolo (sia 3-MCPD che 2-MCPD) per le fasce di età più bassa, adolescenti compresi (fino a 18 anni di età), superano la dose giornaliera tollerabile e costituiscono un potenziale rischio per la salute”.
Secondo gli esami di laboratorio condotti dalla rivista cinque tipi di biscotti e merendine su sei contengono uno o più contaminanti (l’unica felice eccezione riguarda le Macine Mulino Bianco che nella nuova ricetta non conengono più olio di palma). Stiamo parlando di prodotti come: Oro Saiwa, Mulino Bianco Tegolino e Buondì Motta. Diversa è la situazione per le Gocciole Pavesi e Kinder PaneCioc che contengono solo Il 3-MCPD in quantità decisamente inferiore rispetto agli altri (vedi tabella sotto). Secondo Altroconsumo mangiando questi prodotti da forno si registra in misura diversa “il superamento della soglia di sicurezza con consumi maggiori o in combinazione con altri prodotti”. Per le patatine tutti i marchi analizzati (San Carlo Classica, Fonzies gli originali e Pai Patatina) contengono contaminanti, anche se con una porzione da 25 g un adolescente di 14 anni non supera la dose di tolleranza per il 3-MCPD (**).
(*) Le sostanze in questione sono i glicidil esteri degli acidi grassi (GE) che si sviluppano dal precursore glicidolo, cancerogeno, il 3-monocloropropandiolo (3-MCPD), tossico per i reni e i testicoli e il 2-monocloropropandiolo (2-MCPD), sospettato di essere tossico, ma di cui non ci sono ancora dati sufficienti per una valutazione accurata.
(**) Lo studio Efsa ha stabilito per il 3-MCPD una nuova dose giornaliera ammissibile di 0,8 microgrammi per chilo di peso corporeo (mcg/kg) ridotta di più della metà rispetto a quella fissata in precedenza e ha valutato il rischio concreto per i consumatori europei sulla base delle abitudini di consumo di alimenti che lo contengono.
giornalista redazione Il Fatto Alimentare
Finalmente anche AltroConsumo si è svegliata, se pure con un più di un anno di ritardo!
Ma le altre associazioni che professano la tutela dei consumatori, che fine avranno fatto? Forse rallentati da un’ indigestione di Fiesta Ferrero, che tra l’altro non è stata analizzata, pur essendo a sua volta ricca di palma? O forse, più plausibilmente, sono tutti ammorbiditi dalle lobby del palma insostenibile?
E i grandi quotidiani, e le tv, perchè non divulgano queste notizie che interessano la salute pubblica? Si direbbe che in questo periodo di magra per l’editoria siano tutti sotto scacco dei colossali inserzionisti che li tele-comandano, altro che indipendenza della stampa!
E Coldiretti, sempre pronta a sparare a zero sulle materie prime non italiane, perchè tace sul grasso tropicale che ha sottratto mercato ai nostri oli e al burro delle stalle in crisi?
Rimane il fatto che la salute dei nostri figli é messa a rischio dai veleni contenuti nel palma, che le grandi industrie continuano a utilizzare dappertutto e a propinare agli artigiani, panettieri e pasticceri inclusi. E che nessuna autorità teoricamente deputata alla tutela della salute, dal commissario lituano alla ministra toscana, neppure una ASL della provincia più remota della lunga penisola, risulta avere assunto alcuna iniziativa concreta.
Non v’è dunque da stupirsi, da questo punto di vista, di fenomeni come Brexit. Laddove il cittadino, consumatore per necessità di vita, pare essere in fondo al pensiero di tutti…
La Asl delle Marche ha preso una posizione molto chiara sull’olio di palma he abbiamo riportato in questo articolo http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-regione-marche.html
Tutti lenti e prudenti, per non ammettere la loro mancanza di attenzione, nella migliore delle ipotesi, mentre per la peggiore, meglio non commentare ma regolarsi di conseguenza.