“Sale, zucchero, grasso” è il titolo del nuovo libro del giornalista americano Michael Moss, premio Pulitzer, che individua nel mix di questi tre prodotti una primaria causa di obesità. La rivista Internazionale qualche settimana fa ha dedicato la copertina a questo tema, proponendo un interessante servizio del Der Spiegel. Cogliamo lo spunto di questo reportage per aprire un dibattito sull’argomento.
Obesità e alimentazione
Il punto di partenza è l’obesità. Nel 2010, a livello planetario, “il 65% dei decessi era riconducibile almeno in parte ad abitudini di vita malsane: fumo, alcol, scarso esercizio fisico, ma anche assunzione di bombe caloriche ad alto tenore di grassi“. L’obesità affligge un adulto su tre in USA, Messico e Canada, uno su quattro in Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito, uno su cinque in Cile, Sudafrica, Islanda. A seguire Grecia, Spagna, Germania, Turchia, Brasile, Polonia e vari altri tra cui l’Italia (2). “La più grande crisi sanitaria del nostro tempo“, solo sfiorata da programmi governativi come quelli avviati dall’Amministrazione Obama e dal Regno Unito (3).
Gli impegni delle grandi industrie nella riduzione delle porzioni e nella riformulazione degli alimenti (in particolare, nella minor presenza di sale/sodio, acidi grassi saturi e trans-grassi, zuccheri) non vengono trascurati, anche se ci sono seri dubbi (4) sulla loro efficacia, come evidenzia un’équipe internazionale di epidemiologi in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet nel febbraio 2012. Tante chiacchiere, promesse onorate solo in parte e in misura variabile da Paese a Paese, nessun impatto sulla salute delle popolazioni. È giunta l’ora di suonare le campane: se le imprese non adotteranno alla svelta strategie realmente efficaci, le autorità dovranno intervenire con apposite misure legislative.
Il bliss point
Der Spiegel cita le patatine fritte industriali come un caso-scuola di come si può programmare in modo meticoloso un alimento, con il preciso intento di incoraggiarne il consumo. “Bliss point“, o “punto di beatitudine”, è il nome che le aziende danno alla dose di sale che procura il massimo “sballo”. Si riportano al riguardo studi scientifici sui topi, che grazie all’apporto combinato del mix grassi-sale-zuccheri, superano la percezione del senso di sazietà e indulgono a volontà nel consumo del prodotto.
Le misure contro l’obesità
Semafori in etichetta (5), e tasse (6) su alcuni alimenti sono stati sperimentati in diversi Paesi, sinora senza risultati, per diverse ragioni: l’approssimazione e la carenza di fondamento scientifico delle regole proposte, la resistenza delle filiere produttive, l’incapacità di correggere abitudini malsane di consumo con segni o gabelle. L’unica ragionevole ipotesi, proposta dai ricercatori di Oxford, è di destinare le tasse sul cibo spazzatura per promuovere e rendere accessibili – anche dal punto di vista economico – gli alimenti più salubri. Il problema delle diete squilibrate e degli stili di vita poco salutari deriva anzitutto dall’incapacità dei consumatori di capire come orientarsi. L’educazione a una buona salute e ai fattori che la determinano è un punto imprescindibile, ma tutt’oggi carente. A ciò dovrebbero provvedere anzitutto le Istituzioni sanitarie e scolastiche con interventi capillari sul territorio.
Qualcosa è stato fatto anche in Italia (7) ma non abbastanza. Se è vero, come i dati mostrano, che gli indici di sovrappeso e obesità infantile hanno raggiunto livelli critici nel Paese considerato la culla della dieta mediterranea.
I programmi di riduzione del sale
Si deve fare di più. Internazionale richiama un’esperienza molto positiva condotta in Finlandia per la riduzione del sodio, grazie a un paio di simboli che ne riportano il tenore limitato o eccessivo, sulle etichette dei cibi. Un progetto simile è stato avviato in Italia, con il programma “Guadagnare Salute“(8). Ma non basta. Si tratta di tante iniziative sui diversi livelli (nazionale e territoriale), incapaci di coinvolgere tutti gli operatori (dalle imprese artigiane alle grandi industrie, in ogni settore) e prive di coordinamento, continuità e monitoraggio.
Pubblicità e obesità infantile
Gli spot rivolti ai bambini (9) sono un altro tema a lungo trascurato in ogni contesto politico e normativo. I codici di auto-regolamentazione sulla pubblicità adottati a livello internazionale e nazionale, sottolineano che l’informazione commerciale deve rispettare il ruolo e l’autorità dei genitori nelle decisioni familiari di consumo. Eppure gli spot radio-televisivi, le confezioni e i gadget (giochi, figurine, pupazzetti…) hanno la funzione di attrarre i piccoli e spingerli a richiedere proprio i prodotti che il genitore in autonomia non sceglierebbe. Oltretutto, la capacità di persuasione di questi messaggi è decisamente più forte rispetto alle campagne di educazione pubblica indirizzati verso un’alimentazione equilibrata.
Per rendersene conto basta ricordare che l’associazione di consumatori tedeschi Foodwatch ha individuato 1.514 prodotti che nei supermercati sono presentati in modo da attirare i bambini. Circa il 73 per cento è costituito da merendine piene di zuccheri o grassi.
Il tema è interessante ma anche molto difficile e articolato. Voi cosa ne pensate?
Note
(1) Internazionale, n. 933, 29 marzo – 4 aprile 2013, in edicola e online.
(2) Dati The Economist, 2009. La diagnosi di obesità è legata a un BMI>30kg/m2 (Body Mass Index, v. “L’obesità nel mondo è quasi raddoppiata in trent’anni e affligge un decimo della popolazione“). Si vedano anche “In Europa migliora la salute, ma sovrappeso e obesità sono raddoppiati in 20 anni”, “Fumo e dieta squilibrata: secondo il Who, un disastro per le economie nazionali e per gli interessi dell’industria alimentare”
(5) “Danimarca e Romania mettono il semaforo sui cibi. Tutela della salute o neo protezionismo?”
(7) http://www.ilfattoalimentare.it/obesita-scuola-eat-miur-expo-2015.html http://www.ilfattoalimentare.it/alimentazione-infanzia-allattamento-giovannini.html, http://www.ilfattoalimentare.it/carlo-cannella-ha-firmato-la-nuova-piramide-alimentare-per-la-prima-infanzia-che-invita-le-mamme-a-diversificare-il-cibo.html, http://www.ilfattoalimentare.it/obesita-infantile-il-progetto-mivogliobene-del-ministero-della-salute-con-la-societa-italiana-di-pediatria.html, http://www.ilfattoalimentare.it/guadagnare-salute-i-kit-didattici-per-le-scuole.html, http://www.ilfattoalimentare.it/fattorie-didattiche-italia.html,
(8) http://www.ilfattoalimentare.it/meno-sale-nella-dieta.html
(9) http://www.ilfattoalimentare.it/bambini-tv-pubblicita.html, http://www.ilfattoalimentare.it/bambini-obesi-pubblicita.html, http://www.ilfattoalimentare.it/letichetta-puo-aiutarci-a-capire-se-i-cibi-per-bambini-reclamizzati-in-tv-sono-davvero-imperdibili.html, http://www.ilfattoalimentare.it/kelloggs-e-nestlé-reclamizzano-i-loro-prodotti-nei-programmi-tv-per-bambini-è-corretto.html, http://www.ilfattoalimentare.it/bibite-gassate-coca-cola-raddoppiato-spot-teen-ager-sostengono-contrario.html, http://www.ilfattoalimentare.it/coca-cola-simone-rugiati-spot-pubblicita-giuri.html, http://www.ilfattoalimentare.it/pubblicita-ingannevole-barila-nutella-coca-cola.html, http://www.ilfattoalimentare.it/flauti-mulino-bianco-spot.html, http://www.ilfattoalimentare.it/mcdonalds-brasile-pubblicita.html, http://www.ilfattoalimentare.it/disney-pubblicita-cibo-spazzatura.html
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Avvocato, giornalista. Twitter: @ItalyFoodTrade
Penso che questo articolo dovrebbe essere pubblicato su tutti i profili di FB, perché è molto utile e potrebbe aiutare molti consumatori a fare scelte di acquisto salutari, autonome, senza subire passivamente la pubblicità e l’effetto dipendenza dei micidiali 3: grassi, zuccheri e sale.
Guerra ardua da combattere quella obesità. L’idea dei ricercatori di Oxford é interessante: trasferire i guadagni dalla tassazione del trash food al deprezzamento del cibo “sano” in un momento di crisi economica può certamente avere un effetto. Ritengo che la politica però più efficace parta da un’informazione capillare, costante e precoce nei confronti dell’infanzia. Un’ultima speranza é data dalla tecnologia: gli edulcoranti non hanno dato risultati significativi, anche perché non sono utilizzabili al posto dello zucchero nei prodotti da forno, e godono inoltre di cattiva reputazione, ma miglioramenti in tal senso e sostanze tali da mimare l’effetto dei grassi sui recettori del gusto ma privi delle calorie di questi ultimi (e dovrebbero pure essere non fermentescibili) potrebbero aiutare a fare drasticamente scendere l’introito calorico. Speriamo.
chi studia e insegna scienza dell’alimentazione e Consume science presso enti di ricerca, da anni parla e straparla (invano)dell’effetto rewarding implicato nell’over dose di alimenti ricchi in grassi e zuccheri…bisogna scegliere da che parte stare : da quelle della informazione educativa o da quella commerciale e di vendita?????..non dice nulla di un nuovo il libro..che la scienza non predichi da anni!!!!!!
credo si anecessario un provvedimento legislativo, come per il fumo o le cinture in auto…, che preveda azioni tese a promuovere il consumo di alimenti sani (frutta e verdura) e non promuovere quelli non sani; si potrebbe cominciare con il divieto di inserire gadget o promozioni allettanti nei prodotti confezionati (merendine, cibi pronti e/o surgelati, bibite, ovetti di cioccolato), raccolte premi e quan’altro le industrie alimentari si industrino ad inventare per vendere! Via dal cibo quello che non è cibo!
Secondo me ha ragione Marisa. Bisogna vietare per legge sia i giocattoli e i gadget nei cibi per bambini che vietare una serie di ingredienti nei cibi formulati per loro. Ad esempio i grassi e gli oli vegetali (a parte gli oli vegetali “sani” ovviamente). E costringere anche a ridurre gli esaltatori di dolcezza e gusto (zucchero e aromi artificiali). I bambini crescono con il palato abituato a certi sapori e non riescono più ad apprezzare cose diverse. Imparare a mangiare da bambini è il modo migiore per essere adulti che mangiano in modo sano. Io ho imparato a mangiare la frutta da bambina e ormai la adoro. Ma ho anche mangiato un sacco di prodotti aromatizzati alla fragola e ormai le fragole mi sembrano amare senza zucchero e lo yogurt con vera fragola mi sembra aspro.