Secondo uno studio dell’Ohio State University, pubblicato dalla rivista Clinical Pediatrics, mangiare spesso cibo spazzatura diminuisce il rendimento scolastico dei bambini. La ricerca per valutare il rapporto tra consumo di fast food e rendimento scolastico è stato condotta in due periodi (quinta elementare e terza media) e ha coinvolto 8.544 scolari (rappresentativi della popolazione a livello nazionale). I bambini che frequentano spesso i fast food hanno ottenuto risultati inferiori fino al 20% nei test di matematica, scienza e lettura, rispetto agli altri. Secondo i ricercatori, questo dipenderebbe da una dieta molto carente in ferro o dal fatto che troppi grassi e zuccheri hanno un impatto negativo sul processo di apprendimento.
I giovani sono stati sottoposti a test scolastici e intervistati sulle loro abitudini alimentari, quando avevano dieci anni: il 29% non era mai andato in un fast food nella settimana precedente, il 51% era andato da una a tre volte, il 10% da quattro a sei volte e un altro 10% tutti i giorni. La rilevazione è stata ripetuta tre anni dopo ed è emerso che i bambini abituati a mangiare nei fast food tutti i giorni oppure quattro-sei volte alla settimana hanno avuto risultati significativamente inferiori nelle tre materie, rispetto a quelli che non erano andati nei locali neppure una volta nella settimana precedente l’indagine. I ragazzi con una frequenza da una a tre volte la settimana precedente l’indagine hanno mostrato un apprendimento minore, rispetto a chi non vi aveva mangiato mai, solo in matematica.
I risultati sono stati esaminati valutando anche altri fattori (frequenza di esercizi fatti a casa, numero di ore occupate dalle visione di programmi tv, consumo di altri cibi, status socio-economico della famiglia e anche le caratteristiche del quartiere e della scuola).
«Non stiamo dicendo che i genitori non dovrebbero mai portare i figli a mangiare in un fast food ma secondo i risultati il consumo di questi cibi dovrebbe essere limitato il più possibile», ha affermato Kelly Purtell, docente di Scienze umane all’Ohio State University, coordinatore dello studio.
Beniamino Bonardi
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Oddio. Potrebbe esserci un bias di fondo grande come una casa. La questione è: quali famiglie fanno mangiare spesso i figli al fast-food ?
Quelle “ricche”, “colte” che oltre a consumare abitualmente cibi “sani e biologici” hanno anche quelli strumenti economici e culturali per stimolare i figli e migliorarne le performance scolastiche ?
O i “consumatori di trash food” predominano tra quelle povere che oltre a non alimentare adeguatamente i figli (consumando cibi “poveri”) NON hanno neanche i mezzi economici e culturali per stimolarli adeguatamente a livello formativo ?
L’effetto finale è sempre lo stesso, ma è come guardare il dito mentre questo indica la luna …
Maurizio…in effetti anch’io avevo fatto questa considerazione…
Anch’io condivido che la rilevazione potrebbe mettere in evidenza un risultato solo parzialmente veritiero, se non tiene conto del contesto sociale e dei parametri di tenore di vita che dovrebbero essere presi in considerazione in test di questo tipo.
Infatti lo studio ha considerato anche altri aspetti. Come si legge nel testo: “I risultati sono stati esaminati valutando anche altri fattori (frequenza di esercizi fatti a casa, numero di ore occupate dalle visione di programmi tv, consumo di altri cibi, status socio-economico della famiglia e anche le caratteristiche del quartiere e della scuola).”