Barilla ha deciso di indicare sulle confezioni della pasta I Piccolini che il prodotto è adatto “Per adulti e bambini al di sopra dei 36 mesi”. Così sarà chiaro a tutti che, benché si tratti di un alimento validissimo e sicuro, per le sue caratteristiche non corrisponde alla severa normativa che disciplina la produzione dei cosiddetti ‘baby food’, i cibi industriali destinati alla tavola dei bimbi da 0 a 3 anni. I piccolini, appunto: quelli che il nome della pasta tira in ballo, creando una possibile confusione tra i consumatori.
I Piccolini e i biscotti Le Macine Mulino Bianco, come evidenziato dalla recente pubblicità comparativa di Plasmon, sono considerati dalle mamme alimenti per la prima infanzia ‘per colpa’ di réclame, spot, nome e immagini di bebè anche se non hanno i requisiti. Il problema riguarda la presenza di residui di antiparassitari e micotossine, che per legge nei cibi per i più piccoli devono essere praticamente assenti.
Non si tratta degli unici alimenti che “cercano di sembrare ciò che non sono”. Basta fare un giro al supermercato per accorgersi che non è così facile distinguere i veri baby food da altri prodotti pensati per l’infanzia, ma destinati alla pappa dei bambini dopo i 3 anni.
Prodotti che sembrano baby food ma non lo sono
Sugli scaffali si trovano molte confezioni con colori, immagini e forme che lasciano intendere di essere di fronte a cibi adatti ai più piccoli. La pasta ha un formato ridotto, i vasetti di yogurt e formaggini sono mignon, le paste ripiene e i sughi pronti riportano in etichetta indicazioni salutistiche per favorire il consumo di verdure, mentre su biscotti, cereali per la prima colazione e merendine impazzano personaggi dei cartoni animati, fotografie e colori chiaramente riferiti ai più piccoli.
Anche il posizionamento è importante. Trovare sullo stesso scaffale i baby food veri e quelli finti confonde le idee. In alcuni punti vendita gli omogeneizzati, le farine lattee, le pastine sono collocati in zone ad hoc: per esempio, vicino ai dietetici oppure insieme ai pannolini. Ma non sempre è così: i formaggini freschi e i cereali per la prima colazione sono per lo più posizionati insieme ai prodotti per gli adulti.
I casi Mellini, Plasmon e Mio
In un supermercato Esselunga in provincia di Monza abbiamo trovato sullo scaffale prima infanzia Mellin Tempestina specifica per lo svezzamento a partire “dal 4° mese”, dicitura che, secondo la severa legge sui baby food – Direttive 2006/141/CE, 96/5/CE, 2006/125/CE – deve essere presente sugli alimenti che rispettano i limiti previsti per le sostanze tossiche, più stringenti dei quelli degli adulti. Mentre la pasta Mini Farfalle Piccolini Barilla si trova in un altro corridoio, insieme ai formati per i grandi.
Ma non sempre è così, anche perché, a volte, manca lo spazio per uno scaffale distinto. Illuminante il banco frigorifero dedicato a yogurt e ai dessert alla frutta. Così accanto a prodotti per adulti, si trovano quelli che sembrano dedicati alla prima infanzia, caratterizzati da nomi simpatici, foto di pupazzetti e colori squillanti, claim salutistici e scritte accattivanti (gusto cremoso, frullato, ancora più buono, ricco di calcio, fonte di vitamina A, senza coloranti, con frutta bio….).Ma basta guardare con attenzione per scoprire che spesso si tratta di alimenti non adatti ai minori di 36 mesi.
Consideriamo le due etichette di Yogurtino biscotto Plasmon e Mio cremoso con frutta frullata per esempio. Solo nella prima, Yogurtino biscotto Plasmon, appare la dicitura “da 6 mesi”. Nell’altra non ci sono indicazioni. Questo vuol dire Mio cremoso va benissimo, ma dai 3 anni in poi, quando le cautele per la salute sono meno stringenti.
Anche il prezzo fa la sua parte
La concorrenza non si esaurisce nelle diciture più o meno accattivanti: c’è anche il prezzo. I baby food, preparati con materie prime selezionate con maggiori garanzie di sicurezza, sono più costosi rispetto agli altri che “fingono” di essere ugualmente adatti alla prima infanzia, che, ovviamente “attirano” i genitori anche grazie a un costo inferiore.
Nel recente scontro tra pasta tra Barilla e Plasmon, le sentenze hanno evidenziato questo aspetto: per il consumatore la differenza tra i vari prodotti non è chiara, per cui è legittimo fare una pubblicità comparativa per fare capire quali sono le differenze.
Che dire allora del famoso formaggino per bambini Mio che, da sempre, viene aggiunto alla pastina nelle prime fasi dello svezzamento? Il prodotto rispetta tutte le norme di legge: infatti non riporta sull’etichetta l’indicazione dei mesi giusti per introdurlo nella dieta. Vuol dire che non si tratta di un baby food adatto ai piccoli con meno di 3 anni d’età. Nel sito nestlebaby.com è descritta tutta la linea di baby food a marchio Mio per bambini con meno di 36 mesi, ma manca proprio il formaggino. Non è una dimenticanza, è una scelta obbligatoria perchè il prodotto non è adatto ai più piccoli.
Pochi genitori conoscono la norma sul baby food
Ma quanti genitori lo sanno? Nei forum in internet, proprio perché manca un’indicazione chiara in etichetta, mamme e papà con bambini di pochi mesi si scambiano sempre consigli sul menu da dare ai loro bebé. Per esempio, su pianetamamma.it Elisa dice “io ho iniziato a otto mesi ad aggiungere il formaggino Mio nella minestrina e a un anno e mezzo ho cominciato con i formaggi freschi tipo crescenza mozzarella ecc…”; Daddina: “io metto due formaggini Mio, perchè è una mangiona. Magari prova con uno, uno e mezzo per vedere se gli piace.. poi fammi sapere! Ah Mio si scioglie meravigliosamente bene… io lo adoro da quando ero piccola”.
In pochi si pongono il dubbio che si tratti davvero di un alimento adatto per la primissima infanzia: perché “storicamente” viene usato così, ma anche perché oggi dà il nome a tutta una linea di baby food che hanno – loro sì – i requisiti di legge e riportano in etichetta con chiarezza “adatto dal 6° mese”, per esempio.
I claim giocano sull’ambiguità e sul fatto che pochi genitori conoscono le norme. Già un anno fa un articolo pubblicato sulla rivista dei consumatori Il Salvagente aveva denunciato l’eccesso di residui di pesticidi in alcuni marchi di pasta destinati ai bambini, risultato confermato da un’analisi promossa dalla Federazione italiana medici pediatri (Fimp). «Nessun problema, invece, per mousse e puree a base di frutta e nemmeno per cacao in polvere che le mamme spesso aggiungono al latte», rassicura Alberto Ritieni docente di chimica degli alimenti presso la facoltà di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli e autore della ricerca.
Confusione in etichetta
«Il nostro studio si è concentrato su prodotti che per formato, aspetto, pubblicità, claim o denominazione sembrano indirizzati ai bambini. Parole come “sedanini”, “margheritine”, “lumachine”, “ministelle”, “giostra” oppure immagini di personaggi dei cartoni sono perfettamente legali e sicuri, ma non dicono in modo chiaro sull’etichetta che non sono adatti per i piccoli da 0 a 3 anni, e perciò si prestano a equivoci. I genitori possono credere che siano identici a quelli specifici per la prima infanzia e quindi preferirli, anche perché quasi sempre costano meno». Lo studio continuerà sui dolciumi a base di cioccolato e su latticini e formaggi.
Aggiunge Cinzia Le Donne, nutrizionista dell’Istituto nazionale di ricerca sugli alimenti e la nutrizione (Inran): «La cautela deve essere tanto maggiore quanto più piccolo è il bambino, e quindi soprattutto nei primi mesi dello svezzamento. Un bimbo di 3 anni mangia più o meno gli stessi cibi di un adulto, ma l’attenzione per la qualità deve restare alta.
Quando si opta per un prodotto non specifico per l’infanzia bisogna scegliere prodotti con una lista degli ingredienti corta, possibilmente senza coloranti, edulcoranti e additivi. E poi, che si tratti di alimenti confezionati o freschi, è importante variare il più possibile il menù: per tipo e qualità di cibo, modalità di cottura, marca, produttore. È il modo migliore per rendere completa la dieta e minimizzare il rischio di mangiare sempre uno stesso additivo o sostanza tossica».
Mariateresa Truncellito
Per saperne di più sui baby food:
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Sono una mamma che cerca di essere attenta al cibo che offre ai propri figli e seguo scrupolosamente le indicazioni del pediatra che pero’ mi ha consigliato il "formaggino mio nestlè" nello svezzamento della piccola a partire dal 9 mese. Preciso che non è stato solo un consiglio; il pediatra mi ha indicato questo prodotto da aggiungere alla pasta e io benchè non leggessi indicazioni specifiche sul prodotto mi sono fidata del parere del medico. perdonatemi se ora sono confusa e mi chiedo "ma a chi posso chiedere consigli se anche il medico mi indica prodotti non adatti ai piccoli di eta’ inferiore ai 3 anni?".specifico che mia figlia è nata prematuramente.