Aggiornamento del 28 febbraio 2017
“In merito alla notifica di allerta attivata dal punto di contatto del RASFF della Regione Veneto, per un allergene (malto d’orzo) riportato nell’etichetta di una marca di birra italiana, ma non evidenziato correttamente, la Commissione europea aveva già espresso in passato, in relazione ad una notifica analoga, il parere secondo cui tale tipologia di notifiche non rientrerebbero negli scopi del sistema d’allerta europeo. Secondo la Commissione non vi sarebbe dunque rischio per il consumatore in quanto l’allergene figurerebbe comunque in modo leggibile nell’etichetta e sarebbe correttamente menzionato nell’elenco degli ingredienti. L’allerta è stata quindi respinta dalla Commissione in data odierna.”
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La catena di supermercati NaturaSì ha diffuso l’avviso del ritiro di tutti i lotti della birra Bio Cimbra a causa della presenza di un allergene non correttamente evidenziato nell’elenco degli ingredienti. Infatti nel comunicato si legge che il malto d’orzo contenente l’allergene glutine non è scritto in grassetto nell’elenco ingredienti. La bevanda è venduta in bottiglia di vetro da mezzo litro, distribuita dall’azienda Bassan Bernardo & figli srl di Thiene (Vi) e prodotta da Brauerei Hirt GmbH, A-9322 Hirt 9 in collaborazione con Tzimbar srl Asiago (Vi).
Da un punto di vista sanitario si tratta di una non conformità con un elevato indice di rischio per gli allergici o gli intolleranti al glutine. Mentre non ci sono problemi per tutte le altre persone che possono utilizzare senza problemi la birra.
L’azienda si scusa per il disagio e invita i consumatori allergici o intolleranti al glutine a non utilizzare il prodotto e a riportarlo presso un punto vendita, per il rimborso.
Questo è il richiamo numero 11 dell’anno 2017 che Il Fatto Alimentare pubblica.
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Ma strano, tutta la birra contiene glutine, salvo quella realizzata appositamente senza malto d’orzo, ma è un’eccezione e una specialità.
Non esiste che un celiaco beva birra senza cercare l’indicazione evidente “SENZA GLUTINE” oppure la classica spiga.
Le normative sugli allergeni mi sembrano a prova di stupido, ma i celiaci non lo sono di certo e tolto il glutine, gli altri cereali non sono allergeni.
E’ come scrivere in etichetta nei formaggi che contengono LATTE in grassetto, o nella pasta che contiene glutine, al celiaco, all’allergico ed all’intollerante non serve la conferma dell’ovvio, serve l’indicazione chiara e responsabile del “SENZA”.
Sì e no: la legge n. 1354/1962 (Disciplina igienica della produzione e del commercio della birra) prevede che il tradizionale malto d’orzo o di frumento possano essere sostituiti con altri cereali, che potrebbero essere esenti da glutine (è giustappunto questa facoltà che rende possibile la produzione di birra senza glutine) come non esserlo.
Fermo restando che un celiaco si astiene dal consumo di una birra non espressamente dichiarata “senza glutine” anche se dall’elenco ingredienti non appaiono fonti certe dell’allergene (se si utilizza mais non espressamente lavorato in filiere gluten free la contaminazione crociata è dietro l’angolo), dal punto di vista formale il ritiro è ineccepibile: non basta indicare l’orzo (o altri cereali contenenti glutine) in elenco ingredienti, bisogna fornire evidenza all’indicazione, giusto reg.1169/2011, articolo 21, comma 1, lettera b,
Concordo sul rischio di contaminazioni crociate anche in quelle birre realizzate senza malto d’orzo e cereali con glutine.
Anche per le birre con glutine disattivato con enzimi, come dimostrato da recenti studi USA non c’è sicurezza per i celiaci, in quanto residuano peptidi di glutine sensibilizzante per un certo numero di persone portatrici dell’allergia e quindi non sicure.
Per i celiaci rimangono solo quelle con la chiara indicazione “Senza Glutine” oppure la classica spiga.
Quindi rimango del parere che per i celiaci, le evidenze in grassetto sono un dettaglio inutile che può creare più dubbi che certezze.
In merito alla notifica di allerta attivata dal punto di contatto del RASFF della Regione Veneto, per un allergene (malto d’orzo) riportato nell’etichetta di una marca di birra italiana, ma non evidenziato correttamente, la Commissione europea aveva già espresso in passato, in relazione ad una notifica analoga, il parere secondo cui tale tipologia di notifiche non rientrerebbero negli scopi del sistema d’allerta europeo. Secondo la Commissione non vi sarebbe dunque rischio per il consumatore in quanto l’allergene figurerebbe comunque in modo leggibile nell’etichetta e sarebbe correttamente menzionato nell’elenco degli ingredienti.
L’allerta è stata quindi respinta dalla Commissione in data odierna.
Corretta interpretazione nel merito del regolamento allergeni da parte del RASFF Veneto, con l’auspicio che anche le altre unità regionali facciano altrettanto.
Veramente la corretta interpretazione l’ha fatta la Commissione, ma grazie lo stesso per la considerazione.