L’epatite A, un tempo malattia endemica in Italia, da anni è in calo. L’incidenza è diminuita grazie al miglioramento delle condizioni igieniche, sanitarie e sociali e alla crescente consapevolezza del rischio connesso ad alcune abitudini come quella di consumare i frutti di mare crudi. Tuttavia, da circa vent’anni periodicamente si registrano picchi di incidenza legati a specifici fattori, come appunto il consumo di frutti di mare crudi.
Uno di questi episodi è iniziato a settembre del 2012 e ha fatto registrare un picco massimo nel trimestre febbraio-marzo-aprile di quest’anno. Il sistema di sorveglianza Seieva (Sistema epidemiologico integrato dell’epatite virale acuta) ha rilevato in questo periodo 417 casi di epatite A acuta, contro i 167 casi notificati nel corrispondente intervallo di tempo dell’anno precedente. Nello stesso periodo anche i sistemi di allerta europei Epidemic Intelligence di informazione per le malattie trasmesse da alimenti e acqua (Epis-Fwd) e il Centro europeo per il controllo delle malattie istituto dalla Commissione europea (Ewrs) hanno focalizzato l’attenzione su due focolai. Il primo riguarda alcuni paesi nord-europei (presumibilmente legato al consumo di frutti di bosco congelati di importazione extra-Eu); il secondo un gruppo di turisti che hanno trascorso una vacanza in Egitto. Ai primi di maggio sono stati segnalati anche alcuni casi di Epatite A tra dei turisti stranieri che avevano soggiornato in Nord Italia.
Tutto ciò ha spinto nel mese di maggio le autorità sanitarie a cercare di individuare le possibili cause e circoscrivere le epidemie. «Il Ministero si è mosso tempestivamente – spiega Anna Rita Ciccaglione, direttore del reparto epatiti virali dell’Istituto Superiore di Sanità e membro del gruppo che partecipa alle indagini – convocando un gruppo multidisciplinare cui sono affidati diversi compiti: dall’individuazione della fonte dell’infezione al controllo della diffusione della malattia. I frutti di bosco congelati potrebbero essere all’origine dell’infezione, ma sono necessarie ulteriori indagini. Per quanto riguarda la parte affidata all’Istituto, il sistema di vigilanza sta funzionando bene e riceviamo aggiornamenti quotidiani che ci permettono di seguire la situazione molto da vicino. È prematuro esprimersi sul numero dei casi, anche perché l’elaborazione dei dati forniti dalle Regioni è ancora in corso».
Sotto la lente dei ricercatori c’è anche un caso particolare registrato in Trentino, con 27 contagiati nei primi 5 mesi del 2013, con un aumento significativo rispetto alle poche infezioni che si registrano normalmente nella regione. Anche qui, i primi indiziati sono i frutti di bosco congelati provenienti da altri paesi e utilizzati spesso per guarnire i dolci, ma le indagini sono ancora in corso e al momento non vi sono certezze. Sarebbe stato escluso il coinvolgimento dei frutti di bosco locali, mentre sono in corso test su prodotti provenienti da Bulgaria, Polonia, Serbia e Canada.
Sembrerebbe trattarsi, ancora una volta, di un frutto contaminato che è sfuggito ai controlli delle filiere internazionali, come avvenuto poche settimane fa per la carne di manzo contraffatta con carne di cavallo. Tra le diverse forme patologiche questa epatite A è meno pericolosa, anche se si manifesta in forma acuta (stanchezza, febbre, disturbi gastrointestinali e ittero), ed è caratterizzata da un esito per lo più benigno e sovente asintomatico, soprattutto nei bambini. La malattia è letale nello 0,3% dei casi, valore che, se la persona colpita ha più di 50 anni, sale all’1,8%. La trasmissione è prevalentemente oro-fecale e il virus, a singolo filamento, viene ucciso dalla cottura ma non dal congelamento: da qui i sospetti anche su alimenti congelati come i frutti di bosco. Per contenere i rischi è indispensabile consumare alimenti cotti e lavare accuratamente tutto ciò che si consuma crudo.
Agnese Codignola
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Giornalista scientifica
Ma come si fa a lavare i frutti di bosco congelati…?
Si scottano prima di usarli nelle torte o in altre preparazioni.