Si va chiarendo il complesso rapporto tra l’impiego degli insetticidi e la morìa di api registrata in tutto il mondo. Due studi usciti nei giorni scorsi confermano che una parte di responsabilità va attribuita ai neonicotinoidi (almeno a gran parte di essi), e scagionano invece il glifosato ( il composto recentemente al centro di una vera e propria guerra scientifica e commerciale, dopo essere stato inserito nella lista dei possibili cancerogeni dall’International Agency for Research in Cancer (IARC) di Lione e componente essenziale dell’erbicida Roundup Monsanto).
La prima indagine, pubblicata sul Journal of Economic Entomology, è particolarmente significativa non solo perché è stata condotta dallo US Department of Agriculture e quindi, almeno in teoria, da un ente pubblico indipendente, ma soprattutto perché riproduce condizioni molto simili a quelle che si verificano nei campi. Gli studi fatti finora si sono basati sulla somministrazione degli insetticidi attraverso il cibo – situazioni poco realistiche – mentre i ricercatori dello USDA hanno vaporizzato l’insetticida dentro la gabbia, simulando la contaminazione accidentale delle api in campagna, e controllando un ampio range di dosi dei composti in esame.
I ricercatori hanno valutato l’effetto di 42 tra pesticidi e insetticidi molto utilizzati in agricoltura, scoprendo che 26 di questi sono fortemente tossici, quasi sempre letali per le api. Tra questi troviamo alcuni organofosfati, quasi tutti i neonicotenoidi e i piretroidi. Tuttavia, sette dei composti analizzati, tra i quali il glifosato e il neonicotenoide acetamiprid, sembrano non arrecare danni. Ma le sorprese non finiscono qui. Uno degli ultimi arrivati, chiamato sulfoxaflor, è stato giudicato meno tossico di un altro molto popolare, le permetrina, impiegata anche negli shampoo contro i pidocchi, oltreché in agricoltura.
Infine quattro insetticidi (ritenuti non molto tossici) nelle condizioni che simulano il campo agricolo hanno svelato invece tutta la loro pericolosità per le api, mentre un altro chiamato lambda-cialotrina, considerato molto tossico, in realtà si è posizionato a metà classifica quanto a nocività.
A questo quadro già complicato si aggiunge il tassello fornito dai ricercatori dell’Università di Berna (Svizzera) e di Wolfville (Canada, paese che ha adottato misure restrittive nel 2015), che hanno voluto approfondire l’effetto di due neonicotinoidi: il thiamethoxam e la clothianidin, confermando la loro pericolosità sulle api, in particolare sulla regina, elemento fondamentale dell’alveare. Come sottolineano gli stessi autori su Scientific Reports, entrambi i pesticidi sono stati oggetto di bandi e sospensioni in tutta Europa fino dal 2013, insieme all’imidacloprid, proprio per i pesanti sospetti sulla tossicità, confermata da questo ulteriore studio.
In molti paesi dove i neonicotinoidi sono stati sospesi o vietati si è osservata una leggera tendenza alla ripresa degli alveari o, quantomeno, un arresto della catastrofe in corso, che aveva costretto alcuni Stati americani come la California, a importare milioni di api da altri Stati nel periodo dell’impollinazione. Probabilmente gli insetticidi non sono gli unici responsabili, ma di certo hanno amplificato le conseguenze di una scellerata distruzione degli ecosistemi e di un’industrializzazione selvaggia dell’agricoltura che hanno reso invivibile l’ambiente.
Giornalista scientifica
Grazie! Articolo ben fatto. Saluti