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![olio di palma](https://www.ilfattoalimentare.it/wp-content/uploads/2014/06/iStock_000026345763_Small.jpg)
«I consumatori ambientalisti quando si parla di olio di palma sono abituati a concentrarsi su una singola questione e non si rendono conto che intorno a questa materia prima c’è un’industria importante per i paesi asiatici. In altre parole una pressione per arrivare velocemente all’approvvigionamento esclusivo di olio di palma sostenibile avrebbe un impatto pericoloso per queste economie. Anche i produttori alimentari, che tendono a focalizzare l’approvvigionamento di olio di palma responsabile, dovrebbero allargare il proprio sguardo per capire quali saranno i tempi necessari». È quanto ha affermato, come riferisce Food Manufacture, Fiona Wheatley, responsabile dello sviluppo sostenibile della catena Marks & Spencer, durante una tavola rotonda della Roundtable of Sustainable Palm Oil (RSPO), un sistema di certificazione dell’olio di palma sostenibile, oggetto di molte critiche per il lassismo.
![Palm fruit on the tree, tropical plant for bio diesel production](https://www.ilfattoalimentare.it/wp-content/uploads/2014/06/iStock_000025646860_Small.jpg)
La posizione della rappresentante di Marks & Spencer, che ha 798 grandi magazzini in Gran Bretagna e 455 in altri 54 paesi, con il 55% del fatturato proveniente dal settore alimentare, è stata appoggiata dal ministro del commercio dell’Indonesia, che insieme alla Malesia produce l’85% dell’olio di palma a livello mondiale. Per far posto alle coltivazioni industriali di palme, nel sud-est asiatico si procede da anni a una massiccia distruzione di foreste pluviali tropicali e di torbiere, ma il ministro indonesiano, Bayu Krisnamurthi, sostiene che «stiamo usando le nostre risorse naturali per fare qualcosa di naturale e redditizio. L’Occidente lo ha fatto 100-200 anni fa, noi siamo semplicemente arrivati in ritardo».
Sul Guardian, la responsabile foreste di Greenpeace per il sud-est asiatico scrive che se la RSPO non rafforzerà le proprie norme le foreste dell’Indonesia continueranno a bruciare ed è venuto il momento che i produttori dell’olio di palma e i loro clienti agiscano concretamente e non solo con operazioni di greenwashing, cioè di ripulitura verde della propria immagine.
Beniamino Bonardi
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